mercoledì 24 aprile 2024

24-28 aprile GTE Grande Traversata Elbana

E anche quest’anno è arrivato il momento del trekking primaverile del CaiVarese. Io e Nadia abbiamo scelto l’isola d’Elba, in particolare la famosa GTE, Grande Traversata Elbana, che percorre l’isola da est a ovest. Il punto di partenza è Cavo, dove arriva il traghetto da Piombino, ma x arrivare a prendere quel traghetto sarà un vero viaggio della speranza…


Siamo 19. La ventesima persona è ammalata e non è riuscita a recuperare.

Partiti da Milano alle 8 arriviamo a Firenze puntuali col Frecciarossa. Poi avrò la conferma che la Toscana è un disastro x i mezzi pubblici… a Pisa c’è un problema sulla linea, quindi il ns treno è annullato e quello successivo ci fa perdere il traghetto… quindi prendiamo il treno (per forza… che alternative abbiamo?) e ci attiviamo x modificare il traghetto, cosa che fortunatamente ci riesce. Dopo una serie di lunghe pause che ci permettono di visitare Pisa e stazionare al porto di Piombino marittima, finalmente ci imbarchiamo.

A Pisa io ne approfitto x vedere l’unico murales di Keith Haring in Italia. Si chiama Tuttomondo, del 1989.



Dopo 15 minuti di aliscafo arriviamo al porto di Cavo. Alla fine ci abbiamo impiegato quasi un giorno, ma siamo tutti motivati e domani inizia l’avventura. Dal porto in poi ci rendiamo conto che le persone con lo zaino sono sempre più; evidentemente molte persone hanno  avuto la ns stessa idea… anche nel ns albergo c’è un gruppo di escursionisti con un accompagnatore e il pulmino x i bagagli… no comment 
Cena di ottimo livello.

Secondo giorno- Cavo - Porto Azzurro, 22 km, 1050 metri D+
Dopo una abbondante colazione, recuperiamo i panini per il pranzo e partiamo. 
Oggi è il 25 aprile! W la resistenza!
Dopo aver fatto un breve tratto di lungomare prendiamo una strada sterrata che si inoltra subito nella vegetazione e inizia a salire.
Per tutto il giorno saremo immersi in una vegetazione incredibile, una macchia mediterranea resa molto rigogliosa dalle piogge dei giorni scorsi, con una varietà incredibile di fiori e di odori.



Il percorso è costituito da un saliscendi che ci porta verso sud, lungo un crinale che passa da Monte Grosso (344 mt), monte Strega (427 mt), monte Capannello (408 mt) e infine Cima del monte (515 mt), la vetta più alta di oggi. Per tutta la giornata abbiamo sempre la possibilità di vedere il mare sue due o tre lati, di vedere la costa toscana, di vedere altri paesi come Porto Ferraio, di vedere le altre isole dell’arcipelago. La visibilità permette di far spaziare la vista a 360 gradi e alla fine la giornata sarà una grande immersione nella natura.



L’unica pecca oggi è il numero incredibile di persone che fanno il sentiero. È veramente molto affollato! Anche da tante bici! Apprezzo però il fatto che sono molti i gruppi di giovani impegnati sulla GTE, spesso con tende e materassini. Avevo notato questa cosa anche sulla via degli dei. Forse percorrere i cammini sta prendendo piede anche tra i ragazzi e le ragazze.


