giovedì 15 agosto 2013

voli Pechino - Mosca - Milano: ventesima giornata



"Non smetteremo di esplorare e alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta" Thomas Sterne Eliot

7865 km. in treno, 2 continenti, 3 nazioni, 3 lingue, 3 alfabeti, 3 monete diverse, 6 fusi orari, 8 diversi mezzi di trasporto (aerei, treni, taxi e auto a noleggio, funicolare, risciò, metropolitana, traghetto, minivan), 20 giorni, due viaggiatrici

Urge una riflessione su questo viaggio appena concluso. Questi pensieri sparsi sono stati scritti sul volo tra Pechino e Mosca.

Meglio il treno o l'aereo? Non ho bisogno di pensarci, il treno! Non si fanno code ai check-in tre ore prima della partenza, code alla dogana con relativo palpeggiamento corporeo della poliziotta, coda per l'imbarco, coda per ritirare il bagaglio. In treno ci si può muovere senza problemi e c'è più spazio di manovra, se c'e' tempo scendi alla fermata, leggi e scrivi. Ma soprattutto: guardi fuori dal finestrino e vedi il paesaggio scorrerti davanti, conosci le persone, scambi impressioni di viaggio, confronti gli itinerari, condividi il cibo, parli e ascolti lingue diverse. Treno forever.

Ovviamente lascio un po' di spazio a Rosi perché possa anche lei scrivere le sue considerazioni conclusive.

Massima di viaggio appresa dalla mia compagna di transiberiana: "non ho mai rimpianti per quello che non ho fatto", meglio godere di quello che si è fatto! Il riferimento riguarda la scelta dell'itinerario e la meta  finale: Mosca, Siberia, Mongolia, Pechino o Mosca/Vladivostock? A fine viaggio la riflessione mi lascia un senso di soddisfazione e felicità  per le emozioni e sensazioni vissute, per le conoscenze dei  viaggiatori incontrati e degli aborigeni dei paesi attraversati, del loro modo di essere, delle loro culture, tradizioni, abitudini. Sono fortunata, mi sento più ricca!  Mi e' rimasta la curiosità di conoscere qualche città  siberiana e di provare l'emozione di arrivare alla storica Vladivostock, ma e' un desiderio che chissà, magari riuscirò a soddisfare in futuro! 
Pensando poi al mezzo di trasporto che si sceglie per girare sulla terra: che senso ha attraversare i paesi in cielo se vuoi conoscere meglio la terra? L'aereo ti sposta velocemente ma non ti permette di "guardare". Infine consiglierei il viaggio in transiberiana o comunque in treno per qualunque viaggio epico, come quello che noi abbiamo appena concluso, attraverso due continenti, taiga, steppa fino alla sterminata capitale cinese, per mettere a prova la propria capacità di comunicazione: non è necessario parlare la stessa lingua, quello che conta è la volontà di comunicare. Chi non vuole comunicare o non vuole fare sforzi "scappa", come fa qualche cinese! Rosi 



A come Anna Karenina il libro che ha accompagnato me e Rosi per tutto questo viaggio. Lo stiamo leggendo ancora qui sull'aereo e non riusciremo a finirlo entro Milano. Pazienza, starà ancora con noi per un po' a casa.

C come censura per quattro giorni il governo cinese mi ha impedito di accedere ad un sacco di cose in internet: Facebook, il mio blog (!), google, parzialmente la posta. Adesso che sono fuori dal territorio cinese e non ho più la paranoia che qualcuno mi legga (?), posso scriverlo: censori!

A breve troverete i link dove andare a vedere le foto mie (poche e approssimative) e quelle di Rosi (tante e professionali).

Tutto ciò che non è compreso in questo blog sono i paesaggi senza limiti, gli sguardi delle persone, i sorrisi e le risate con gli sconosciuti, le emozioni e le sensazioni, le incomprensioni che poi passano, gli incontri che ti porti a casa, i fraintendimenti divertenti, le perplessità e i dubbi della comunicazione, i disagi di noi troppo civilizzati, il piacere e il disgusto del cibo, la sorpresa del "anche tu qui!", la rabbia e la frustrazione del viaggiatore inascoltato, la stanchezza inevitabile ma mai della novita', l'inaspettato dietro l'angolo, la curiosità mai sazia.
Tutto ciò, cari amici, spero abbiate potuto intuirlo leggendomi, tra le righe. Il resto ve lo racconto quando ci vediamo. Luego, te cuento!

Da Mosca a Pechino in treno: Diciannovesima giornata

Ultima giornata a Pechino. Ci dedichiamo alla Pechino più moderna, quella dei grandi centri commerciali, dei centri finanziari, dei grattacieli che si susseguono all'infinito ma che, in zona Tien'anmen, non possono superare mai l'altezza di una delle porte di accesso alla piazza, degli uomini vestiti tutti uguali all'occidentale (pantaloni scuri, camicia bianca o azzurra), quella Cina che sta crescendo sempre più e tra un po' si comprerà anche la piccola Europa.
La moglie del nostro driver ci conferma che in Cina non c'è ancora la classe media ma è ancora forte il divario tra poveri e ricchi.
Oggi l'inquinamento sembra persino peggiore, il cielo è di un grigio smog e l'afa non molla un attimo. 
L'ultimo pranzo a Pechino, poiché siamo in una zona senza hutong e poiché abbiamo fame, ci vede costretti a cedere ai tedeschi e, in una tipica birreria tedesca, mi tocca anche mangiare delle salsicce, facendo finta di non essere vegetariana.
Nel pomeriggio torniamo nella parte più turistica-commerciale per gli ultimi acquisti ma ormai la stanchezza di questi giorni si fa sentire e abbiamo bisogno di riposare. Concludiamo la giornata con un ultimo te jasmine e biscotti. Curiosa tea-house: la cameriera solo al quarto tentativo riesce a scattare la foto dopo che Rosi imprime la forza necessaria sul dito della ragazza per farle capire quale pressione deve fare sul tasto della camera e per quanto tempo (aaarrrggghhh!). E' uscita la foto che vedete sotto. Inoltre scopriamo uno strano movimento di persone che   Transitano nel locale per poi sparire misteriosamente nel retro. Chieste delucidazioni alla cameriera di cui sopra, lei stessa non è in grado di svelare il mistero.

M come metropolitana
usare la subway a Pechino è veramente facile. A differenza di quella di Mosca, tutti i cartelli e le fermate sono anche in inglese e con la cartina ti orienti facilmente. Sul vagone le fermate sono anche indicate con spie rosse e verdi sulla mappa. Molto funzionale.

