martedì 1 agosto 2017

Abruzzo estate 2017 - cammino dei briganti






"Camminante, son tus huellas el camino y nada mas.
Caminante, no hay camino, se hace camino al andar".

"Viandante, sono le tue orme il cammino, e niente più.
Viandante, non esiste cammino, il cammino si crea camminando".
(Antonio Machado, Cantares )

Paolo Rumiz ha scritto: " è più facile che un lombardo conosca l'Indonesia che l'Abruzzo".
Anche se non sono mai stata in Indonesia ma cmq in posti a latitudini decisamente diverse, è quindi decisamente vero anche per me.
Sulla carta questo cammino non è spirituale, infatti non c'è di mezzo nessun santo; ma come si fa a dire che un cammino non è comunque spirituale, quando ti confronti con il tuo corpo, la tua forza e capacità di resistenza, la natura circostante  e i pensieri che nascono dentro di te passo dopo passo?
Forse non è possibile separare la parola cammino dalla parola spirituale, non c'è l'uno senza l'altro.

Un po' di storia sul cammino dei briganti che io e Monica andiamo ad iniziare.
Siamo nel periodo attorno all'Unita' d'Italia, tra il 1861 e il 1870. In questa zona, tra Marsica e Cicolano, passava il confine tra il Regno Borbonico delle due Sicilie e lo Stato Pontificio e molti si ribellarono al nuovo status, cioè l'arrivo dei Savoia e della sua Guardia Nazionale. Dandosi alla macchia, uomini e donne si trasformarono in clandestini e quindi in briganti. Non riuscirono a prevalere sull'esercito del nuovo regno d'Italia ma rimane comunque la loro storia e il tentativo di fare i partigiani, di lottare X la propria terra. E rimangono ovviamente i territori X cui hanno combattuto, che forse non sono così cambiati da allora.

E adesso un po di geografia... 

Da Wikipedia: 

(In questo momento Wikipedia  è il posto più comodo dove andare a cercare una definizione, nella fattispecie quella del luogo da cui parte la nostra- mia e di Monica - esplorazione dell'Abruzzo).

La Marsica è una subregione dell'Abruzzo montano che comprende trentasette comuni della provincia dell'Aquila per un totale di circa 134 000 abitanti. Il suo centro principale è Avezzano, considerata città-territorio. Posizionata al confine dell'Abruzzocon il Lazio è collocata intorno alla piana del Fucino, tra il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, la piana di Carsoli e la valle Roveto. Confina a nord con l'aquilano, ad est con la valle Peligna, a sud con la Ciociaria e la catena montuosa degli Ernici, infine ad ovest con le catene montuose dei Càntari, dei Simbruini e con l'alta valle dell'Aniene.

La Marsica deriva il suo nome dall'aggettivo Marsicus, relativo ai Marsi, popolo italico di lingua osco-umbra, stanziato nel I millennio a.C. nel territorio circostante il lago Fucino.

Libri da cui cominciare il nostro viaggio:

"Fontamara" di Ignazio Silone

"Il respiro leggero dell'Abruzzo", racconti a cura di Dacia Maraini e Paolo Di Paola.

Orizzontalità e verticalità 

Una bella riflessione tratta da un libro che sto leggendo, scelto in occasione di questo nuovo cammino: "il sogno del drago - dodici settimane sul Cammino di Santiago da Torino a Finisterre" dello psicoatleta Enrico Brizzi, ed. corriere della sera. Una riflessione sul camminare versus andare in montagna.

Franco Brevini in "alfabeto verticale" scrive: "non è un caso che l'alpinismo sia nato nell'età del trionfo dell'individualismo, mentre in epoche precedenti nessuno aveva mai manifestato alcun ragionevole interesse verso realtà tanto scomode e pericolose come le montagne. (...) lo scalatore incarna una nuova individualità eroica, che vuole affermare titanicamente se stessa, conquistando la natura là dov'è essa appare più spaventosa e indomabile".