Iniziamo la discesa verso Porto Azzurro fino al bivio dove lasciamo la GTE per incontrarci con il proprietario della cantina Arrighi. Ci fa fare un giro turistico delle sue vigne, illustrandoci anche le varie installazioni artistiche poste qua e là tra i filari. Ci mostra inoltre i tre muretti a secco fatti costruire nel corso del tempo per dar solidità al terreno, uno fatto da albanesi, un altro da sardi e il terzo da romeni. Arrivati a casa sua troviamo una tavolata per la degustazione dei suoi vini. Proviamo due bianchi, due rossi e poi l’Aleatico, un vino passito molto speciale e molto buono, il tutto accompagnato da pecorino, finocchiona e dolce tipico dell’isola. Assaggiamo anche il suo olio.
Lui è veramente una persona eccezionale, porta la sua passione per il vino in giro per il mondo e riesce a trasmetterla anche a noi. La particolarità del suo vino è che viene lasciato riposare o nelle classiche cisterne d’acciaio o nelle botti barrique di legno oppure in anfore di terracotta! Sono anfore di 200, 300 o 500 litri, fatte a mano a Impruneta, vicino a Firenze e poi trasportate qui.
Fa anche un altro vino unico. Prende l’uva, la mette dentro delle nasse e le immerge in mare a 10 metri di profondità per 5 giorni. Poi mette l’uva ad asciugare al sole e poi ci fa il vino. Produce 240 bottiglie all’anno di questo vino che si chiama Nesos e che vende a 200 euro a bottiglia. Il suo è un vino ovviamente non distribuito nella GDO ma con una clientela di nicchia. Del resto la cantina che visitiamo è piccola.
Salutiamo il nostro ospite e scendiamo a Porto Azzurro dove raggiungiamo l’albergo, non senza prima essere passati attraverso un set cinematografico di chissà quale serie o film vicino al ns albergo.
Cena ottima al porto, anche se molto in ritardo.

Terzo giorno- Porto Azzurro- Procchio (località Biodola), 20 km, 700 metri D+
Oggi la tappa è bella anche se meno panoramica di ieri. Ci sono meno scorci ma la vegetazione è ancora molto rigogliosa e il verde invade lo sguardo. Mi colpiscono i sugheri con un tronco notevole e le pinete di pini marittimi che si distendono per tutte le colline e occupano ogni spazio.
Anche la prima parte della giornata è caratterizzata dalla massa di gente, come ieri. Nelle parti strette dei sentieri si forma la coda… nel pomeriggio fortunatamente- non so perché - torniamo ad essere solo noi e sembrano essere tutti spariti.



Come ci aveva annunciato il sig. Arrighi, il percorso è quasi tutto su una strada militare, a tratti diventa un sentiero stretto oppure sbuca su una strada asfaltata. Sapevamo che in questi giorni c’era una gara di rally sull’isola, infatti si sentivano i motori in lontananza. Ad un certo punto incrociamo una strada dove passano queste auto e ovviamente il traffico è bloccato… quindi, tra un’auto e l’altra fanno passare gruppi di 4 persone che devono camminare stando sul bordo della strada e devono aderire al muro quando si sente il rombo del motore, e quando arrivano ovviamente ti sfrecciano a fianco… devo dire che fanno parecchia paura…A ME hanno fatto molta paura!
Riprendiamo quindi il sentiero per un po’ di km, fino a quando usciamo dalla GTE perché non abbiamo trovato da dormire a Procchio ma in una frazione, Biodola.
Visto che è ancora metà pomeriggio andiamo in un bar davanti alla spiaggia dove ci concediamo prima la merenda e poi l’aperitivo. Intanto due di noi, Julia e Mariangela, si concedono un bagno…
Cena in albergo.


Quarto giorno - Biodola- Procchio- Pomonte- Fetovaia (5km + 9 km)
Usciti dall’albergo becchiamo subito uno scroscio di pioggia terribile che ci costringe a ripararci sotto una tettoia e a rivedere il programma di oggi. La pioggia va avanti da ieri sera e non sembra voler diminuire.
Quando smette di piovere almeno per un po’ decidiamo di fare comunque il sentiero sulla costa che porta a Procchio. Si chiama sentiero della salute e vi si accede solo se una buon’anima di un grande albergo ti apre un cancello, visto che il passaggio è loro proprietà. È un sentiero che parte dalla spiaggia e poi sale un po’ nella vegetazione, ma sempre rimanendo a lato del mare. Prevede anche il passaggio in una grotta. Bellissimo!