D come due parole di inglese caro popolo cinese, le volete imparare due parole di inglese per riuscire a capire noi poveri turisti almeno nelle nostre richieste più semplici? Non dico che tutti i 23 milioni di pechinesi debbano sapere l'inglese ma almeno quelli che lavorano nei negozi per turisti, alle biglietterie dei musei, agli uffici del turismo, nelle security dei luoghi turistici, giusto in quei due o tre posti in cui il turista può aver bisogno...


Da Mosca a Pechino in treno: Diciottesima giornata



Immaginatevi una folla oceanica, non so, tipo una domenica di Pasqua in Piazza San Pietro; ora, moltiplicatela per almeno 10, ma anche 100. Ci siete riusciti? Forse vi siete avvicinati al numero di persone che circolano per Pechino in una qualunque giornata di agosto tra piazza Tien'anmen  e la città proibita. In questa foto c'è solo uno dei tantissimi ed enormi cortili presenti nella città proibita.
Città proibita sembra quindi essere non solo un nome riferito ad un sito archeologico ma una realtà: accedere a questo sito sembra una missione impossibile: bisogna accerchiare piazza tien'anmen, che e' come circumnavigare il lago di Monate, e poi scoprire da quale porta si entra e qual è la coda giusta alla biglietteria giusta. Tutto questo cercando di muoversi in mezzo alla massa umana asiatica di cui sopra (occidentali pochini), la maggior parte munita di ombrellini per proteggersi dal sole, che vengono usati anche come mezzo di accecamento. Tutto questo ci richiede almeno un'ora e all'alba delle 11.30 riusciamo ad accedere alla città proibita, un museo a cielo aperto che ha dimensioni eccezionali, come tutto in questo paese. Visitare un sito così enorme con un tasso di umidità così elevato e in mezzo ad un numero di persone non quantificabile e' un'esperienza che non si dimentica facilmente. Dopo quattro ore, dopo aver visto solo una parte della città proibita, decidiamo che quell'esperienza si può chiudere: il caldo e il popolo sono ugualmente insopportabili. Inoltre, vale la pena fare una considerazione sulla gestione del patrimonio artistico da parte del governo cinese: inserire all'interno della città proibita bar, negozi di souvenir, persone che urlano una nenia assordante per venderti una bottiglietta d'acqua lo trovo un insulto ad un posto di rilevanza storica come la città proibita. 
Provate dall'esperienza, ciondoliamo di nuovo verso piazza Tien'anmen. Ormai è pomeriggio inoltrato, dobbiamo ancora mangiare ma dobbiamo essere in albergo per tempo per andare a teatro.
Ci addentriamo negli hutong del centro e ci fermiamo in un ristorante dove mangiamo un più che dignitoso riso alla salsa di soia e uova. Familiarizziamo con i gestori grazie alla macchina fotografica e all'ipad.





Scene da ristorante
Rosi fa l'esperienza di un bagno pubblico (di cui non sono dotati tutti i ristoranti che quindi si avvalgono dei bagni pubblici molto presenti nei quartieri), costituito da una turca open air;
La nostra vicina di tavolo si fa la manicure e si taglia bellamente le unghie col tronchesino mentre aspetta la sua ordinazione;
Il gestore del ristorante prova il ripieno dei ravioli preparato dalla moglie con il cucchiaio che poi si premura di rimettere al suo posto, cioè dentro la ciotola; 
La moglie-cuoca prepara i ravioli e li mette a cuocere nella vaporiera a vista, nella sala del ristorante; verifico con Rosi che dopo la turca si sia lavata le mani...
Se passate in un ristorante a metà mattina, quando il personale prende servizio, lo vedrete tutto schierato  sull'attenti mentre il capo impartisce, presumibilmente, gli ordini per la giornata.

Dopo esserci preparate per andare a teatro, scopriamo che il teatro è dentro l'albergo. Tanto valeva andare in pigiama! 
Lo spettacolo è l'Opera di Pechino. Sono tre scenette che rappresentano tre brevi storie. Gli attori  contemporaneamente cantano, danzano, fanno acrobazie, mimo, in bellissimi abiti di scena e truccati di tutto punto. Abbiamo avuto una idea di come si svolge uno spettacolo d'opera cinese.

S come sicurezza qui in Cina la sicurezza è veramente una priorità;  in posti come l'ingresso di piazza Tien'anmen, delle stazioni della metro, della città proibita, della grande muraglia devi passare la borsa nel metal detector. Pechino è piena di poliziotti e militari, così come di telecamere. Non sembra essere un problema andare in giro per questa città anche di notte.

Da Mosca a Pechino in treno: Diciassettesima giornata

"Rimembri questo famoso detto cinese: senza salire sulla Grande Muraglia, non è i veri cinesi!", tratto da "The Great Wall, world culture heritage site", libro fotografico comprato da Rosi alle bancarelle sotto la muraglia, che sembra tradotto con Google translator.



Oggi la giornata è quasi tutta dedicata alla Grande Muraglia. Come organizzato ieri con Ornella ed Emilio, una macchina ci recupera ai rispettivi alberghi e così siamo di nuovo noi quattro, ormai assieme dal lago di Olkhon. Il sito che andiamo a visitare è quello di Mutianyu, 90 km a nord-est di Beijing. Per arrivare sulla passeggiata della muraglia si può scegliere tra qualche decina di gradini o una funicolare. Ovviamente facciamo gli eroi e scegliamo la scalinata. Fortunatamente non c'è il sole ma il tasso di umidità e' veramente notevole e arriviamo fradici. Purtroppo la giornata non è limpida però questa nebbiolina  è anche suggestiva. L'afa rende veramente difficoltosa la visita ma la muraglia è talmente uno splendore che riusciamo a superare questo disagio. E' totalmente immersa nelle collina rigogliose e si staglia nel panorama seguendo la cresta della collina. In discesa decidiamo per la funicolare, anche perché offre un'altra prospettiva della muraglia.
La partenza del sentiero è disseminato di bancarelle che offrono di tutto di più, ovviamente souvenir di ogni tipo (siamo in Cina...). Dopo qualche acquisto e un te/caffè si parte per la seconda meta di oggi, una sito dove si trovano la maggior parte delle tombe degli imperatori Ming. Dato il tempo risicato, visitiamo solo quella principale, dell'imperatore Changling. Avendo tempo ed energie si potrebbe fare un sentiero di sette km lungo tutte le altre tombe, ma tempus fugit e prima di tornare in albergo vogliamo dare un'occhiata al parco olimpico e in particolare al water cube, dove ci sono le piscine olimpiche, e soprattutto lo stadio olimpico, il cosiddetto nido d'uccello.