Secondo lui, in ultima analisi, Comici, Bonatti, Maestri, Casarotto e gli acrobatici climber delle ultime generazioni sono legati in maniera indissolubile dalla comune fedeltà al pronome della prima persona singolare.

Continua Brizzi: "ti appare mirabile che, per analogia e per differenza, queste stesse categorie illuminano alla perfezione l'universo di voi "orizzontalisti" del XXI secolo consacrati ai viaggi a piedi.

Anche voi andate in cerca del sublime, così come lo descrive Kant, ovvero di quelle cose che "elevano le forze dell'anima a di sopra della mediocrità ordinaria, e ci fanno scoprire in noi stessi una facoltà di resistere interamente diversa, la quale ci dà il coraggio di misurarci con l'apparente onnipotenza della natura".

A differenza dei vostri cugini alpinisti e arrampicatori, però, non vi caricate uno zaino in spalla per sfidare in solitudine il rischio della morte improvvisa; all'io del verticali sta, creatura minuscola e vulnerabile appesa a una parete strapiombante, pronta a trasformarsi in muscolare eroe eponimo di una nuova via, opponete un plurale "noi", scheggia di popolo in marcia lungo percorsi battuti dalle moltitudini del passato e ormai bel segnalati, che il punto non è dimostrarsi unici, speciali o fortissimi, ma umili a sufficienza da rinunciare agli allori come a un orpello del passato, capaci di condivisione, interessati all'altro.

È questo lo spirito più autentico del vostro tempo: imparare daccapo a stare assieme, fare squadra, spronarli a vicenda, conoscersi e riconoscere che non si è poi così diversi dagli altri. (...)

Se i vostri percorsi hanno qualcosa di grandioso non è certo la difficoltà; la vostra "facoltà di resistere" si misura con la durata degli itinerari, la capacità di adattamento sul lungo periodo e l'abilità nel distinguere le orme di quanti vi hanno preceduto. E anche quando si parte da soli, come ben sapevano i pellegrini medievali, si va sempre in cerca di un compagno col quale condividere la strada, o perlomeno di sguardi, racconti, situazioni umane in grado di caricare il viaggio di senso.


Primo giorno

Roghi

Usciti dalla cocente Roma, il primo spettacolo che ci presenta all'altezza di Tivoli è la collina che brucia. Tutta la natura è gialla, cotta dal sole; vedere dall'autobus le fiamme che lambiscono le case fa impressione e sulle strade è un continuo passaggio di sirene dei pompieri o della protezione civile. Il bus deve deviare il percorso, le strade sono bloccate, l'autostrada è sovrastata dal fumo e sopra le teste ci passa un elicottero con il suo carico d'acqua. Alla sera veniamo a sapere che a Tivoli ci sono stati due morti.

Acqua 

Arrivati al primo b&b del nostro percorso, ci rendiamo conto che la situazione è drammatica anche per le famiglie e quindi per le strutture ricettive perché non c'è acqua e ci viene chiesto di limitarne il più possibile l'uso in camera. Oggi hanno dovuto richiedere una cisterna. Temo che troveremo lo stesso problema anche più avanti, lungo il cammino. E invece non è proprio così. Con l'entrata nel Lazio la questione cambia, qui c'è acqua e nel giro di pochi km passi da paesi che hanno l'acqua razionata tutto l'anno a paesi con piscine e che innaffiano il giardino due volte al giorno.

Turismo

Noi abbiamo scelto questo percorso in primis per proseguire la nostra propensione verso i cammini e poi per aiutare il turismo e quindi l'economia di una zona danneggiata dal terremoto. A detto del nostro gestore di b&b, Sembra però che siano stati poche gli italiani a pensarla come noi; qui speravano che, dopo la Toscana, ormai sovraffollata, la gente si orientasse su Umbria e Abruzzo e invece purtroppo non è così. Il risultato è che l'economia non gira e la gente abbandona queste terre. L'unica cosa che sta portando gente da queste parti è appunto il cammino dei briganti. Partito inizialmente come percorso da farsi con gli asini, adesso invece si è aperto ai semplici camminatori e forse sta funzionando.