Arriviamo a Procchio. Il meteo è troppo instabile, il terreno è impregnato d’acqua e scivoloso e la cima di monte Capanne (la cima più alta dell’Elba) è immersa nelle nuvole e rimarrà così tutto il giorno. Decidiamo quindi di prendere il pullman per Pomonte, dopo una sosta aperitivo davanti alla spiaggia, accompagnata da una radio che emette fantastica musica americana anni 80.
Il pullman subisce anche lui la presenza del rally, che c’è anche oggi ma di auto d’epoca. Costretti a fermarci e ad aspettare il passaggio delle auto, ci divertiamo a indovinare i modelli delle auto di parecchi anni fa! Dopo un passaggio di alcune Porsche, ripartiamo.



Pomonte è decisamente l’arrivo della GTE. Sembra di essere nella piazza di Santiago…più o meno… qualcuno oggi ha fatto monte Capanne, tra il fango e la nebbia e la pioggia, molti hanno rinunciato.
Arrivati in albergo, lasciamo gli zaini e andiamo in esplorazione. Scopriamo un sentiero costiero che porta a Fetovaia, dicono una delle spiagge più famose dell’Elba. Anche qui si parte dalla spiaggia, poi ci si inerpica un po’ nella vegetazione, si fa anche un pezzo di strada asfaltata e poi si sbuca alla famosa spiaggia, dove nel frattempo è arrivata una compagnia di rider. Sono tanti i motociclisti che abbiamo incontrato in questi giorni. Ritorniamo sui nostri passi ma al ritorno facciamo una variante che ci fa attraversare la vegetazione, ammirando così di nuovo stupende piante e fiori di questa isola e tutti gli odori  abbinati.
Dopo cena ultima passeggiata nel paese fino alla spiaggia e poi a nanna. Domani si torna.


Quinto giorno- Pomonte- Portoferraio- Piombino- Milano
Oggi è la giornata del viaggio della speranza al contrario. Abbiamo di fronte una successione di mezzi pubblici che, da stamattina a stanotte, ci riporterà al nord.
Si parte con il bus che da Pomonte ci porta a Portoferraio. Ci piazziamo presto alla fermata del bus per anticipare la gente che prevediamo si presenterà. Incontro un gruppo di bustocchi (amico in comune: Zuffinetti). Carramba! Il pullman si riempie come un uovo di persone, fino a dover rifiutare di caricare altre persone.



Arrivate a Portoferraio, abbiamo il traghetto che in un’ora ci porta a Piombino marittima. Bellissima navigazione in una giornata assolata e calda. Poi abbiamo il treno per Campiglia marittima, dove cambiamo in direzione Pisa per poi cambiare ancora in direzione Firenze. A Firenze abbiamo il Frecciarossa che ci porta a Milano. Fortunatamente tutti i treni sono in perfetto orario e l’incastro di coincidenze esce a perfezione!
Quindi possiamo permetterci di fare un bilancio di questo trekking che ha unito un gruppo molto diverso di persone (alcune sconosciute a me e Nadia) ma che, mi sembra, si è amalgamato bene.
L’Elba è stata una vera scoperta. Bellissima isola, in questo periodo in una esplosione di vegetazione dai molteplici colori e profumi. Bei sentieri, segnalati, frequentati. Ottima l’accoglienza da parte di alberghi e ristoranti, che forse si stanno abituando anche agli escursionisti e non solo ai vacanzieri estivi.
Partiti alle 10.55 da Pomonte entro in casa alle ore 23.30; dopo un bus, un traghetto e 5 (cinque) treni e 12 ore e mezza sono passata dall’isola d’Elba a Busto Arsizio.





mercoledì 27 marzo 2024

Pasqua 2024 - FRANCIGENA DEL SUD, da SANTA MARIA DI LEUCA a LECCE


Quest’anno la Pasqua è… alta o bassa? Non l’ho mai capito… e quindi è la stagione giusta x andare in Puglia a fare un cammino che meditavo da tempo e che non si può assolutamente fare d’estate. Si tratta dell’ultimo pezzo della via Francigena del sud, da Lecce a Santa Maria di Leuca, anche se noi la facciamo al contrario, per questioni logistiche cioè di trasporti che sul tacco d’Italia non sono proprio agevoli.

