giovedì 30 aprile 2015

Sui sentieri della Grande guerra - Altopiano di Asiago - 1-3 maggio 2015


(Tratto dal notiziario CAI Sezione Varese)

Nell’anno che commemora l’inizio della Prima Guerra Mondiale abbiamo deciso di dedicare un lungo weekend a visitare una delle aree montuose che sono state maggiormente colpite dall’evento bellico, e su cui questo ha lasciato maggiori testimonianze: l’Altopiano di Asiago è stato in Italia il luogo dove il conflitto è durato più a lungo, dal primo colpo di cannone sparato dal forte di Verena alle ore 4 del 24 maggio del 1915 fino all’armistizio del 4 novembre 1918. Qui opere fortificate sono state costruite sia per proteggere le linee difensive italiane che come arroccamento delle linee offensive austriache, e bombardamenti immani hanno modificato il territorio, lasciando sul desolato altopiano carsico distruzione e morte.

L’Altopiano costituì parte del nucleo difensivo che consentì nel 1916 di bloccare l’avanzata austriaca della Strafe-xpedition e fu segnato nell’estate del 1917 dalla tremenda battaglia dell’Ortigara, con il sacrificio di decine di migliaia di soldati delle due parti. Come ricorda il libro “L’anno della vittoria” di Mario Rigoni Stern, l’Altopiano uscì totalmente distrutto dalla guerra: rovine occupavano il posto dei paesi bombardati, ed i boschi, ove non tagliati dai soldati, furono pure colpiti dal bostrico. Trincee e forti, camminamenti e gallerie, sacrari e cimiteri furono il lascito della guerra, e tuttora segnano profondamente il paesaggio. I resti della storia militare sono stati recentemente valorizzati dalla creazione di un “Museo all’aperto della Grande Guerra”.

Una visita a questi luoghi non vuole essere quindi una semplice escursione in un ambito montano, ma un percorso attraverso la storia del nostro paese, un percorso che richiede anche una preparazione culturale, per cui si invita chi vuole partecipare, per rendere più profonda la propria esperienza dei luoghi, ad andare a leggere prima le pagine di Emilio Lussu e Mario Rigoni Stern, ed a vedere i film di Francesco Rosi e Ermanno Olmi.

ITINERARI ESCURSIONISTICI

Primo itinerario - Monte Ortigara (2105 m) - Punto di partenza: Piazzale Lozze (1771 m)

Il monte Ortigara è diventato “Zona Sacra” per l’Italia dopo la durissima battaglia durata 19 giorni, nel giugno 1917, cui parteciparono circa 400.000 soldati delle due parti ed in cui persero la vita decine di migliaia di soldati italiani ed austroungarici.

L’itinerario proposto percorre una delle principali arterie logistiche della zona nord-orientale dell’altopiano ed uno dei nodi cardine della linea difensiva italiana. Da piazzale Lozze si segue il sentiero CAI 841, che segue la strada costruita nel 1917 dai genieri alpini, fino alla Cima della Campanella. Si prosegue fino all’Osservatorio Torino (per la visita è necessaria pila elettrica), da cui si gode un panorama vastissimo dal gruppo di Lagorai alle Dolomiti Bellunesi. Dal crinale della cima Caldiera si scende alla vasta dolina del Pozzo alla Scala, occupata da baraccamenti e caverne. Si prosegue lungo il sentiero 841 attraverso il vallone dell’Agnellizza, quindi si risale il ripido versante settentrionale dell’Ortigara, seguendo i camminamenti delle trup- pe, attrezzati con corde metalliche. Attraverso una galleria in salita si per- viene dapprima alla quota 2082 dell’Ortigara, dove è posto il cippo commemorativo austriaco, poi proseguendo verso sud alla colonna mozza in granito di Cima Ortigara a quota 2106 m posta dagli alpini “per non dimenticare”. Il panorama del campo di battaglia è impressionante: la desolata piattaforma carsica è ancora profondamente segnata dai pesantissimi bombardamenti. La discesa alla piazzale Lozza avviene dal facile Sentiero Tricolore.