Secondo giorno

Prima tappa, da Casale le crete, fino a Poggio Filippo, San Donato, sarzano e infine Santo Stefano di Marie. Tappa media, circa 20 km ma avendo fatto delle deviazioni non siamo in grado di quantificare esattamente. Appena uscita da casale le crete non abbia o trovato le indicazioni che ci avevano dato è abbiamo fatto un altro percorso. Siamo cmq arrivate. Tappa caratterizzata soprattutto nella seconda parte dal gran caldo e dal sole che ci ha cotto il cervello con poco riparo.

Stamattina abbiamo scoperto che luca e Fabiana, i gestori de le crete, sono quelli che hanno contribuito a riscoprire questo cammino e hanno anche scritto il libro. Qui l'acqua va usata con molta parsimonia.

La nota positiva è aver trovato un B&b a San Donato dove abbiamo pranzato nella casa dei due gestori, Marcello e Giulia. Ottimo pranzo con prodotti della terra (ci hanno chiesto una offerta). Questa coppia di giovani pensionati ci ha colpito perché da un anno hanno deciso di accettare la sfida di aprire  un b&b ma soprattutto hanno la giusta mentalità e iniziativa su come attirare il turismo, sul fatto che il turismo e quindi il cammino può essere un giusto rilancio X una terra abbandonata da tutti, in primis i giovani, dove tutti i campi coltivati sono ormai stati abbandonati e si preferisce spostarsi nelle città un po' più grosse o a Roma a fare affari. Dopo pranzo Marcello ci accompagna con la sua jeep che sale i pendii più verticali in cima alla collina sopra San Donato da dove si domina tutta la valle e si possono vedere anche le ns destinazioni odierne ad eccezione di santo Stefano, dietro la collina.



Compagni

Stasera abbiamo conosciuto i primi compagni di cammino: una coppia padre-figlio, Massimo e Alessandro, di settimo milanese e una coppia di Roma, Fabrizio e Angela. Oggi hanno fatto tutti la prima tappa di 5 km... Ci hanno guardato strano quando abbiamo detto loro i km che avevamo fatto oggi...

Terzo giorno

Tappa da Santo Stefano di Sante Marie a Nesce, via Valdevarri e Poggiovalle, 14 km.

Percorso un po' impegnativo per il dislivello (comunque non esagerato) e il caldo, ancora molto forte. Fortunatamente oggi troviamo un po di fontanili e quindi la riserva d'acqua e la possibilità di refrigerarsi sono garantiti. Oggi percorriamo buona parte della tappa con Massimo e Alessandro, padre e figlio conosciuti ieri; a Poggiovalle ci raggiunge la coppia romana. A Nesce dormiamo tutti nella tenuta Morelli, assieme ad una coppia, questa volta di madre e figlia.

I paesi che attraversiamo sono veramente quasi deserti, per lo più abitati da vecchi o da romani che vengono qui X le vacanze. Roma dista solo un'ora. Il problema è che nessuno di questi villaggi ha un posto di ristoro, un bar, un negozio. Non c'è niente!!! Io elemosino un frutto ad una signora e arrivo a fine tappa morta di fame. Anche le birre, il nostro integratore preferito, scarseggiano e questo è un vero dramma...


La sera ci troviamo a trascorrere cena e dopocena noi otto viandanti. Prima di cena abbiamo il tour turistico col signor Morelli che ci illustra alcuni pezzi archeologici di sua proprietà trovati nella zona. La sua tenuta èveramente enorme e racchiude dei casali molto belli che lui vorrebbe restaurare. Tutto questo paese gira attorno alla storia della famiglia Morelli che sono sì stati dei tenutari della zona ma hanno anche avuto dei rapporti coi briganti, probabilmente loro dipendenti. Hanno portato l'acqua in questo paese e una foto del 1907 raffigura l'inaugurazione del fontanile al centro della piazza. 

L'agriturismo è ornato di mobili antichi e oggetti della tradizione ma la cifra caratteristica di questo posto è la cuoca Franca, donna sarda probabilmente sposata con uomo in loco, molto originale, servile ed ospitale, che cucina benissimo. Una vera sagoma!

