lunedì 8 agosto 2016

Irlanda 2016

Inizio il blog sull'Irlanda con questo bellissimo articolo di Paolo Rumiz sul viaggiare e su dove viaggiare. Rumiz ha reso palese e chiaro un pensiero che avevo fatto anche io: se Monica non mi avesse proposto l'Irlanda, quest'anno sarebbe stato molto più difficile scegliere una meta sicura, lontana da guerre e da rischi attentati. E cosi la proposta di Monica è caduta a fagiuolo. L'Irlanda è un posto sicuro, il terrorismo qui è sparito da tempo e quello fondamentalista islamico non è ancora arrivato. Leggetevi Rumiz che è sempre un gran bel leggere.

ORA CHE MI HANNO RUBATO anche Istanbul, città che ho amato più di ogni altra, capolinea di tanti miei libri e prima grande scorribanda estiva per questo giornale (era il 2001), non posso eludere una domanda. Ha ancora senso viaggiare? Questione legittima, visto che ovunque si riformano muri e reticolati, e vecchi fantasmi tornano a galoppare per l’Europa. Non è solo che il mio mondo si è ristretto e viaggiare è diventato pericoloso. Non è nemmeno che Iraq, Afghanistan, Libia e Siria — terre amatissime — sono stati ridotti in macerie. È che nulla, ovunque, è più come prima e quasi niente di ciò che ho visto in quella prima avventura esiste ancora. (...)

Non c’è più nascondiglio, o isola felice. Gli spazi di libertà si sono ristretti. Fette sempre maggiori di territorio sono in mano a mafie, dittature, fanatismi armati e predoni delle ultime risorse globali. Le possibilità di viaggio dei miei figli si sono più che dimezzate rispetto alle mie. L’Europa stessa è in stato d’assedio e, quel che è peggio, si frammenta anziché serrare le file. Nel frattempo, il tritacarne della Grande Omologazione fa poltiglia delle ultime differenze tra i popoli. L’Oriente esiste o è solo un parco a tema per turisti? E l’Occidente è cosa reale o fata Morgana? Dall’America alla Cina vedo il trionfo di un identico mix esplosivo di primitivismo e internet che riduce il rapporto tra uomini a scontri di pensieri unici. E così, mentre il viaggio virtuale trionfa su quello reale, mentre il rapporto fra uomo e territorio si perde, ecco che anche l’irreperibilità, estrema roccaforte del viaggiatore, è violata dall’Occhio che tutto vede.

Il destino ha le sue simmetrie. Tutto ciò che è cominciato con quella fuga verso il Bosforo, ora sul Bosforo si compie. La Turchia è cambiata brutalmente e, con le purghe, Erdogan le ha dato solo l’ultima picconata, in nome di un’identità totalitaria che essa non ha mai avuto. Fuori dalla stazione di Sirkeci non c’è più il chiosco dove il vecchio Ara mi offriva con un sorriso burbero un tè fumante color dell’ambra. Le casette di legno sul Corno d’oro sono state rase al suolo per far posto a grattacieli e orrendi minareti di cemento che sparano preghiere a un volume insopportabile. Il fanatismo dilaga e tutto ciò che ho amato della città-ponte che fu anche greca, ebraica, armena e siriana, è stato preso di mira. Per ritrovarlo, dovrò attivare rapporti clandestini.

Ma il problema non è Istanbul. È che è finito il bisbiglio e il profumo dei luoghi. Gli dei che li abitano si sono dati alla macchia. Dove è migrata l’anima di Praga, Sarajevo, Atene? Dove è finita la vecchia Francia? Oh certo, gli aeroporti sono pieni. Giganteschi transatlantici solcano i mari. Ci si sposta con facilità immensamente maggiore rispetto a quindici anni fa. Ma anche lì è solo l’inganno del Grande Frullatore. Il viaggio, come esperienza iniziatica e individuale, antica come l’Odissea, sembra perduto.