A questo punto occorre assolutamente fare una parentesi di storia. La cornice è quella delle vie di pellegrinaggio medievali che portavano i credenti nei luoghi sacri della cristianita’: Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. La via Francigena nasce con Sigerico, vescovo di Canterbury, che nel 990 percorre la strada che l’avrebbe portato a Roma e ne scrive un diario, lasciando quindi traccia dell’itinerario. Alcuni pellegrini avevano però anche il desiderio di proseguire verso Gerusalemme; quindi si dirigevano verso la Puglia dove si imbarcavano per la Palestina, generalmente nel porto di Brindisi. Da qui la Francigena del sud, anche se poi è proseguita fino alla Finis Terrae pugliese, cioè Santa Maria di Leuca.

Quest’anno a Pasqua sono quindi tornata ad essere una pellegrina, dopo l’ultimo Santiago di qualche anno fa. In passato avevo fatto dei pezzi della Francigena, in terra Toscana. La ciurma è quella di Pasqua dell’anno scorso, sulla via degli Dei; Damiano non ha voluto/potuto unirsi a noi e quindi siamo io, Carlotta e Federica.

Raggiungere la Puglia è quasi un viaggio della speranza. La prima tappa è il treno notturno che parte da Milano Centrale alle 21.15 e arriverà a Lecce domattina alle 10. Oggi è il 27 marzo e il nostro cammino quindi partirà giovedì 28.

Devo dire però che l’esperienza di dormire in treno mi piace assai. È anche questo un modo abbastanza dolce di arrivare il loco, senza fretta e percorrendo, con ritmi più pacati rispetto all’alta velocità o addirittura al volo, i km che ci separano da casa. E poi mi ricorda il mio viaggio in Transiberiana. Il treno è un mezzo di locomozione che mi si addice quando sono in vacanza. L’esperienza con Trenitalia non è stata male: cuccette nuove, colazione servita in cuccetta, treno puntuale. E poi c’è la figura dell’accudiente, che è la persona che si occupa del viaggiatore. Nella cuccetta del viaggio di andata c’è un ragazzo che scende a Bari, per nulla molesto.

Un’altra mia compagna di viaggio di quest’anno è una borraccia che si chiama Air Up. Tu la riempi d’acqua e aggiungi, attorno al boccaglio, una cosa che si chiama drop che è aromatizzato e che contiene sostanze naturali. Grazie all’olfatto retro nasale si gusta l’acqua del sapore prescelto anche se alla fine bevi solo acqua!


1 giorno - 28 marzo - Gagliano Leuca- Santa Maria di Leuca- Gagliano a Leuca- Tricase, circa 20 km

Giusto perché poco sopra avevo scritto che Trenitalia è puntuale… arriviamo a Lecce con 47 minuti di ritardo. Sempre meglio di un Frecciarossa che ieri sera da Centrale partiva x Torino con 240 minuti di ritardo… anyway, non lo sappiamo ma l’avventura di oggi deve ancora iniziare.

La nostra organizzazione prevedeva un bus in partenza da Lecce che ci avrebbe portate a Santa Maria di Leuca, nostro punto di partenza. Invece scopriamo che quel bus esiste solo d’estate. La prima ipotesi è un taxi, ma dopo la proposta di 100€… anche no. Allora torniamo alla nostra Trenitalia che qui in Puglia ha le vesti di FSE (Ferrrovie Sud Est). L’unica possibilità è un treno che ci porta a Gagliano Leuca in più di due ore. Ferma a tutte le stazioni, non tanto per far salire/scendere i pochi passeggeri ma per aspettare il treno che arriva dall’altra direzione. Insomma, un altro treno della speranza…


Arrivate a Gagliano Leuca, ci aspettano circa 7km di cammino per arrivare al nostro km. zero, da cui poi dovremmo… iniziare il nostro cammino e tornare indietro fino a Tricase! E così facciamo. Seguiamo l’itinerario e incrociamo gli unici camminatori di oggi: un gruppo di svizzeri ticinesi che oggi ha fatto Tricase-Leuca ma poi col bussino (che trasporta anche i loro bagagli) si fanno portare a Gallipoli.

