venerdì 27 aprile 2018

Via Francigena, aprile-maggio 2018


STORIA DELLA VIA FRANCIGENA 

Nell’Alto Medioevo, attorno al VII secolo, i Longobardi contendevano il territorio italiano ai Bizantini. L’esigenza strategica di collegare il Regno di Pavia e i ducati meridionali tramite una via sufficientemente sicura portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca. Da qui, per non avvicinarsi troppo alle zone in mano bizantina, il percorso proseguiva per la Valle dell’Elsa per arrivare a Siena, e quindi attraverso le valli d 'Arbia e d’Orcia, raggiungere la Val di Paglia e il territorio laziale, dove il tracciato si immetteva nell’antica Via Cassia che conduceva a Roma.Il percorso, che prese il nome di “Via di Monte Bardone”, dall’antico nome del Passo della Cisa, Mons Langobardorum, non era una vera e propria strada nel senso romano né tanto meno nel senso moderno del termine. Infatti, dopo la caduta dell' impero, le antiche tratte consolari caddero in disuso, e tranne pochi fortunati casi finirono in rovina, “rupte”, tant’è che risale a quell’epoca l’uso della parola "rotta"per definire la direzione da prendere.

L’area di strada
I selciati romani lasciarono gradualmente il posto a fasci di sentieri, tracce, piste battute dal passaggio dei viandanti, che in genere si allargavano sul territorio per convergere in corrispondenza delle mansioni (centri abitati od ospitali dove si trovava alloggio per la notte), o presso alcuni passaggi obbligati come valichi o guadi. Più che di strade si trattava, quindi, di “aree di strada”, il cui percorso variava per cause naturali (straripamenti, frane), per modifiche dei confini dei territori attraversati e la conseguente richiesta di gabelle, per la presenza di briganti. Il fondo veniva lastricato solo in corrispondenza degli attraversamenti dei centri abitati, mentre nei tratti di collegamento prevaleva la terra battuta.
Appare, quindi, chiaro che la ricostruzione del “vero” tracciato della Via Francigena sarebbe oggi un’impresa impossibile, poiché questo non è mai esistito: ha invece senso ritrovare le principali mansioni e i principali luoghi toccati dai viandanti lungo la Via.

Nasce la Via Francigena
Quando la dominazione Longobarda lasciò il posto a quella dei Franchi, anche la Via di Monte Bardone cambiò il nome in Via Francigena, ovvero “strada originata dalla Francia”, nome quest’ultimo che oltre all’attuale territorio francese comprendeva la Valle del Reno e i Paesi Bassi.
In quel periodo crebbe anche il traffico lungo la Via che si affermò come il principale asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa, lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini.

Il pellegrinaggio nel tempo

Tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente.I luoghi santi della Cristianità erano Gerusalemme, Santiago de Compostella e Roma, e la Via Francigena rappresentò lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Infatti, i pellegrini provenienti dal nord percorrevano la Via per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso i porti pugliesi, dove s’imbarcavano verso la Terrasanta. Viceversa i pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord, per arrivare a Luni, dove s’imbarcavano verso i porti francesi, o per proseguire verso il Moncenisio e quindi immettersi sulla Via Tolosana, che conduceva verso la Spagna. Il pellegrinaggio divenne presto un fenomeno di massa, e ciò esaltò il ruolo della Via Francigena che divenne un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. 
Le fonti itinerarie
È soprattutto grazie ai diari di viaggio, e in particolare agli appunti di un illustre pellegrino, Sigerico, che possiamo ricostruire l’antico percorso della Francigena. Nel 990, dopo essere stato ordinato Arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV, l’Abate tornò a casa annotando su due pagine manoscritte le 80 mansioni in cui si fermò a pernottare. Il diario di Sigerico viene tuttora considerato la fonte itineraria più autorevole, tanto che spesso si parla di “Via Francigena secondo l’itinerario di Sigerico” per definire la versione più “filologica” del percorso.
 