Cosa rimane a chi si ostina a rivendicare l’accesso alla Terra come bene comune? Sì, lo spazio esiste, ed è immenso, contrariamente a ciò che appare. Ci sono ancora viaggi per Ulisse. L’Appennino non è mai stato così vuoto e il Po così selvaggio. Google maps e la banalizzazione dei flussi fanno sì che non sia mai stato così facile evitare le masse e ritagliarsi spazi propri. Ma la riconquista può avvenire solo a patto di fare del viaggio un atto politico di resistenza, se non di anarchia. A patto di ricominciare da zero, dal pianerottolo di casa nostra, mettendoci consapevolmente contro un mondo che smantella gli spazi di incontro, i giochi, il canto, le fontane, le panchine.

Riprendiamoci le nostre piccole patrie — quelle che abbiamo trascurato in nome dei voli low cost — sapendo che errare, nel clima avvelenato che ci circonda, non è più evasione, ma il suo contrario. Non fuga dal mondo, ma un modo per aggrapparsi ad esso e riattivare il contatto fra uomini. Un atto di guerra partigiana contro un sistema costruito per dividere anziché unire, nel quale i rapporti si sono velocizzati e sterilizzati al punto da far esplodere continue tempeste di malintesi e rendere invivibile qualsiasi aggregazione multietnica.

Sì: viaggiare necesse est. Non è mai stato necessario come oggi. Il nomade capisce meglio dove va il mondo. Lo sente dall’odore, dall’aria che tira. Ha percezioni da Cheyenne, diventa bardo e sciamano. Detesta i centri e ne è detestato. Si infratta in prossimità delle frontiere, pianta la tenda ai margini. Viaggia su mezzi pubblici, non prenota mai alberghi, compare all’improvviso e fa perdere nuovamente le tracce. Porta un bagaglio minimo, non usa telefoni e sa fare a meno del web. Ama le linee di faglia e le creste ventose per sentire in anticipo i terremoti e le tempeste. Vive in stato d’allerta, coltiva istinti indispensabili alla sopravvivenza della specie, come il senso del pericolo, che la società opulenta ha atrofizzato. Suona tamburi sul bordo dei laghi, al tramonto. Non fischia mai, per non irritare gli spiriti. (...)

Ma allora, mi dicono i lettori, perché hai deciso di smetterla con i racconti di viaggio? «Erano come il campanello della ricreazione, dicevano che l’estate poteva cominciare »: così mi scrivono, esortandomi a non mollare. Ma è appunto qui il problema. Non è più tempo di ricreazione. Non voglio restare prigioniero di uno schema. È arrivato il momento di cercare altri linguaggi e sostituire i chilometri con la qualità dell’incontro, a costo di darmi alla macchia e sparire dalla Rete. Ho imparato molte cose nel mio infinito andare. Cose indispensabili come l’oralità, la condivisione, la convivialità, la lettura del terreno, la percezione del pericolo, la ricerca della traccia, l’ascolto dei luoghi senza voce. (...)


Giorno zero
Lo chiamo giorno zero perché siamo arrivati la sera tardi, giusto X andare a dormire.
Siamo in un classico ostello della gioventù e siamo decisamente circondati da giovani... Ci siamo però concesse il lusso di una stanza a due letti, tutta X noi.
La prima cosa che abbiamo notato è che qui parlano tutti in gaelico, che per noi è ostrogoto! Non pensavo fosse così diffuso! Ovunque ci sono i cartelli con la doppia lingua e i ragazzi presenti alla reception tra di loro parlavano gaelico! Stupore! Poi ho scoperto che loro non lo chiamano gaelico ma irish.

Giorno uno
Trinity college, le belle guide e i monaci miniaturisti 
La prima visita a Dublino la dedichiamo all'università più importante dell'Irlanda, dove fino a non molto tempo fa non erano ammessi i cattolici e poco tempo prima neanche le donne. All'inizio siamo incerti sul prezzo (13€) ma la guida, il bel George, li vale tutti e così ci aggreghiamo al gruppo. Tra l'altro lui è uno storico e quindi sa di cosa sta parlando quando racconta di una università fondata nel 1592 da Elisabetta I. Il pezzo forte della visita è la Library, peccato che dobbiamo fare una bella coda sotto una fitta pioggia. Diciamo che il clima irlandese inizia a dire la sua. Io l'ho sottovalutato e ho lasciato l'ombrello in ostello... Mai più! 
Al Trinity non si può non vedere il Book of Kells, libro miniato del IX secolo d.c.