Il dopocena sarà veramente pieno di sorprese. Per mangiare ci infiliamo in un hutong, vicolo tipico pechinese, e vediamo dei cinesi che mangiano carne, verdura o pesce dopo averlo cotto sulla pietra posta in mezzo al tavolo. Decidiamo di tentare anche noi, anche se siamo fuori da ogni circuito turistico e quindi dovremo farci capire. Inaspettatamente sul menù c'è anche l'inglese e così ordiniamo la nostra piastra con pesce, verdura e noodles. Ottima cena ad ottimo prezzo. La nostra serata pechinese prosegue su una balera improvvisata in una piazza dove una cassa emette musica cinese e la gente balla una specie di valzer/salsa e non so cosa ma molto più lenta. Un ragazzo invita prima me e poi Rosi a ballare; quando inizia a dire I love you,happy new year e vuole abbracciarci, lo salutiamo. Lo step successivo e' un karaoke improvvisato ad un incrocio; qualcuno ha messo una cassa, un pc e un microfono e la gente canta. Questa città ci sta proprio colpendo piacevolmente, la gente ha ancora il gusto del trovarsi in un luogo pubblico con gli altri e si accontenta di poco per divertirsi. Viene proprio voglia di conoscerla bene, questa Pechino! Il traffico, il caldo e lo smog sono micidiali ma quello che offre e' veramente tanto!

Concludo la giornata con una citazione presa da un altro acquisto di Rosi, un libro delle citazioni di Mao, definito da Emilio "un libro di puttanate": 
"classes struggle, some classes triumph, others are eliminated."
Citazione del Chairman Mao Tse-tung.
Lascio a voi decidere se Emilio ha ragione...



C come contrattare qui in Cina si contratta su ogni cosa tu voglia comprare. Considerato che loro non parlano inglese e io non parlo cinese, ho imparato che la contrattazione è basata soprattutto sul tono della voce e sulla postura fisica. In genere si arriva a circa metà della cifra richiesta all'inizio. Io e Rosi siamo arrivate a contrattare anche su una bottiglietta d'acqua. 

S come spirito pechinese una pubblicità in giro per la città dice che lo spirito pechinese è costituito da: patriottism, innovation, inclusiveness and virtue. Vedere come in questo momento la macchina cinese funzioni lascia impressionati e storditi, capire quanti quella machina schiaccia sul suo cammino è un'altra storia. A questo punto torniamo alla frase sopra di Mao...

Da Mosca a Pechino in treno: Sedicesima giornata

Passiamo buona parte della giornata ancora sul treno. Il paesaggio cinese è decisamente diverso da quello visto finora; prima è un susseguirsi di campagna coltivata a granoturco oppure a frutta, in cui si vedono agglomerati di case basse. Ogni tot si trovano invece delle città dove si nota subito il contrasto tra quartieri periferici (case basse malandate) e palazzoni enormi, stile alveare, di cui molti ancora in costruzione. Sono città il cui nome ci appare sconosciuto ma che hanno una popolazione pari a Roma o Milano. Avvicinandosi a Beijing (Pechino) si trovano molte fabbriche enormi, molte di carbone e molte con ciminiere altissime (anche stile centrale atomica). L'ultimo tratto, tra il km 80 e il km 50 (distanza da Pechino), prima di entrare nella municipalità di Beijing, è invece un susseguirsi di gallerie (ben 63!) che tagliano delle gole montuose molto suggestive, soprattutto per un percorso in treno.
Siamo a Pechino, la fine del nostro viaggio in treno. L'impatto con questa città è decisamente traumatico: un caldo afoso, una quantità di gente spaventosa (23 milioni di abitanti) che si muove freneticamente e senza sosta, una municipalità pari al Belgio. Tutto questo nel momento in cui si proviene da un paese dove ci sono 3 milioni di abitanti su un territorio pari all'Europa occidentale... Capite che è un po' difficile da assimilare...
Una volta organizzate alcune cose per i prossimi giorni, possiamo finalmente lavarci in una stanza d'albergo (4 stelle, non so se mi spiego...). 
La prima cosa da vedere qui e che diventa veramente la conclusione di questo viaggio è piazza Tian'anmen, e quindi ci dirigiamo qui. La piazza è incredibilmente grande, per accedervi bisogna passare dal "controllo bagagli" ed è la zona più controllata da videocamere che abbia mai visto. (In generale in Pechino sono molto presenti poliziotti sulle strade).  Da un lato c'è un assembramento di persone in attesa di qualcosa che non si capisce, poi abbiamo la conferma che aspettano che la bandiera venga abbassata.


Siamo stanchissime e affamate, quindi ci dirigiamo nel quartiere che avevamo già attraversato dove c'erano dei vicoli interessanti. Sembra che la vita del cinese tipo ruoti molto attorno al cibo; c'è una offerta di cibo spaventosa a qualsiasi ora. Così ci approcciamo alla  cucina cinese con un ristorante carino dove mangiamo molto bene (Rosi si dà all'anatra alla pechinese). Dopo aver fatto un giro nel quartiere prendiamo un risciò per tornare all'albergo. Esperienza molto eccitante anche se il conducente cerca di spillarci molti più soldi di quelli contrattati.
Come dicevo, Beijing è una città veramente enorme e difficile da digerire ma sia io che Rosi ne siamo piacevolmente colpite. È molto viva, la gente è mediamente affabile anche se non parla una parola di inglese, sorridono molto e trasmettono vitalità. 
 
Incontri da segnalare: Carmine e Olivia, una coppia italiana in viaggio di nozze. Li incontriamo alla colazione gentilmente offerta dalle ferrovie cinesi, però devi andare dalle sei e mezza alle sette e mezza. Abitano a New York da cinque anni e hanno uno studio di design creativo e lavorano con aziende italiane che vogliono lanciare eventi negli states. Ora lavorano ad un progetto con la Regione Marche. Partiti anche loro da Mosca concluderanno il loro viaggio in Giappone.