Secondo itinerario- Cima Dodici (2336 mt) - punto di partenza: bivio di malga Galmarara (1614 mt)

Cima XII è la massima elevazione dell'Altopiano, punto nevralgico del fronte bellico. Il nome le è stato data dagli abitanti di Borgo Valsugana, che usavano questa montagna come meridiana in quanto alle ore 12 proietta un cono d'ombra sul loro paese. Dal bivio di malga Galmarara si imbocca verso nord il sentiero CAI 830, che con una serie di modesti saliscendi raggiunge il Bivio Italia; da qui mediante il sentiero CAI 835 si degrada verso la Busa del Cavallo. Nei pressi di un'ampia curva si abbandona la strada per deviare sul sentiero che raggiunge la base della piramide sommità le di cima Dodici; risalendo il versante sud-est della cima il sentiero si fa più ripido fino ad arrivare alla duplice croce di vetta. Al ritorno si segue il sentiero SAT 211 che scende verso la Busa delle Dodese da cui piegando verso sud su facile mulattiera si torna al Bivio Italia ed al punto di partenza.

Terzo itinerario – Monte Zebio (1717 m) - Punto di partenza: Val Giardini (1100 m) 

Il Monte Zebio fu conquistato dagli austriaci nella primavera del 1916; gli italiani tentarono varie volte senza successo di riprenderlo finchè, nel 1917, scavarono una galleria di mina sotto il caposaldo austroungarico. La mina sarebbe dovuta esplodere all’inizio dell’offensiva dell’Ortigara il 10 giugno; un imprevisto, forse un fulmine, la innescò però in anticipo, causando la perdita dell’intero presidio della Brigata Ca- tania. Il settore tra lo Zebio e l’Ortigara vide il maggior sacrificio di sangue della guerra, tra assalti e contrassalti delle due parti. Su questa cima si ambienta il film “Uomini contro” di Francesco Rosi. Si parte dalla val Giardini, seguendo la stradina sterrata con segnavia CAI 832B, proseguendo in salita oltre il monumento a due partigiani Rigoni e quindi nel bosco Hintertal. Proseguendo nel bosco si supera una postazione di artiglieria e poi il cimitero di guerra della brigata Sassari. Dal bivacco Stalder si prosegue verso nord-est in leggera discesa, immettendosi poi nel sentiero CAI 832, fino a raggiungere il cratere della Mina di Scalambron (quota 1677 mt). Procedendo verso malga Zebio si incontrano trincee e gallerie che circondano la crocetta di Zebio (1708 mt), fortissimo caposaldo austroungarico. La discesa avviene attraverso  il sentiero che porta al bivacco dell'anello ed alla Puntara del Lom.


Dopo aver esposto il programma, vediamo quello che è stato fatto veramente...

1 maggio
La meta di oggi subisce già delle variazioni. Le nuvole sono molto basse, la visibilità molto scarsa ma soprattutto sopra i 1400/1500 mt. c'è ancora neve e quindi dobbiamo, in itinere, modificare il nostro percorso. Raggiungere il monte Ortigara è impossibile perché in auto non si arriva a piazzale Lozze e quindi l'avvicinamento sarebbe troppo lungo. Alterniamo la carrozzabile ad un sentiero che non esiste e che taglia in mezzo il bosco e raggiungiamo nell'ordine il Monte Cimone (circa 1700 mt), un piazzale con la statua della testa di papa Giovanni Paolo II e un osservatorio che è un punto panoramico ma da cui oggi non si vede proprio niente. Arriviamo cmq a metà pomeriggio. Facciamo un Tentativo di visitare il sacrario militare  di Asiago ma oggi è festa e quindi è chiuso. Il secondo tentativo è il museo della grande guerra, davanti al ns albergo, ma chiude alle 17 e quindi non ce la facciamo. A questo punto non abbiamo altra scelta: dedicarci anima e corpo alla spa del ns albergo! Prima una nuotata nella piscina, poi sauna e bagno turco e per concludere un massaggio portentoso fatto da una poltrona miracolosa.
Anzi, la degna conclusione è stata la cena veramente notevole, sia per qualità che per quantità.
Nel complesso abbiamo fatto una gita con poco dislivello ma con l'imprevisto neve e molto random nel bosco. Una cima è stata raggiunta e cmq una cima degna di note storiche; qui la Brigata Sassari scrisse alcune delle sue pagine più gloriose. 
Stasera piove ancora... Le previsioni x domani dicono un po' di sole. Vedremo...