Il Caravaggio perduto e mancato 
Uno dei motivi per cui sono venuta a Dublino era vedere un dipinto del Caravaggio, la cattura di Cristo. Per chi è di Varese è il dipinto magistralmente affrescato sotto il ponte della rotonda dell'Iper e la sua storia è a dir poco eccezionale. In possesso di una antica famiglia di Roma fu venduto ad un monastero irlandese dove rimase sepolto in soffitta per secolo fino a quando, qualche anno fa, uno studioso della National Gallery di Dublino non l'ha scovato, restaurato e riportato appunto alla luce. Ora però io l'ho mancato perché la National Gallery è in ristrutturazione. Maledizione!
Vi metto una foto per farvelo vedere, affinché sappiate cosa mi sono persa! C'è anche l'autoritratto di Caravaggio, è l'ultimo a destra con la lampada in mano. Comunque andate a vederlo sotto il ponte di Varese. Vale la pena!



Guinness brewery e le chiese a pagamento
Andiamo a visitare la St. Patrick's cathedral ma decidiamo che 6€ sono troppi per vistare l'interno. Lo step successivo è la fabbrica della Guinness, un edificio della vecchia fabbrica ristrutturato e organizzato come un museo. Qui invece la visita vale i 20€ del biglietto. La storia della birra è dislocata su sette piani (dove non rischi di morire di fame...); sull'ultimo c'è il gravity bar con una vista a 360 gradi sulla città. Notevole! Comunque la birra bevuta qui sarà anche diversa ma sa troppo di bruciato per i miei gusti.



Lobster roll
Nella zona dei locali di Dublino, Temple bar, troviamo un ristorantino di pesce molto piccolo e molto caratteristico, che ricorda molto un locale ligure dove io e Monica siamo state recentemente. L'obiettivo di stasera è mangiare il Lobster roll e questo posto ce lo offre. Molto gustoso anche se un po' expensive... Mi fa specie che i camerieri ci chiamano "guys"...

W la repubblica!
Per Dublino è decisamente l'anno delle celebrazioni. Cento anni fa, nella Pasqua del 1916, ci fu l'Easter Rising, una rivolta che portò dopo tempo, massacri, ecc. all'indipendenza dell'Irlanda dagli inglesi. Questo evento è ricordato ovunque in città.

Bambini 
Nel Temple bar troviamo un muro che commemora i bambini morti mentre erano tenuti in strutture a gestione cattolica, spesso separati dalle madri perché "frutto del peccato", donne a loro volta rifiutate dalla società.  I bambini, se andava bene, potevano essere dati in adozione ma generalmente venivano maltrattati e lasciati morire per malattie e malnutrizione. Su questo muro si trovano nomi, cognomi, data di morte ed età al momento del decesso, tra gli anni '20 e gli anni '60. Solo lì ci saranno stati almeno 600/700 nomi di bambini da qualche giorno di vita a pochi anni, trovati in una fossa comune.
Come si può commentare una cosa così?!

Giorno due
Mattinata dedicata al viaggio da DUblino a Galway. Si attraversano campagne con mucche e pecore ma oggi la giornata è caratterizzata dalla pioggia, molto insistente, molto ventosa e molto bagnata! Ho però modo di sperimentare il mio fantastico nuovo ombrello, comprato su amazon qualche giorno fa e fatto in Germania. È un ombrello fatto apposta per resistere al vento (garantito fino a 80km/h) e non ribaltarsi. L'ho comprato apposta X l'Irlanda e oggi ha fatto quello X cui è stato comprato.
Galway è una cittadina molto carina, molto vivace e molto turistica. Il centro pedonale è caratterizzato soprattutto da posti dove bere o mangiare, di ogni tipo. La sera moltissimi offrono anche musica dal vivo, comunque molto presente anche sulle strade.
Purtroppo le escursioni in partenza da qui sono verso posti che noi andremo a vedere invece dopodomani, quindi non è chiaro cosa faremo domani...
Con Galway siamo arrivati al mare che, in qualche maniera, ci accompagnerà credo per gran parte della vacanza. Il vento e il meteo rende un po' superfluo il costume presente in valigia... Ma, mai disperare!
In questo ostello siamo in una stanza da quattro. All'inizio ci avevano detto che saremmo state con due uomini... Invece siamo con una coppia di canadesi.