Incontri da segnalare 2: al ristorante incontriamo un francese che abita in Norvegia e un olandese che sono in giro per la Cina da 5 e 4 settimane. Oggi sono andati alla grande muraglia e sono tornati rossi come due peperoni. Poverini! Hanno la pelle bianchissima e si sono ustionati!

lunedì 12 agosto 2013

Da Mosca a Pechino in treno: Quindicesima giornata



Ennesima sveglia all'alba per prendere il treno delle 7:15 da Ulaan Bataar (440 km dal confine russo-mongolo) per Pechino, che arriva e parte perfettamente puntuale. Per tutto il giorno attraversiamo la sterminata mongolia, prima troviamo la ben conosciuta steppa, dopo Choir (649 km da confine), iniziamo ad attraversare il deserto del Gobi.
Parentesi: il treno è cinese e la pulizia lascia moooolto a desiderare. Quello russo era decisamente più curato. Invece, per simpatia, russi e cinesi fanno a gara per vincere il premio "il ferroviere più cortese del mese". 
Il deserto del Gobi è appunto un deserto, ma non nel senso che ci sono le dune di sabbia. Innanzitutto, come in un deserto che si rispetti, non c'è quasi nessuno, tranne qualche gher e un po' di animali (avvistato anche un cammello). E poi oggi ha fatto una tempesta di pioggia non usuale in un deserto, tanto che si creavano addirittura dei fiumi d'acqua che scorrevano sotto i ponti della ferrovia. (Perché il terreno non assorbe l'acqua?)
Ad un certo punto il deserto assume un aspetto un po' più lunare, una via di mezzo tra l'australia e non so cosa.


Nel pomeriggio fissiamo un tea-time con Adrien e Sarah, ovviamente alle cinque. La pioggia e' passata, il cielo si sta aprendo e inizia anche a fare caldo. Meno male che lo scompartimento cinese ha un solo pregio, il ventilatore. Eccoci qui sotto mentre ci gustiamo un tè con dolce nelle nostre fantastiche mug. Voi direte: ma perché bevono il tè anche con questo caldo? Ignoranti. Primo, perché  lo bevono anche nell'Africa sahariana, quindi un motivo ci sarà. E secondo, perché il samovar funziona sempre ed è gratis.


Verso sera iniziano le pratiche che ci porteranno a passare il confine mongolo-cinese: salita dei doganieri mongoli all'ultimo avamposto mongolo (Zamyn-uud, a 1113 km dal confine russo-mongolo), passaggio della frontiera cinese e salita dei doganieri cinesi con relativa compilazione di documenti, a Erlian, prima città cinese, a 842 km da Pechino.
Lo spettacolo che ci regalano i cinesi appena entrati nel loro paese è piuttosto curioso: lo scartamento dei treni in Cina è diverso da quello russo e mongolo; quindi tutto il treno viene introdotto in un capannone dove, un vagone alla volta, viene sollevato (passeggeri compresi) per poter cambiare il carrello sottostante. 
La procedura di passaggio della frontiera cinese dura quindi  un totale di quattro ore.



Y come yak animale mitologico che abiterebbe la Mongolia. Io e Ornella ne abbiamo avvistato uno sulla  strada per la riserva naturale, pensando che poi ne avremmo visti a migliaia. Non ne abbiamo mai più visti! Solo cavalli e pecore. Per concludere la parentesi Mongolia, rimane il rammarico di non aver ammirato gli yak. 

E come etnie tartari, buriati, coreani, mongoli, kirghisi, usbechi, russi, kasaki, estoni, ucraini, tagiki, tuvani, jukaghiri, nenci, eveni, ciukci, ostiachi. Queste sono probabilmente solo alcune delle etnie presenti in questa vastissima regione asiatica che è la Siberia. 

sabato 10 agosto 2013

Da Mosca a Pechino in treno: Quattordicesima giornata


Purtroppo stamattina abbiamo dovuto abbandonare la bellissima riserva naturale che ci ha veramente regalato uno spaccato di Mongolia impagabile!
Il viaggio verso UB è ormai il solito alternarsi di strade asfaltate e di piste polverose in mezzo alla steppa dove ognuno va dove vuole, l'importante è non rompere il semiasse!
Arrivate a UB, l'incubo! C'è un traffico da paura, ci impieghiamo un'ora x entrare in città e raggiungere l'albergo  che fortunatamente  è in centro, sulla via principale della città, Peace Avenue, dove tutto si concentra. La nostra camera ci offre una bella panoramica della città che, oggettivamente, a prima vista non ci appare un granché. Nel complesso però sembra piuttosto vivace, con molti locali e ristoranti. D'obbligo la visita al Monastero Gandan Khild che, come tutti i monasteri mongoli, ha subito le purghe staliniane del '38 ma è almeno rimasto in piedi e ora è più che mai operativo. Il resto del pomeriggio lo usiamo per fare un po' di shopping e per annusare un po' questa città. Ovviamente al palazzo del governo non può mancare la statua di Gengis Khan, che vedete raffigurata qui sopra.
Domani si torna sul treno, quindi dobbiamo fare scorta di cibo perché non sappiamo se c'è il vagone ristorante. Siamo alla nostra ultima tappa. Al supermercato di Stato troviamo i nostri tre amici di Atene, Panos, Fanos e Ianos (giuro, si chiamano così!), coi quali decidiamo di cenare, parlando di euro, di crisi e dei poveri paesi mediterranei...
Domani sul treno delle sette del mattino per Pechino ci saremo tutti: i greci, gli inglesi, noi italiani. Anche se con leggere variazioni, stiamo facendo tutti lo stesso itinerario e quindi per tutti l'ultima tappa e' la Cina! Ci aspetta un giorno e mezzo di treno ma abbiamo sufficienti viveri e soprattutto sufficienti legami per passare il tempo piacevolmente. Credo di poter dire che a tutti dispiace lasciare la mongolia il cui popolo ci ha veramente colpito per ospitalità, mitezza e gioia.