Tutta questa parte di tragitto attraversa i campi soprattutto di ulivi, alcuni curati molto bene o appena arati, il cui terreno spicca per il colore rosso. Un’altra caratteristica di questi territori sono i muretti a secco che separano i terreni. Con le stesse pietre ci fanno delle costruzioni, che ricordano i nuraghi sardi, probabilmente a mo’ di capanno. Alcuni invece sono stati ristrutturati e integrati in una abitazione moderna.

Oggi tutta la tappa è stata accompagnata da un sole caldo e un venticello piacevole.



Arriviamo quindi a Santa Maria di Leuca, anche se non andiamo al paese ma al faro. Qui si trova anche il km. 0, come quello di Finisterre a Santiago. Sosta breve e dobbiamo già ripartire. Ci aspetta un lungo cammino ed è già pomeriggio inoltrato. Arriviamo all’altezza di Corsano e ci mancano circa 7 km per arrivare a Tricase. Dovendo attraversare solo dei paesi e avvicinandosi la notte, decidiamo di fare l’autostop. Dopo un po’ ci carica una signora carinissima che ci porta davanti al b&b, mentre il sole cala e il tramonto si colora di un rosso e un giallo incredibili.

Tricase è un paesino con un centro storico molto carino e pittoresco. C’è una bella piazza quadrata e su un lato c’è in ristorante dove stasera ho avuto una delle esperienze gastronomicamente più mistiche di sempre. La locanda del levante è un ristorante ricavato da una stalla. Assolutamente da provare.


Secondo giorno - 29 marzo- Tricase- Vignacastrisi- Cocumola, 22 km.

Usciamo da questo simpatico paese e prendiamo un sentiero che ci avvicina alla costa. Per buona parte infatti il sentiero segue il mare, anche se non sempre la vista sul mare è possibile. Ogni tanto si incrociano delle torri saracene, messe a guardia di Otranto - sembra- non tanto dai pericoli della costa ma delle incursioni da terra.


Ad un certo punto però arriviamo sopra un promontorio con una vista che spazia su tutta la costa. A sinistra vediamo l’abitato di Castro. Mentre ci godiamo il paesaggio su una bella panchina messa all’uopo (fortunatamente qui non è ancora arrivata la moda delle big bench perché questo sarebbe il posto ideale…), arriva una scolaresca delle scuole superiori accompagnata da alcuni insegnanti. Che bello vedere dei ragazzi e delle ragazze che scoprono il loro territorio camminando! L’anno prossimo il loro obiettivo è Santiago! Oggi abbiamo incrociato altri due o tre piccoli gruppi di camminatori, ma veramente poche persone.


Quella di oggi è una tappa bellissima. Passiamo da campi di ulivi, alberi di eucalipti, orti perfettamente curati delimitati dai tipici muretti a secco, un sacco di fiori di ogni tipo e colore e profumi…camminiamo per lo più su strada sterrata, non ci sono suoni della civiltà e i sensi sono impegnati solo ad ascoltare la natura.


All’altezza di Marittima facciamo la pausa pranzo. Siamo circa a metà tappa, fa caldo ma c’è un po’ di venticello, fortunatamente. A fine giornata saremo tutte un po’ ustionate e io finalmente inizio la stagione del polpaccio a strisce.

Il paese successivo è Vignacastrisi, che in teoria sarebbe il fine tappa ma noi abbiamo deciso di proseguire fino a Cocumola per accorciare la tappa di domani. Arriviamo abbastanza provate e quindi concediamo sulla piazza della chiesa un meritato riposo ai nostri piedi. Affrontiamo gli ultimi km che ci separano al nostro albergo a Cocumola. All’arrivo il receptionist non sembra tanto in bolla e chiama subito il boss x capire cosa deve fare con noi…

Per cenare andiamo al paese vicino. Un altro km e mezzo come minimo, giusto x concludere la giornata. Arrivati in paese troviamo la processione. È venerdì santo. Portano una statua (non sappiamo bene se di Gesù o qualcun altro) e c’è anche la banda. I lati della strada sono illuminati con le lanterne. I rituali della semana santa qui sono ancora molto sentiti. 