Giorno tre
Siccome a Galway ormai abbiamo visto tutto, oggi decidiamo di prendere un bus e andare un po' a sud, destinazione Limerick.
La mattinata ci regala il primo sprazzo di cielo azzurro; la giornata rimarrà decente fino a metà pomeriggio quando inizia a piovere a dirotto.
Limerick ha una storia interessante in quanto il territorio ha visto l'arrivo dei vichinghi, dando impulso commerciale alla zona grazie alla presenza del fiume Shannon. Inoltre in questi territori ci sono state innumerevoli battaglie tra gli inglesi che, come al solito, volevano imporre la propria presenza e il proprio potere e gli irlandesi che li volevano simpaticamente mandare a casa loro. La città è dominata dal castello di King John che l'ha commissionato ma poi non l'ha mai vissuto né abitato. All'interno c'è un bel museo ben fatto che ripercorre la storia della zona dal XII secolo al 1600, secolo in cui questo castello fu protagonista di ben tre assedi. 



Da segnalare nel nostro ostello la macchinetta che fa i pancake in tempo reale e vedi anche la cottura. Mi sembrava carina. Anyway è notevole il fatto che finora gli ostelli offrono la colazione gratis. Mai successo. Rispetto all'uso del saccolenzuolo, all'inizio mi ero fatta una pessima opinione di loro perché non era obbligatorio l'uso del sacco lenzuolo e quindi nessuno lo usava. Invece dopo ho scoperto che ogni giorno gli ostelli lavano federa, copri materasso e copri piumone. Chapeau!

La rete di bus è effettivamente molto capillare e infatti molto usata anche dagli irlandesi.

Giorno quattro
Oggi ho avuto l'impressione netta di essere entrata nella vera Irlanda. Mano a mano che il bus si allontanava da Galway il paesaggio iniziava ad ondularsi, i verdi mutavano continuamente, comparivano i muri a secco x dividere le proprietà, le case diradavano sempre più, la strada si stringeva (a volte proibitiva X un bus) e alla fine il mare, o meglio l'oceano.
Dopo due ore di viaggio arriviamo a Doolin, simpatica località da cui domani prenderemo il traghetto per le isole Aran. Lasciato il bagaglio all'Aille River Hostel, bellissima struttura in pietra che, come dice il nome, è costeggiata da un fiume, andiamo a piedi verso le Cliffs of Moher. Ci aspettano due ore di cammino e infatti, tra andata e ritorno, camminiamo 4 ore. Il sentiero che corre lungo la costa è veramente lungo e lo spettacolo che offre è veramente eccezionale. Il tempo oggi ci ha veramente graziato: facciamo tutto il tragitto con il sole che sbuca spesso dalle nuvole e ci accompagna con un po' di calore. Ad un certo punto si vede arrivare dal mare un fronte di pioggia che dura due minuti e poi se ne va! La dea fortuna ci ha assistito e ci ha permesso di vedere le Cliffs in tutto il loro splendore! Comunque il mio ombrello tedesco ha funzionato anche sulle Cliffs!!!

Tutto questo percorso ci occupa fino alle 4 del pomeriggio, ora in cui, stravolte, riusciamo finalmente a sederci e mangiare. Tra parentesi un tradizionale e gustoso fisa and chips. E siccome oggi vogliamo stare nelle tradizioni irlandesi, la sera cerchiamo tra i pochi locali del paese affollatissimi dai tanti turisti (rapporto tra strutture ricettive per dormire e strutture per mangiare/bere 10:1) un posto dove prendere un sano irish coffee.