venerdì 9 agosto 2013

Da Mosca a Pechino in treno: Tredicesima giornata


Questa mattina io e Ornella decidiamo di fare un po' di trekking salutare e così, dopo colazione e dopo aver salutato Saverio che torna a UB, ci armiamo di scarpe da escursione e partiamo da una collina dietro il nostro resort. Il dislivello è minimo ma ci permette di guardare nelle vallate sottostanti, le anse dei fiumi e gli armenti al pascolo, le gher sparse qua e là. Stando in cresta percorriamo il perimetro attorno al nostro villaggio e raggiungiamo la cima che vedete in mezzo alla foto (chiamarla cima è un po' esagerato, è un po' più di una collina). 
Rosi invece, esplorando nei dintorni, ha conosciuto una famiglia mongola che l'ha invitata ad un matrimonio. Come perder l'occasione di andare ad un matrimonio mongolo?
Alle due veniamo recuperati (ormai siamo noi quattro, Rosi, Ornella, Emilio e io) da un autista che ci porta, attraverso la steppa, nel luogo della festa. Come possano i mongoli guidare su queste piste sterrate ad una velocità folle con delle auto "normali" è ancora un mistero...
Alla festa c'è una tenda sotto la quale stanno seduti gli invitati a bere e mangiare, mentre dentro la gher ci sono gli sposi. Noi veniamo invitati ad entrare dentro la gher degli sposi. Hanno entrambi 25 anni, lei è incinta. Parlando con una ragazza che parla un po' di inglese, scopro che sono buddisti e quindi non c'è stata una vera e propria cerimonia di matrimonio ma solo una registrazione dell'atto e poi è iniziata la festa.


Nella foto vedete gli sposi. Davanti a loro una serie di cibi, tra cui montone, yak e capra, formaggi, insalata russa e le due bevande in uso in una festa: il latte di giumenta, che loro chiamano white beer, e ovviamente la vodka che circola in quantità industriali. A tutti noi ovviamente viene offerto qualcosa, in particolare il latte di giumenta e la vodka. Rosi riesce a berne un solo bicchiere, Emilio arriva a quattro. Io ne bevo due, ma soprattutto perché mi permette di togliere il sapore del formaggio molto saporito (traduzione: immangiabile) e del latte di giumenta molto acido (traduzione: imbevibile).
Da annotare: la nonna della sposa che, appena sentito che siamo italiani, dice "ah, Marco Polo!". Pensare che noi italiani a scuola quasi non lo studiamo neanche!
Dopo le foto di rito e aver salutato e ringraziato tutti, lasciamo che la festa vada avanti senza di noi. La vodka scorre e noi non vogliamo rischiare di tornare e dover ricorrere agli Alcolisti Anonimi. Una coppia di Singapore era ostaggio della tenda da quattro ore!

Aneddoto sul viaggio di ritorno: siamo in auto con lo stesso driver dell'andata e seguiamo la pista. Ad un certo punto decide di prendere la scorciatoia per tagliare la vallata. Peccato che ha un senso che la pista faccia il giro della valle, in mezzo ci sono molti acquitrini. All'improvviso ci troviamo circondati dall'acqua, l'aiuto autista cerca di dare la direzione, la velocità non diminuisce, l'auto si impenna e dai finestrini entrano ondate di fango! Solo la vodka in corpo ci permette di ridere di fronte all'imminente tragedia: turisti italiani affogano in una palude mongola. Ma la perizia della guida mongola e delle misteriose auto mongole ci permette di guadare fiumi ed acquitrini e recuperare la pista, solo un po' infangati...
In tarda serata ci dedichiamo a osservare il cielo stellato con l'aiuto di due nuovi amici inglesi (già incontrati sul treno), Sarah e Adrien di Birmingham. Lui è appassionato di astronomia. Scopriamo che quelle che si muovono non sono stelle ma satelliti, ad una velocità incredibile!

Da Mosca a Pechino in treno: Dodicesima giornata



Finalmente, la mongolia! Il treno arriva alle sei e qualcosa (quindi ennesima levataccia dopo notte quasi insonne) ma non c'è il solito omino col cartello "Penna". Fortunatamente c'è l'omino col cognome di Ornella e, dopo telefonata delirante con l'agenzia, decidiamo di aggregarci allo stesso driver di Emilio e Ornella. Il driver non sa una parola di inglese ma e' molto simpatico, ride, strombazza agli animali che incontra e si ferma come fossimo ad un safari fotografico. Sosta d'obbligo alla statua gigantesca di Gengis Khan, che ovviamente è il loro eroe nazionale.   
Caricare tutto il bagaglio di quattro persone su un'auto normale e' un'impresa ma riusciamo a partire e ad affrontare le tre ore di viaggio che dividono Ulaan Bataar (UB) dalla riserva naturale di Gun Galuut. È una specie di resort dove le stanze sono le gher. La foto sopra è la stanza mia e di Rosi, la foto sotto è l'interno. 
Il pomeriggio viene dedicato ad una lunga passeggiata in mezzo alla steppa, lungo il fiume che costeggia il villaggio e che produce due laghi. Qui intorno è veramente un paradiso naturalistico, si sente solo il rumore della natura. 
Oggi, carramba che sorpresa! Abbiamo ritrovato Saverio, che però domani riparte. Inoltre abbiamo ritrovato una coppia inglese che è scesa dal nostro treno a UB, Sarah e Adrien, di Birmingham. 
Il resort è incredibilmente deserto; giusto oggi è partita una nutrita comitiva di russi che stamattina faceva colazione al suono della macarena... 
Dopo una piacevolissima cena  ci godiamo lo spettacolo di una incredibile stellata mongola. Qui la corrente è limitata agli spazi comuni che ormai sono spenti; nelle gher ci sono solo candele. Il cielo ci offre il suo spettacolo più incredibile e con Ornella ed Emilio facciamo a gara a chi vede più stelle cadenti (o a chi fa finta di vederle...). 

C come caschetto parte della dotazione necessaria per vivere in una gher. Dopo qualche ora ho già un principio di trauma cranico. Persino Rosi ha cozzato contro l'architrave della porta; Rosi misura 1,53 mt., la porta è persino più bassa. 

C come mongol cokney ormai io, Rosi e Ornella abbiamo un linguaggio tutto nostro, cioè mongol cokney, che consiste nel finire tutte le parole con oski. Esempio: io non parlo russoski, sono italianski. Andiamo a cambiare i rublonski. Siamo un po' sceme e un po' bambine...

D come donne russe se gli uomini russi non brillano per gentilezza, le donne non si tirano indietro. Aneddoto di Saverio: si ferma ad un baracchino a comprare un succo che, per farsi capire, indica col dito. Prontamente la signora schiaffeggia il dito di Saverio. Che sia maleducazione in Russia indicare le cose col dito?