Terzo giorno- 30 marzo - Cocumola- Otranto, km. 20

All’uscita da Cocumola troviamo uno della Polizia Locale che ci chiede se va tutto bene. Ci vede andare dalla parte opposta… ma noi la facciamo al contrario, quindi tutto a posto. La notte in albergo è stata un po’ movimentata. Verso mezzanotte sentiamo a pianoterra cantare a squarciagola, tipo karaoke. La mattina dopo scopriamo che un gruppo di amici usa trovarsi al ristorante dell’albergo e, per concludere la serata, si diverte appunto con  il Karaoke… 

Tappa a mio parere bellissima. Uscite dal paese ci inoltriamo nella campagna. Il sentiero oggi prevede l’attraversamento di un solo paese, Uggiano La Chiesa, pochi km dopo la partenza. Nella piazza del centro prendiamo un caffè, poi cerchiamo una panetteria dove recuperiamo il pranzo (alla cifra di 3,50€!) La tappa di oggi prevede un lungo avvicinamento al mare, avvicinamento che però attraversa un paesaggio e una natura veramente unici: qualche vigneto, poi i soliti uliveti, costeggia alcune masserie bellissime con campi infiniti. Il verde è di vari colori, a seconda della coltivazione, e spicca sul rosso della terra. Il mare sappiamo che è lì dietro ma non lo vediamo. Ci incrociamo anche con un pallone bianco che scopriamo essere un radar dell’aeronautica militare.


Le uniche persone che troviamo sul sentiero sono raccoglitori di asparagi selvatici. Evidentemente è una tradizione da queste parti. Peraltro crescono solo in mezzo ai rovi ma nessuno ha un guanto di protezione. Inoltre siamo le uniche persone in maglietta, tutti sono vestiti come se fosse ancora inverno. Oggi il sole è veramente caldo, ci salva come sempre il vento.

Ad un certo punto qualche dolore e la stanchezza inizia a farsi sentire, quindi ci fermiamo a lato di una strada sterrata, in un campo dove avevamo appena visto un gregge di pecore. Abbiamo trovato lungo la strada infatti delle aziende agricole che fanno formaggi.

Dopo la pausa pranzo il sentiero taglia la provinciale e scende decisamente; raggiungiamo così una ex cava di bauxite. È fatta da una sorta di calanchi rosso intenso e un laghetto dalle acqua limpide; qui troviamo qualche turista perché sembra essere l’attrazione della zona. 



Proseguiamo sul sentiero anche se ci costringe ad una deviazione su strada per evitare un tratto pericoloso.


Finalmente raggiungiamo il mare, prima all’altezza di Capo d’Otranto, dove c’è il resto di una torre, e poi giù fino alla Marina di Otranto. Anche oggi siamo arrivate.


Ma il premio finale di questa bella tappa è decisamente l’albergo che abbiamo scelto ad Otranto, una dimora storica in centro, un trattamento di cui stasera abbiamo decisamente bisogno.

Anche il dopocena ci riserva delle sorprese, in particolare un posto molto pittoresco dove facciamo l’aperitivo: L’Ortale, ristoro (sa)lentissimo, che si definisce percorso emotivo e sensoriale. Il barista è veramente originale. Fa provare a Carlotta una serie di gin e acque toniche solo x fare un solo gin tonic e a me prepara uno spritz molto particolare. Usciamo entrambe mezze ubriache… andiamo a cena in una trattoria consigliata dal barista e in effetti ci va bene, anche perché è dietro l’angolo. Posto tranquillo e familiare, orecchiette alle cime di rapa superbe.

Quarto giorno - 31 marzo-  Otranto- Palmariggi- Martano, km. 12

Prima di lasciare Otranto, facciamo colazione davanti al mare. Oggi è una bella giornata qui al mare, ma poi avanti prevarrà un po’ di foschia e soprattutto vento molto forte.