Da segnalare la signora del'ufficio turistico che commenta il fatto che andiamo alle Aran partendo da Doolin ma torniamo da Roseveil (o qualcosa del genere), che si trova in un'altra contea, quindi terra straniera, "un altro mondo". Simpaticissima!

Decisamente la temperatura si è abbassata e le strutture sono dotate di camino o stufa che oggi, 13 agosto, sono accese...

Il primo selfie della vacanza!


Giorno cinque
Oggi la destinazione sono le isole Aran, le tanto famose e rinomate isole Aran, anche se, leggevo giusto ieri sul Corriere, ci sono molte isole irlandesi sul lato atlantico da rivalutare che stanno diventando famose grazie al fatto che sono set di film o telefilm molto seguiti. Anyway, le Aran continuano ad essere le più frequentate e inoltre con una densità di italiani veramente sopra il sopportabile.
La barca che ci porta da Galway all'isola più grande delle tre, Inish Mor, ricorda molto i viaggi della speranza... Si viaggia solo in coperta, peccato che non è coperta ma sottoposta a tutte le intemperie ormai consuete da queste parti. Quindi il viaggio consiste di un'ora e mezza sedute intirizzite mentre il vento e la pioggia cade incessante sulle nostre teste. Praticamente, un girone infernale!
Ma ormai il tempo ci riserva delle piacevoli sorprese e il pomeriggio ci riserva il sole e la possibilità di fare una bellissima escursione di circa 15 km ad anello che ci porta a Dun Aengus, un sito archeologico risalente a circa 1000 anni B.C. Appoggiato su una scogliera a picco sul mare. Magico!

La famiglia di Lorenzo. Per tutta la visita al sito archeologico siamo perseguitate da una famiglia di italiani, nonni compresi, continuamente alle prese con il nipotino, Lorenzo appunto, che non può fare niente, soprattutto per evitare che voli giù dalla scogliera, ma che è "l'angolo più bello del cielo". Dei veri stalker!

Carramba  che sorpresa! Sempre nello stesso sito trovo Matteo, un allievo degli Incontri di avvicinamento alla montagna del CAI di quest'anno! Incredibile!

Questa sera compagne di stanza in ostello sono una tedesca un po' logorroica e una giapponese simpatica e riservata, come le sue conterranee.

Giorno sei
Lasciate le Aran, dobbiamo passare X forza da Galway per andare verso il Connemara, precisamente Clifden. La vegetazione e il paesaggio cambiano completamente. Il paesaggio diventa quasi montano e iniziano a vedersi un po' di rilievi, ovviamente non importanti. La vegetazione è costituita da conifere e da miliardi di fiori di ogni colore e tipo. E comunque siamo a ridosso del mare. Oltre alle mucche si iniziano a vedere finalmente molte pecore, anche se pensavo ce ne fossero molte di più in Irlanda... Da dove arriva tutta la lana con cui fanno i maglioni nei negozi?
Dedichiamo l'intero pomeriggio, più di quattro ore, a fare la skyroad, una spettacolare strada che fa un anello attorno a Clifden e che offre delle panoramiche veramente uniche. Peccato che avevamo previsto di fare una passeggiata di 13 km ma alla fine ne avremo fatti almeno 20! Segnalazioni quasi assenti, soprattutto da un certo punto in poi. Inoltre la strada non è chiusa al traffico e la parte iniziale e finale della strada è una statale molto trafficata e senza spazio X i pedoni! Un vero pericolo! Meno male che le guide la consigliano a piedi o in bici!
Comunque la parte esposta sull'atlantico è veramente bellissima e vale la pena farla a piedi invece che chiusi in una scatola.
Se il connemara è dal punto di vista naturalistico e paesaggistico notevole ha però non poche pecche. Vediamone alcune...
Non c'è una laundry aperta fino a tardi.
Il tourist office chiude alle sei o sei e mezzo.
Molti ostelli e molti ristoranti non accettano il pagamento con carta di credito.
Il wi-fi dell'ostello funziona solo al secondo piano, ovviamente io sono al primo...
Questo ostello non ci dà neppure la colazione.
Trovare un rental car è una impresa, e infatti qui non c'è oppure non c'è modo di lasciare l'auto in posti decenti.
Galway sembra il centro del mondo e domani dobbiamo X la terza volta passare da lì X andare verso nord.
A Clifden prima delle otto e mezza non apre niente, quindi si parte senza poter fare colazione...