Da Mosca a Pechino in treno: Undicesima giornata

Il km 5902, la città di Naushki, è l'ultimo avamposto di terra russa prima del passaggio in Mongolia; da qui parte il km. 0 della Mongolia. Ci illudono che il controllo passaporti duri il tempo necessario a verificare che la foto del passaporto corrisponda alla persona... E invece no. c'e' una prima sosta di tre ore, il  tempo di cambiare locomotiva e togliere dei vagoni. Alla fine rimangono due vagoni e sul treno sembrano esserci solo turisti.
Altre due ore invece servono per farci cuocere a fuoco lento dentro la locomotiva, mentre controllano e ritirano i passaporti, controllano i bagagli e gli scompartimenti, passano col cane antidroga.
Fatti i 20 km. Che separano le due frontiere, altre due ore per la stessa procedura doganale e un'altra ora in attesa che attacchino le nostre due carrozze ad un altro treno. Insomma otto ore per passare due dogane!
Il paesaggio è cambiato, non ci sono più ne' betulle né conifere ma solo steppa per km. Se questa mattina l'aria era piuttosto frizzante, ora il sole  e' molto caldo e questa landa desolata non offre molti spazi di ristoro, quindi alla fine preferiamo il treno.
Quello che vedete sotto nella foto  è il doppio recinto che separa i territori russo e mongolo.

Incontri da segnalare: in questo treno c'è un miscuglio di nazionalità e provenienze: tre ragazzi greci, ragazzi svizzeri tedeschi, ragazzi svizzeri francesi, tre francesi che abitano ad Andorra, inglesi di ogni eta'. I greci sono i più pittoreschi, i francesi come sempre i più aristocratici, che si trasferiscono nel paradiso fiscale.

Lancio una sfida: Ornella si ricorda un fumetto di molti anni fa, tale Luposki che abita nella steppanski.
Qualcuno è in grado di darmi qualche notizia? 





Da Mosca a Pechino in treno: Decima giornata


In attesa di partire per la Mongolia, dedichiamo la giornata a Irkutsk e dintorni. Dopo l'abbondantissima colazione di Olga, cerchiamo di recuperare un bus o un van per andare a Taltsy, 47 km. da Irkutsk. Dopo vari tentativi di farci capire dai locali, desistiamo e trattiamo con un driver il viaggio con auto privata. Ottenuto un buon prezzo, partiamo alla volta di questo villaggio dove sono state trasferite dai loro luoghi originari abitazioni in legno risalenti ai secoli XVII-XIX di quattro diverse etnie (russi, buriati e altre due che adesso mi sfuggono) in una bella foresta sul fiume Angara.
Tornate in città andiamo a visitare la casa-museo Volkonsky, che ci permette di conoscere meglio la storia del movimento decabrista russo e di coloro che venivano esiliati in Siberia. Stiamo parlando degli anni attorno al 1825 e già da queste parti esiliavano la gente in Siberia.
Concludiamo la giornata comprando generi di prima necessità: il treno per la Mongolia non ha carrozza ristorante.
Nella foto c'è il treno su cui mi trovo ora. Rosi  è affacciata alla finestra del nostro scompartimento. Assieme a noi ci sono Ornella ed Emilio, lei della prov. di Treviso, lui di Genova, coppia sulla distanza.

F come fiori è usuale vedere in Russia gli uomini che quando hanno un appuntamento con una donna si presentano sempre con un fiore in mano. Trovo questa usanza molto carina e sembra stridere con quello scritto precedentemente sulla non-galanteria russa. Comunque il tassista di stasera, quando gli abbiamo chiesto una mano con gli zaini, ci ha gentilmente indicato lo spazio dove metterli, cioè il baule. Aggiungo che sarebbe apprezzato che questa usanza (quella del fiore, non di indicare il baule) arrivasse anche in Italia. 

Qui sotto la stazione di Irkutsk.

lunedì 5 agosto 2013

Da Mosca a Pechino in treno: Nona giornata

Il ritorno a Irkutsk, come prevedibile, è stato un continuo sballottamento lungo le strade sterrate. Al ritorno però abbiamo fatto una strada diversa dall'andata e abbiamo potuto constatare come gli isolani si stiano organizzando per accogliere i turisti, costruendo davanti alle belle insenature del lago delle piccole casette a schiera in stile bajkal, cioè tutte in legno. Forse la pesca non basta...
Nel primo pomeriggio arriviamo in questa città che è considerata la capitale di questa zona della Siberia, Irkutsk. Rosi dice che è chiamata la Parigi della Siberia. Per quanto non adori Parigi, non perdo tempo a fare paragoni.
Sistemati nel bed&breakfast di Olga assieme alla coppia veneta conosciuta sull'isola, Ornella ed Emilio, iniziamo a girovagare per la città per scoprire cosa offre. L'ufficio informazioni ci orienta rispetto a quello che potremmo fare domani. La prima idea era di fare con la luce del giorno il pezzo di transiberiana che percorre la costa sud del lago verso Ulan Ude (noi la faremo di notte); idea bocciata, secondo l'impiegata non vale la pena. Seconda idea: andare a Bolshe Koty; peggio ancora: anche in aliscafo servono troppe ore. Dopo aver saputo che siamo state sull'isola di Olkhon, la ragazza dice che abbiamo visto quello che di meglio offre il lago e soprattutto - mi sembra di capire - meno turistico rispetto ad altre località. Quindi domani vedremo una serie di musei della cultura siberiana oltre alle famose case in legno, tipiche di questa regione.

Incontri da segnalare: siccome sappiamo già che il treno per la Mongolia non ha vagone ristorante, stasera ci trattiamo bene con un ristorante italiano, dove incontriamo Luigi, motociclista di Lecco. È partito il 12 giugno da casa sua in moto (ovviamente un BMW GS, per chi non lo sa è la mia moto preferita). Traghettato in Grecia, è arrivato a Istanbul e così è risalito attraversando la Georgia, il mar Caspio, il Turkmenistan, l'Uzbekistan, il Kazakhstan, il Kyrgyzstan. Attraversata la Mongolia e' giunto a Irkutsk dove ha imbarcato la moto sulla Transiberiana che lo porterà a Mosca. Dopo un "salto" a San Pietroburgo, volgerà la sua moto alla volta di casa. Ma che uomo sei?!

Il momento che Irkutsk dedica al turista!