Il paesaggio oggi è completamente diverso. In un primo tratto scompare la terra rossa ed emerge qua e là roccia calcarea. Appena fuori Otranto sono infatti presenti molti ipogei o grotte che si vedono a occhio nudo dal sentiero. Percorriamo un territorio molto più selvaggio e aspro. Gli unici segni di presenza umana sono alcuni vigneti ma soprattutto uliveti, alcuni di piantumazione molto recente. Moltissima inoltre la varietà di fiori spontanei presenti nei prati.


Arriviamo al primo paese, Giurdignano, dove facciamo la sosta caffè. Lasciata questa ridente località, inizia un percorso che attraversa il Giardino Megalitico d’Italia, caratterizzato dalla presenza di dolmen e menhir, dall’origine non chiara ma sicuramente riutilizzati in epoca medievale per riti cristiani.



Arrivati a Palmariggi Carlotta decide che il dolore alla tibia, che ormai si trascina praticamente dal primo giorno, ha bisogno di essere attenzionato seriamente; sentiti tutti gli specialisti possibili l’unica risposta è il riposo. Quindi chiamiamo il gestore del b&b di stasera e ci facciamo venire a prendere. La tappa di oggi finisce qui. Accompagniamo Carlotta alla stazione di Lecce dove stasera prenderà il treno x Milano  e noi torniamo a Martano, dove avevamo già previsto di dormire. Qui ci aspetta una sorpresa perché il b&b è in realtà una dimora storica bellissima. Gli spazi comuni devono ancora essere sistemati ma potrebbero diventare molto accoglienti. La camera è praticamente un appartamento con i soffitti bassi ad arco. Bellissimo! Mi sembra di capire che quello di adibire delle case antiche in dimore storiche x turisti abbia preso piede qui.

Il gestore, dopo tre anni passati al nord a lavorare in fabbrica, ha deciso di tornare qui e di occuparsi di questo posto. Mi sembra una scelta saggia! Mosso a pietà per il fatto che non abbiamo fatto il pranzo di Pasqua, ci porta gli avanzi della festa dei suoi genitori che ieri hanno fatto 50 anni di matrimonio.

Martano è un paese molto carino, con un bel centro storico. Inizialmente avevamo prenotato la nostra cena di Pasqua in un ristorante che però poi scopriamo essere a un km e mezzo da dove siamo e in periferia. Quindi rinunciamo; dobbiamo riposare per la tappa impegnativa di domani. Dunque optiamo per una osteria a 5 minuti di distanza che ci offre comunque un’ottima cena che sembra uscita dalla cucina della nonna.


Quinto giorno- 1 aprile- Martano- Lecce, 32 km.

Oggi è la giornata più impegnativa di tutte: ci separano 32 km da Lecce, quindi partiamo presto. Approfittiamo della colazione in una pasticceria, offerta dal nostro albergo, e poi ci facciamo consigliare e andiamo in un negozio di alimentari, aperto oggi Pasquetta, gestito da due signori carinissimi che ci preparano con amore e dedizione due fantastici panini. Si parte. I primi 13 km sono tutti senza vedere l’ombra di un paese. Costeggiamo una serie di masserie, alcune che sembrano serbare dei trattamenti very luxury, altre abbandonate. Qui gli ulivi imperversano e ricoprono tutto il territorio. Ogni tanto si incrociano anche degli oleifici. Numerosissimi gli edifici in pietra in mezzo agli uliveti. Ogni tanto troviamo qualche lecceta a farci da ombra ma per tratti brevi; il resto è tutto sotto il sole.



Finalmente arriviamo a Vernole, che ha una piazza con un certo movimento. Facciamo una sosta in un bar dove veniamo intercettate da uno che ha fatto il cammino di Santiago e ci chiede informazioni su cosa stiamo facendo. Ormai abbiamo capito che questo cammino è poco frequentato e anche i pugliesi sono un po’ confusi sul quando farlo: non farlo adesso perché non ci sono servizi ma non farlo d’estate perché fa troppo caldo… mah…alcune persone che incrociamo pensano che noi stiamo facendo il cammino del Salento, che va da Lecce a Santa Maria di Leuca e ha due varianti, del Mare o dei Borghi. Probabilmente alcune parti coincidono.