Insomma ce ne andiamo dal Connemara con l'idea di un bellissimo posto ma molto poco tourist-oriented.

Giorno sette
Ormai abbiamo capito che noleggiare un'auto non è così facile... Soprattutto se vuoi lasciarla non nel punto in cui sei partita. Ci propongono dei drop off o troppo vicini o troppo lontani (quindi con dei costi troppo elevati) o costosi perché oltre confine, cioè in Irlanda del nord. Ancora oggi abbiamo dovuto rinunciare e usare il bus e fare un altro viaggio della speranza, cioè cinque ore di viaggio senza toccare cibo... Arriviamo a Sligo abbastanza stravolte. Il paesaggio verso nord è abbastanza regolare e alterna villaggi pittoreschi ad ambienti più rurali. Ma Sligo non è la nostra meta finale. Dopo una visita all'ufficio del turismo dove incontriamo un simpatico impiegato che ha decisamente cambiato sesso, prendiamo l'ultimo bus della giornata che ci porta di nuovo al mare, verso un paradiso dei surfisti, Strandhill. È decisamente un posto di mare, quindi turistico. Peccato che non ci sia la sabbia ma solo sassi e che le onde imponenti impediscano il bagno. Io però metto il costume, giusto perché l'ho portato. La temperatura è decisamente anomala per queste latitudini (nel senso che fa caldo) e quindi noi ci concediamo un po' di meritato riposo guardando i surfisti alle prese con onde veramente spettacolari.

L'ostello di Strandhill è gestito da un ragazzo di Parma...

Notizia drammatica. In uno degli spostamenti ho perso il mio fantastico ombrello tedesco, comprato con tanto amore e tanta convinzione su Amazon. È arrivato a malapena a metà vacanza e domani dovrebbe ricominciare a piovere...
Possiamo solo essere grati a non so chi per averci permesso di vedere le Cliffs of Moher, le Aran e la skyroad nel Connemara con il sole!

Domani si va verso Derry, quindi in Ulster, quindi in Irlanda del Nord. E qui entriamo in tutt'altra storia, ma proprio la Storia con la S maiuscola.
 
Giorno otto
Come previsto è tornata la pioggia che ci ha accompagnato per quasi tutto il giorno. Ennesimo viaggio in bus, questa volta X tagliare verso nord l'isola, entrare nel Donegal e poi nell'Irlanda del nord. Siamo quindi entrati nell'UK e nel mondo della sterlina. In compenso sono ricomparsi gli ATM dove prelevare soldi (in Irlanda quasi non esistono, spesso sono all'interno di negozi!) e tutti accettano senza problemi le carte di credito, sono comparsi molti più centri commerciali e l'ufficio del turismo è altamente efficiente.

Decidiamo di entrare subito nella storia di questa terra martoriata dall'occupazione inglese andando a visitare il Museo di Free Derry, museo che ripercorre la storia delle lotte irlandesi per ottenere diritti civili fino al famoso 30 gennaio 1972, il Bloody Sunday. Nel piccolo museo si trovano manifesti, foto, vestiti e tutto ciò che può testimoniare il massacro avvenuto e le menzogne portate avanti per anni dal governo britannico. Anche se dopo anni si è arrivati un po' più vicini alla verità, la giustizia è un'altra cosa...

Questa realtà prende corpo nel quartiere di Bogside, il quartiere cattolico da dove partivano i cortei e le manifestazioni a partire dal 1968. Camminando per le sue strade si trovano molti murales che rappresentano pezzi della storia di queste lotte: i morti del Bloody Sunday, un bambino con una maschera antigas e una molotov, una bambina uccisa dalla polizia e la scritta che faceva capire all'esercito inglese che da lì non si passava perché poi era territorio IRA: you are now entering Free Derry. 