Da Mosca a Pechino in treno: Ottava giornata



L'unica alternativa per visitare questa immensa isola era affidarci ad una gita organizzata dalla nostra guesthouse, e così abbiamo fatto. Noleggiare una bici non ci avrebbe permesso di raggiungere il punto più a nord dell'isola, capo Khoboy. E così eccoci di nuovo su un altro van, stile post-sovietico, in compagnia dei due inglesi già noti, Jacky e Fiona, (credevamo fossero di NY e invece ci vivono ma sono di Londra), uno statunitense che vive in Giappone, 4 polacchi e due sudcoreani. Ovviamente l'asfalto non esiste e il viaggio, piuttosto lungo, è tutto un ondeggiare; in alcuni punti la pioggia ha creato un solco per le ruote tale che se cadi dentro ti rompi una caviglia!
Lungo il tragitto facciamo un po' di soste sulla scogliera e ammiriamo la incredibile distesa di questo lago che sembra veramente un mare, e infatti all'orizzonte verso nord si vede solo acqua. Arrivati al capo, facciamo una piccola escursione fino alla fine del promontorio. Oggi la giornata e' molto bella, addirittura quasi afosa. Adesso ci aspetta il picnic preparato (credo solo scaldato) dal nostro driver Sergej: zuppa di pesce, insalata, pane, burro e formaggio e ovviamente te che accompagna ogni pasto da queste parti.
Questo è lo spettacolo che avevamo davanti oggi mentre si mangiava: 



Devo dire che il paesaggio e' piuttosto alpino, infatti qui non ci sono betulle ma solo conifere. Mi sembra di aver visto stelle alpine (?) ma mostrerò la foto di questi fiori a chi ci capisce di flora prima di scrivere una bufala. Ci sono anche molte mucche, che sembra quasi di essere in svizzera, però lì mucche sdraiate sulla spiaggia non le ho mai viste... 
La giornata si è conclusa con un concerto di musica popolare che ha visto coinvolti anche bambini locali.



Incontri da segnalare: Johan, studente in medicina sudcoreano, di 23 anni. Proveniente da Cina e Mongolia, questo viaggio lo porterà ancora a Mosca e San Pietroburgo, Londra, Parigi, Roma. Si è pagato il viaggio con le ripetizioni. Dice che tornerà al Lago Bajkal in tenda con gli amici.
 
G come galanteria bisogna dire che gli uomini russi non sono proprio dei galantuomini... Di fronte ad una donna che deve caricare nel baule tre zaini, non muovono un dito e se chiedi ad un uomo di cederti il posto perché non vuoi viaggiare in senso contrario, ti risponde che puoi sederti dietro... Insomma, oltre ad avere sempre il muso e a non sorridere mai, sono proprio cafoni con le donne!

Da Mosca a Pechino in treno: Settima giornata



Si prospetta una giornata molto lunga. Alla quattro e mezza circa di notte Ludmila, la nostra provodnitsa, cioè  la capa della carrozza, ci sveglia perché siamo arrivati a Irkutsk (Km. 5185 ). Sul binario ci aspetta la persona col biglietto Penna che ormai troviamo ad ogni stazione, cioè il nostro autista che ci spiega le modalità di spostamento sull'isola di Olkhon e ci accompagna ad un albergo della città dove abbiamo modo di fare colazione. Da notare che per noi fare colazione non e' minimamente paragonabile all'assalto al buffet messo in atto da una comitiva di cinesi (oddio, Saverio un po' ci si avvicina...). 
Non lo sappiamo ancora ma il viaggio sarà molto lungo e faticoso.  Prima salutiamo Saverio che va a Bolshie Koty e che ci anticiperà di qualche giorno nel nostro stesso itinerario. Ci mancherà la sua presenza rassicurante. Una volta raggiunto il van che ci condurrà sull'isola, dopo aver atteso più di un'ora che il pullman fosse completamente pieno di ospiti paganti, affrontiamo il lungo tragitto verso l'isola principale del lago Bajkal: 260 km., buona parte su sterrato, e dopo avere preso un ferry, altri 40km. ancora su sterrato, buche e polvere compresi,  per un totale di circa 5 ore.
Due notizie sul lago Bajkal.
Contiene più acqua dei Grandi Laghi messi insieme. È il più profondo del mondo (con una media di 1500 metri). È più ampio del Belgio. Ha 25 milioni di anni e offre nutrimento a oltre 3500 specie di piante e animali, 2600 delle quali si trovano solo qui. Una volta la pressione ha mandato in frantumi un batimetro di rame immerso a 40 metri.
Il nostro primo pensiero e' che, per due notti, tutto questo "traffico" sia esagerato, ma abbiamo modo di ricrederci. Venire su quest'isola ne valeva sicuramente la pena. Noi siamo nel villaggio più grande dell'isola, Khuzhir, ospiti di una guesthouse molto carina e accogliente, la Nikita's Homestead, fatta tutta di legno (come del resto tutte le case qui) e ovviamente occupata interamente da turisti, molti anche italiani. Grazie a Nikita questa isola sta vivendo un certo boom turistico.
Rispetto al resto della Russia, questa sembra un'isola felice: parlano inglese e a volte anche due parole di italiano e hanno doccia e bagni, diciamo normali (una ragazza ci racconta che qui i servizi igienici sono ancora molto arretrati e abbiamo modo di verificarlo  durante una sosta, quando ci tocca andare in una toilette stile "millionaire" indiano - chi ha visto il film si ricorda la scena... -  oppure come nei rifugi di montagna ormai molti anni fa, per chi li frequentava...).
Le foto possono solo in parte aiutare a capire come mai questa isola è considerata dai buriati (etnia di origine mongola, buddista) uno dei cinque poli mondiali di energia sciamanica.  



Incontri da segnalare: Nina, ragazza di Irkutsk, avvocato, naturista, animalista, eco-friendly, travelling-addicted, perfetto inglese, molto disponibile a farci da guida e piena di attenzioni nei nostri confronti. Viene a trovare la madre che insegna polacco sull'isola per hobby (durante la guerra furono trasferiti qui molti polacchi). Nina dice che vuole venire a visitare l'Italia solo quando sarà vecchia e avrà sufficiente conoscenza e cultura per capire tutto quello che vedrà nel nostro paese. Saggia!