Lasciamo Vernole e ci dirigiamo verso Acaya, paese molto turistico perché ha uno dei castelli meglio conservati del Salento. In effetti il castello e le sue mura racchiudono una bella piazza. Apprezzabile.


I 10 km che dividono Acaya da Lecce sono una vera sofferenza. Il caldo si sente, nonostante il vento soffi molto forte, e la strada è tutta su asfalto… sobh… peraltro dobbiamo passare da un paese veramente bruttino che è Merine e poi tutta la periferia di Lecce.


Dopo 7 ore e 8 minuti e poco più di 32 km arriviamo in piazza Sant’Oronzo, patrono di Lecce. Il centro di Lecce è ovviamente molto affollato. Ci concediamo una coppa di gelato e poi ci avviciniamo alla stazione, attraversando questo bellissimo centro storico.


Alcune cose che mi sono dimenticata per strada…

Martano, il paese che ci è tanto piaciuto, è il paese dell’aloe, ma la storia è assai curiosa. C’è un imprenditore che ha aperto una azienda x sfruttare l’aloe e che darà lavoro a circa una decina di personee ha deciso che avrebbe finanziato la piantumazione di aloe nelle aiuole del paese. Non solo. Ha fatto di tutto perché l’amministrazione comunale sancisse che Martano sarebbe diventata la città dell’aloe e così è stato. Adesso all’ingresso si trova appunto questa scritta e queste piante sono disseminate ovunque. 

Tra il mercoledì delle ceneri e il mezzogiorno di Pasqua viene esposta nei paesi una strega, che a me bustocca ricorda tanto la giobia, che qui si chiama caremma (o quaremma) e che è la moglie di carnevale. Quando muore il Carnevale, il mercoledì delle ceneri appunto, lei viene esposta e poi deve essere bruciata o ribaltata per terra entro mezzogiorno del giorno di Pasqua. Ne abbiamo incontrate alcune nei paesi dove ancora c’è questa usanza.

Cartello pubblico letto in una piazza in cui si chiede di fare un ospedale del Salento, per evitare quelli che vengono chiamati (dal cartello) i “viaggi del speranza al nord”. In effetti conosco molti i cui parenti del sud sono venuti a farsi curare negli ospedali del nord.

Questa è la fantastica cuccetta di Trenitalia dell’Intercity notturno Lecce Milano.


Conclusioni 

La prima conclusione è che non si può pensare di affrontare questo cammino senza usare la app della via Francigena e controllare ad ogni bivio quale direzione prendere. Se anche l’avessimo percorsa nel senso giusto (da nord a sud) i segni presenti (cartelli o frecce gialle) non sarebbero stati sufficienti a portare a termine il percorso senza perdersi n volte.

La seconda è che viaggiare ecologicamente, quindi cercando di usare il più possibile solo mezzi pubblici, è veramente complicato, soprattutto in regioni come la Puglia. Però il viaggio di notte Milano Lecce è stata una bella scoperta.

Ho scoperto che esistono le Dimore storiche, che mi ricordano i Parador in Spagna che però sono veri hotel come dimensioni e molto eleganti. Ma l’idea mi sembra la stessa, e comunque io le dimore storiche adibite ad alberghi in Italia non ne conoscevo.

Inutile commentare il cibo in Puglia… sopra l’immaginazione in qualsiasi categoria di ristorante ti infili…

Affollamento zero, che può essere un vantaggio o uno svantaggio. Però, in effetti, se lo si percorre da soli, si rischia di camminare in solitudine tutto il giorno.

Stagione scelta perfetta. A volte si rischiava addirittura facesse già troppo caldo… a volte il vento un po’ fastidioso.

Persone incontrate mediamente curiose e interessate, anche se un po’ stranite dallo zaino e dai km…non sono ancora abituati ai pellegrini, ma nel complesso ben disposte. Un po’ difficile invece l’autostop…