Altra notizia drammatica. All'ostello di Strandhill ho dimenticato bagnoschiuma e sapone intimo. Continuo a dimenticare dei pezzi in giro X l'Irlanda...

Giorno nove 
Gita al faro
Proprio perché ormai i fari potrebbero anche non esistere più, una gita al faro è una di quelle cose che ha un po' un sapore di antico. Non attira infatti turisti a frotte ma il luogo è sempre molto suggestivo ed essere in pochi aumenta il fascino, soprattutto se per arrivarci devi percorrere una lunga strada che attraverso campi e villaggi risale una penisola fino a uno dei tanti finis terrae d'Europa. L'ultimo lighthouse assistent ormai risale al 1978 e adesso per il funzionamento non è così fondamentale la presenza umana. La ns guida infatti mi conferma che con i GPS ormai i fari non sono necessari. Però sono ancora perfettamente funzionanti e continuamente aggiornati con le nuove tecnologie. Ripercorriamo la storia di questo faro che risale al 1800 anche attraverso alcuni disastri marittimi occorsi nelle vicinanze. La vista dalla lanterna oggi è notevole, il tempo ci ha assistito un'altra volta e la vista a 360 gradi ci regala scogliere e spiagge.

Giorno dieci
Spostamento a Belfast.

Giorno undici
Belfast è una città veramente vivace e brillante e il sabato sera un po' troppo, nel senso che è parecchia la gente ubriaca fuori dai locali e le donne sono decisamente stra-vaccate.
Anche la storia di Belfast, come quella di Derry, è legata alle lotte tra protestanti e cattolici, lealisti e unionisti, i cosiddetti troubles. Qui la divisione delle due fazioni è ancora più evidente e nonostante i processi di pace la situazione è ancora la stessa, senza armi e bombe. Siccome capire la storia di questa lotta significa vedere i murales che nel corso degli anni sono  stati fatti nei due quartieri, cattolico e protestante, prendiamo un tour su un black taxi con un autista, Sappy, che ci introduce nella storia della sua città e della sua nazione. Lui è decisamente di area cattolica e infatti alla fine ci porta a visitare anche un chiesa, ma si vede soprattutto dalla passione con cui racconta.
Osservando i bellissimi murales che Sappy ci porta a vedere col suo taxi, Colpisce l'idea che i dimostranti si sentano vicini agli altri popoli che lottano X il loro diritti. Ma soprattutto lascia esterrefatti come ognuno, dentro di se', senta ancora e viva la divisione del mondo in due, chi sta di qua e chi sta di là. Del resto c'è un muro costruito dagli inglesi per il processo di pace, detto "il muro della pace", che è già un ossimoro. Come si può pensare di fare un muro per poter unire due cose?! 



La pioggia oggi non concede tregua e quindi arriviamo al Titanic Trust Belfast fradicie... In tema con un naufragio...
Il museo del Titanic, costato un salasso, è fatto veramente bene e molto interessante. Permette di contestualizzare il periodo storico in cui è stata costruita e varata la nave, appunto a Belfast. In particolare il passaggio dalle campagne alla città nelle fabbriche della produzione di lino, i cui telai non sono ancora alimentati dall'elettricita ma dai mulini (mills), e la creazione dei cantieri navali, con condizioni lavorative drammatiche e paghe veramente da fame. Le campagne si svuotano e tutti arrivano in città, anche per lavorare nei cantieri del Titanic. Nel museo si ripercorre la costruzione del transatlantico e poi ovviamente del naufragio.