D come distanza oggi ho aggiunto un altro pezzo al mio concetto di distanza. In tre giorni ho percorso più di cinque volte l'Italia, è come se ormai la distanza tra due punti fosse estremamente relativa. Mi spiego.
Penso a quando facevo il cammino di Santiago e lì la distanza era misurata dalla stanchezza delle tue gambe, dall'ostello che ti accoglieva,  dalle persone salutate al mattino e che magari reincontravi alla sera. E ogni tappa erano i tuoi 20km circa guadagnati e sudati; quella era la tua distanza quotidiana. Adesso la distanza non è comunque quella artificiale del volo aereo, ma è una distanza misurata stazione dopo stazione, guardando la gente entrare e uscire dallo scompartimento così come dalla tua vita, con l'orologio della stazione che rimane ostinatamente sull'orario di Mosca mentre invece il tuo bioritmo va avanti e segue inevitabilmente il fuso orario. E ogni volta noi ci adeguiamo, ci adattiamo; perché è questo che ci ha sempre distinto dalle altre specie. L'ha detto Darwin: sopravvive la specie più predisposta al cambiamento, che sia fare 5000 km. in tre giorni o 20 in uno. Adattamento, questa è la parola magica a cui mi ha condotto questo pensiero sulla distanza. 


venerdì 2 agosto 2013

Da Mosca a Pechino in treno: Sesta giornata



Oggi ci siamo svegliati con la pioggia, ma adesso, già dopo 500 km. o forse più, il tempo è migliorato.
Abbiamo passato dei fiumi enormi. A Krasnoyarsk (km. 4098) il ponte su cui passa il treno è lungo un chilometro. La foto illustra il nostro treno dall'alto; i gruppetti di persone sulla banchina sono quelli che attorniano le signore che vendono bibite, dolci fatti a sigaro con dentro il caramello, specie di crepe ripiene di patate o formaggio, verdure, lamponi, mirtilli e fragole, pesce e altro ancora.
Il paesaggio continua rimanere un susseguirsi di prati e foreste di betulle e conifere, intervallati da piccoli villaggi in legno con tetti in eternit.
Stasera Saverio ha confessato di avere visitato 73 dei 193 paesi riconosciuti dall'ONU. Vergognati!

Incontri da segnalare: Rea e Chris, una coppia sui sessanta della Nuova Zelanda che dopo cinque minuti ci aveva già dato indirizzo, telefono e ci aveva invitati a casa loro! Lui va in giro con una mini-riproduzione della Nuova Zelanda su cui illustra le bellezze del suo paese.



F come fuso orario tutte le stazioni della transiberiana (anche della Russia?) segnano l'orario di Mosca. Non abbiamo ancora capito se l'orario di mosca venga applicato anche dal ristorante; e quando le ore di differenza diventano quattro o cinque, questo diventa un problema. Non si capisce a che ora apra e cosa serva, a che ora ci si può sedere e per fare cosa? la colazione o la cena? Mah, è un mistero che non verrà risolto con la discesa da questo treno... 
Stasera siamo a +5 ore rispetto a Mosca.

Da Mosca a Pechino in treno: Quinta giornata




Seconda giornata interamente passata in treno.
La taiga scorre continuamente fuori dal treno, sempre e solo campagna, pini ma soprattutto betulle, alternati a villaggi di legno. In prossimità delle fermate in cui sostiamo troviamo invece fabbriche, in questo luogo legate all'attività mineraria sui monti Urali oppure al petrolio e allo sfruttamento del legno.
Anche i russi negli scompartimenti si alternano; sceso Aleksander abbiamo conosciuto Aitem (o qualcosa del genere), programmatore che a settembre verrà in Italia con la moglie innamorata della moda italiana! Ci consiglia anche delle località da vedere sul Bajkal. Qui i russi sembrano viaggiare abbastanza in treno, o per lavoro o per andare a trovare parenti lontani.
Incredibilmente più ci addentriamo nella Siberia e più sembra fare caldo. Oggi siamo tra il km. 2000 e il km. 3500 circa. A Novosibirsk (km. 3343) Aitem e' sceso ed è salito il giovane Evgeni, che ci lascerà presto la mattina successiva.

Incontri da segnalare: una coppia di Verona salita a Mosca ma finora invisibile a noi. Loro vanno fino a Ulaanbataar  e fanno un giro in mongolia per poi arrivare a Pechino in aereo.

O come ora d'aria ogni volta che il treno si ferma in stazione tutti accorriamo alla porta x poter scendere  a toccare terra, fare due passi e comprare qualche cibaria dalle signore che vendono sulla banchina. L'impressione è quella dei carcerati che si concedono un po' di svago... 

In mancanza di notizie da segnalare o luoghi da descrivere posto la foto dei colleghi viaggiatori: a destra Rosi, ovviamente, e a sinistra Saverio, che ormai chiamo amichevolmente OMS, cioè l'organizzazione mondiale della Sanità per cui lui lavora. Non ho ancora trovato un paese nel mondo che lui non abbia visitato... Io dormo al piano di sopra.


Da Mosca a Pechino in treno: Quarta giornata

Oggi prima giornata interamente passata sul treno.
Aleksej ci ha lasciato alla prima fermata importante e ad una seguente, Perm (km. 1434),  è salito Aleksander, che scenderà  a Yekaterinburg (km. 1814) tra cinque ore, la prima città asiatica, quindi in piena notte.
Tranne la nostra carrozza e la carrozza ristorante, che sono russe, tutte le altre sono cinesi, destinazione Pechino.
Nella foto vedete la carrozza ristorante; anche se il menù prevede una serie di piatti, quelli disponibili sono due, ovviamente di carne. L'insalata è relegata in una piccola ciotola. Devo dire che l'ostinazione del russo a non parlare altre lingue sta iniziando ad irritarmi... Perché di questo si tratta, di ostinazione e chiusura. Questa mattina la cameriera ci ha servito a colazione il salmone che avevamo prenotato per la sera...

Tra questo pomeriggio e stasera abbiamo aggiornato l'orologio e aggiunto due ore rispetto a Mosca.

I come Incontri: una coppia di New York  che è partita da Londra e starà in giro per il mondo fino a dicembre. Quattro ragazzi provenienti da Slovenia, Rep. Ceca, Ungheria e Austria che si sono conosciuti qui e così ora formano la rappresentanza mitteleuropea del treno. Vanno a Pechino, poi in aereo fino in Malesia ma solo per fare scalo e tornare in Europa. Mah...

C come Cosa fare sul treno: camminare lungo tutte le carrozze del treno, almeno per sgranchirsi le gambe e almeno fino a quando i cinesi non ti fermano; leggere Anna Karenina (sono 1000 pagine, forse si riesce a finirlo...); socializzare con gli altri turisti, quando la lingua lo consente; provare a comunicare con i (pochi direi) russi espansivi e che sanno uno sputo di inglese; dormire, è l'estrema ratio ma dopo i pasti vi assicuro che il rullio concilia, soprattutto se il pasto  è una misera insalata e invece la birra è una maxi lattina.