Crescita e decadenza della Via Francigena
L’uso crescente della Francigena come via di commercio portò a un eccezionale sviluppo di molti centri lungo il percorso. 
La Via divenne strategica per trasportare verso i mercati del nord Europa le merci provenienti dall’oriente (seta, spezie) e scambiarli, in genere nelle fiere della Champagne, con i panni di Fiandra e di Brabante. Nel XIII secolo i traffici commerciali crebbero a tal punto che si svilupparono numerosi tracciati alternativi alla Via Francigena che, quindi, perse la sua caratteristica di unicità e si frazionò in numerosi itinerari di collegamento tra il nord e Roma.
Tanto che il nome cambiò in Romea, non essendo più unica l’origine, ma la destinazione. Inoltre la crescente importanza di Firenze e dei centri della Valle dell’Arno spostò a Oriente i percorsi, fino a quando la direttrice Bologna-Firenze relegò il Passo della Cisa a una funzione puramente locale, decretando la fine dell’antico percorso.
DIARIO

Quest'anno il trekking di primavera del CAI è sulla via Francigena e io non posso non approfittarne, essendo un cammino ed avendone già fatto un pezzo, da Fidenza a Massa Carrara.
Siamo in 21 del CAI Varese. Bel gruppo, molto motivato e affiatato! Ottimo clima!

28 aprile
Siena - Lucignano d'Arbia 
20 km
Lasciamo una affollatissima Siena per immetterci subito prima nella Val d'Arbia che più avanti diventerà Val d'Orcia per fare la prima tappa tutta nel pomeriggio, già con un caldo piuttosto torrido.



29 aprile 
Lucignano d'Arbia- San Quirico d'Orcia 
35 km
Tappa massacrante...
Siamo nel cuore della Val d'Orcia, il paesaggio si sussegue tra colline e filari di vigneti e di cipressi, campi di colza gialli e campi di grano ancora verde.
Costeggiamo la collina di Montalcino. Lì i filari promettono tra i vini migliori e i casolari si abbinano benissimo al contesto.
Agriturismo gestito da una ragazza scappata da Erba e radicata qui. Piuttosto intraprendente, assieme alla di lui madre,  ha "costretto" il proprietario di questa villa a fare qualcosa per portarsi a casa la pagnotta avviando il servizio di affittacamere che si affaccia proprio sulla strada bianca della Francigena.






30 aprile
San Quirico d'Orcia- Radicofani 
0 km (30 km)
Una insolazione che mi ha fatto tremare tutta la notte e una tosse che diventa bronchite con antibiotici mi costringono oggi a fermarmi. Sono uno straccio e devo recuperare. Assieme ad alcuni bloccati invece dalle fiacche raggiungo Radicofani in auto. Così ho la possibilità di visitare la fortezza che domina la città, veramente grande e imponente, legata a quello che qui è considerato l'eroe e il Robin Hood dei tempi, Ghino di Tacco, che nella rocca ha anche abitato tra il 1300 e il 1303.





1 maggio
Radicofani - Acquapendente 
26 km
Entrare nel Lazio fa cambiare decisamente il paesaggio, un po' meno collinare e soprattutto scompaiono vigneti e casolari magnifici ma compaiono campi di grano e casolari abbandonati. Qui l'economia non è più basata su vini pregiati ma su pastorizia e agricoltura, quindi la terra è un po' più povera e a volte abbandonata.
Oggi è domani le previsioni danno pioggia che arriverà ma tutto sommato senza grossi disagi. Le strade non sono particolarmente infangate e coprizaino e ombrellino bastano e avanzano.






2 maggio 
Acquapendente - Bolsena
24 km

Tratto caratterizzato da campi di grano ancora verde puntinati di rosso papavero e di giallo non so cosa. Abbastanza presto vediamo il vulcanico lago di Bolsena ma il sentiero continua a tenerci alti, portandoci su e giù continuamente e facendoci scendere a livello del lago solo dopo molti km.
Ciò mi crea molta irritazione perché questo non è il percorso del pellegrino che non aveva certo tempo di fare il turista ma seguiva la via più breve per arrivare alla meta e non certo la via più tortuosa e con un sacco di dislivello inutile... Ai tempi avrebbe seguito la Cassia, ora troppo trafficata.
Bolsena è una città con un centro storico veramente carino dominato da una rocca.
Qui finisce la ns francigena di quest'anno. Un pulmino ci porta ad Orvieto a prendere un treno per Bologna e poi uno per Milano e poi uno per Busto. Roma sarà X la prossima volta.







SIENA - PONTE D'ARBIA


PONTE D'ARBIA - SAN QUIRICO D'ORCIA


SAN QUIRICO D'ORCIA - RADICOFANI 1

SAN QUIRICO D'ORCIA - RADICOFANI 2


RADICOFANI - ACQUAPENDENTE


ACQUAPENDENTE - BOLSENA