Giorno dodici 
Visto che Belfast ormai non ha segreti per noi, decidiamo di dedicarci al quartiere del nostro ostello che presenta ben due attrazioni. La prima è la Queen's University che di particolare ha che, come tutte le scuole incontrate finora, sembra la copia di Hogwarts e ti sembra che da un momento all'altro esca da dietro l'angolo Harry Potter.
L'altra è l'Ulster Museum. Da segnalare la sezione dedicata ai Troubles, quindi anni anni '70 fino al 2000 circa; fa un po' specie che chiamino una vera e propria guerra civile semplicemente Troubles...
Molto interessante la parte sulla storia dell'Irlanda dai primi insediamenti fino ai giorni nostri. Altrettanto la parte sulla storia geologica di questa isola che ovviamente ripercorre la storia delle terre emerse.
Si può sorvolare sulla sezione arte. Diciamo che queste zone geografiche non hanno lasciato un grande segno nella storia dell'arte...
Di nuovo in partenza e di nuovo su un pullman. Ultima destinazione: Dublino. L'ostello è molto pittoresco, sembra funzionale. Con Dublino lasciamo quell'aria un po' storica e un po' suggestiva che avevamo trovato a Belfast.

Giorno tredici
La quantità di km macinati in questa vacanza devo dire che è notevole e oggi, da questo punto di vista, è una giornata significativa, pur essendo rimaste in città. Prima attraversiamo tutta la città X andare a vedere un museo di arte decorativa e storia che, essendo lunedì,è chiuso... Magari ci riproviamo domani.
Il secondo tentativo è per Dublinia, un museo abbastanza interattivo e con un occhio per i bambini, che racconta la storia dì Dublino dall'arrivo dei Vichinghi e dai primi loro insediamenti, passando per gli Anglo-Normanni fino ad Enrico VIII che ha deciso chel'Irlanda doveva essere inglese. Interessante.
Il pomeriggio è dedicato a girare per un quartiere che ancora non avevamo conosciuto che è prevalentemente commerciale. Vale la pena segnalare il St. Stephen's Green che è sì un centro commerciale ma inserito in una struttura di acciaio e vetro notevole. Diciamo che fare shopping con la carta di credito quasi esaurita è un po' frustrante.
L'ultima cena a Dublino nel ns ristorante di seafood preferito, nella zona del Temple bar, a prendere l'ultimo lobster roll della vacanza.


Giorno quattordici
Siccome oggi ritentiamo con il National Museum Collin Barracks ma diluvia, proviamo l'esperienza del tram. Il museo è molto grande e offre varie sezioni, tra le più diverse: i vestiti, le monete, l'argento, il design and so on. noi dedichiamo parte della nostra visita alla sezione dedicata all'Easter Rising del 1916, la rivoluzione che ha portato l'Irlanda a diventare indipendente dalla Grand Bretagna, ad eccezione, come sappiamo, delle sei province dell'Ulster. Festeggiando quest'anno i 100 anni, l'Irlanda è disseminata da mostre sull'evento. In queste due settimane ne abbiamo visitate alcune anche se, nel nostro cuore, rimane il dispiacere per quel piccolo pezzo d'Irlanda rimasto escluso.
Ultimo pranzo nel ns posto preferito di Dublino, vicino al Trinity College, si recupero lo zaino all'ostello è ormai ci aspetto solo un aereo.

Ecco il link dove vedere tutte le foto:


Classifiche

Peggior ostello: Arnie's backpackers di Belfast, in assoluto; a seguire quello di Clifden.

Miglior ostello: lo Snoozles di Galway e lo Youth Hostel di Dublino

Miglior cartolina naturalistica: le Cliffs OF Moher, alcuni scorci della Sky road nel Connemara

Miglior cartolina storica: il sito archeologico di Dun Aengus, Bogside a Derry e i murales a Belfast

Miglior personaggio: la signora del Tourist Office di Doolin, la guida di Belfast Sappy

Miglior momenti: la traversata Doolin-Isole Aran all'aperto sotto la pioggia, 5 ore di bus senza colazione e lunch per raggiungere Sligo

Tratte in bus
Dublino-Galway, Galway-Limerick, Galway- Doolin, Rossevile-Galway, Galway-Clifden, Clifden- Galway, Galway-Sligo, Sligo- Derry, Derry- Belfast, Belfast- Dublino.