2 maggio
Ci svegliamo con una giornata stupenda e una visione dalla nostra stanza (sono in camera con Mariangela e Raffaella) su tutta la vallata. Il tempo è proprio limpido e il sole caldo. Si preannuncia una giornata stupenda, anche se nel pomeriggio danno peggioramenti. La meta di oggi  è cima XII, 2336 mt. Parcheggiamo a Malga Galmarara, mt. 1600 circa. Alterniamo la strada carrozzabile, su cui è presente ancora abbastanza neve, al sentiero che è più diretto ma non sempre è visibile. Lo sviluppo è piuttosto lungo; l'unico punto un po' critico è la salita finale su pietraia, tanto che arrivati quasi in cima il gruppo tenderebbe a rinunciare e a fermarsi, avendo davanti una piccola salita su roccia. Io provo ad arrampicarmi un po' e vedo che in fondo la salita non è così impegnativa e dopo cinque minuti si arriva su un'ampia vetta, soleggiata e soprattutto con una vista su tutta la vallata a 360 gradi. 
Si vede molto bene il Monte Ortigara. Osservandolo e pensando che per quel cocuzzolo che ormai è una collina, dall'importanza strategica pari a zero, sono morte 40.000 persone... E che ad un certo punto qualcuno decise che bisognava arretrare il fronte e quindi quella montagna non serviva più a nessuno...
Convinco tutti e così conquistiamo tutti la cima, da cui peraltro parte un sentiero più facile x scendere. Rifacciamo il sentiero di salita fino a Bivio Italia; qui decidiamo di fare una deviazione x vedere alcune roccaforti austriache. Infatti da lì parte il territorio austriaco, denominato Campo Gallina. Dal bivio Italia sono altre 3.30 di marcia, 11 km. È un sentiero veramente lungo ma vale la pena farlo. Dopo le cinque scende un po' di nebbia ma almeno non piove. Arriviamo in albergo giusto per l'aperitivo e la cena, stasera niente spa ma pazienza, siamo molto soddisfatti!
La degna conclusione di questa giornata è la serata alla festa del paese dove suona una banda che fa cover di Ligabue e alcuni di noi si buttano in canti e balli come non facevano da tempo!




3 maggio
La sveglia è purtroppo con nebbia e/o nuvole basse e siccome abbiamo tutti gli scarponi fradici dopo la giornata di ieri in mezzo alla neve, decidiamo di rinunciare alla meta di oggi, lo Zebio (tanto non si vedrebbe niente), e di alternare un po' di storia a un po' di shopping. Prima tappa, il museo della Grande Guerra , posto giusto davanti all'albergo. Secondo step, lo shopping, con sosta ad un caseificio dove prendiamo varie declinazioni del formaggio Asiago e in un altro negozio x prendere lo speck tipico dell'altopiano. Poi andiamo al sacrario dei morti della grande guerra costruito sul Colle Leiten. Qui sono stati riuniti i resti di tutti i soldati morti e prima sepolti in vari cimiteri sparsi sull'altopiano. Costruito negli anni '30 durante  il fascismo, è infatti la tipica costruzione fascista che sovrasta l'abitato di Asiago da una collina.
Rigoni Stern, nel libro "le stagioni di Giacomo" scrive: " era stato proprio lì, sulla collina dei giochi, che le autorità di Roma dopo proposte, discussioni, esami, sopralluoghi avevano deciso di costruire il grande monumento che doveva accogliere le spoglie dei tanti eroi caduti sull'Altipiano per la salvezza della Patria.  E così si distrussero tanti sereni cimiteri tra i prati e i boschi per fare quel grande arco in stile imperiale."


L'ultima tappa di oggi è il Monte Cengio, sempre all'interno dell'Ecomuseo della Grande Guerra, dove si tenne una delle più famose battaglie della grande guerra. Nel 1916 nel giro di pochi giorni, tra la fine di maggio e i primi di giugno, l'esercito italiano e in particolari i granatieri di Sardegna furono sopraffatti dagli austriaci che riuscirono ad isolarli e a impedire che arrivassero loro dei rifornimenti. Ancora adesso è possibile visitare le gallerie scavate nella roccia dai soldati italiani. In pochi giorni, tra morti e dispersi, si contarono circa 10.000 vittime allo scopo di evitare che gli austriaci scendessero in pianura.


Quest'ultima foto, di Elio, è dedicata ad alcuni nostri amici ciclisti MTB che ci hanno accompagnato in questi tre giorni, facendo degli itinerari leggermente diversi.

Nel complesso questi tre giorni sono stati molto belli e intensi, anche se abbiamo dovuto modificare il programma originario. Dato il meteo non proprio favorevole, è rimasta a tutti la voglia di tornare un giorno, magari quando le malghe in quota sono aperte!
La forza evocativa di questi luoghi ci è rimasta dentro, quando la natura diventa storia e il territorio memoria collettiva.