Nella foto il gruppo degli otto con la cuoca Franca, quella col cappello da cuoca!


Quarto giorno

Da Nesce a Santa Anatolia, via Villarose e Spedino, circa 17 km

Abbandoniamo la nostra Castellana Carmen, nobile acquisita X matrimonio con il sig. Morelli, per fare una tappa di media lunghezza e con un dislivello medio-basso ma quasi completamente esposta al sole. Oggi è ancora una giornata molto calda e ne soffriamo tutti.

Ormai il gruppo di viandanti si è attestato sugli otto elementi e lo spirito è quello dei veri cammini: solidarietà, confidenze, amicizia, unità, condivisione. E meno male che viaggiamo assieme perché in alcuni punti il sentiero è di difficile interpretazione e onestamente mi sarei persa...

Dopo un frugale pranzo a Spedino, l'unico villaggio nei dintorni che offre un bar, ci dividiamo: Alessandro e massimo, Angela e Fabrizio vanno a Cartore mentre noi con Giada e la mamma andiamo a Santa Anatolia dove ci aspetta la Tenuta Placidi che tiene abbastanza fede al nome altisonante ma soprattutto ha la piscina! La colazione invece lascia molto a desiderare.

Questo paese offre un bar alla pro loco che apre quando la donna che lo gestisce non si addormenta... e un solo ristorante che magari, tipo stasera, chiude per una festa privata...


Quinto giorno

Trasferimento da Santa Anatolia a Cartore, gita al lago della duchessa, 12 km circa


Da ieri siamo nel Lazio e precisamente nel Cicolano, domani torniamo in Marsica e quindi in Abruzzo.

Oggi gita solitaria verso il lago della duchessa, il dislivello è troppo importante per Monica che quindi riposa a Cartore.

La salita è molto diretta e sale velocemente all'interno di una bellissima faggeta con una umidità spaventosa. Si sbuca su un bel pianoro che sale più dolcemente verso il lago della duchessa che ormai è uno stagno, visto che non piove da mesi.  Gli animali presenti sono mucche, cavalli con il campanaccio al collo e pecore.


Con due ragazzi romani raggiungo il cocuzzolo dei briganti, da dove si domina la valle e i briganti potevano vedere se qualcuno entrava nella vallata. Al ritorno mi fermo a mangiare da Americo, il mitico casaro presente anche sul libro del cammino, che mi fa vedere la sua riserva di formaggi(quest'anno non ha fatto quasi niente), me ne regala anche un pezzo e mi invita a pranzo. Così mi ritrovo a mangiare in un casale con un signore e i suoi tre amici assieme ai tre nipoti di Americo.È incredibile come questi sconosciuti mi abbiano fatta sentire a casa offrendomi i prodotti della loro terra, i racconti della loro terra, le loro storie di vita, passate e presenti. Li lascio con la promessa che ritornerò. Chissà... È stato un incontro magico, veramente speciale e la sensazione non mi lascia per tutto il viaggio di ritorno.


Cartore è proprio un posto speciale, un bellissimo borgo abitato da quattro persone. Tutto il resto è adibito agli ospiti. Il ristorante legato al b&b è veramente ottimo e serve piatti speciali. Stasera a cena ritroviamo con piacere Massimo e il figlio Alessandro che dormono con noi perché oggi si sono persi e si aggiunge Filippo da Pesaro, che di cognome fa - manco a dirlo - Briganti.


Sesto giorno

Da Cartore a Casale Le Crete via Rosciolo, Magliano de Marsi, Scurcola Marsicana, 23 km

Lasciamo Cartore dopo una bella chiacchierata con Marco che gestisce camere e ristorante in questo bellissimo borgo, che ha messo da parte la sua laurea in ingegneria informatica per buttarsi in questa attività con la compagna Anna.

Da Cartore al passo delle forche abbiamo la compagnia della pioggia che finalmente scende su questa terra, ma ancora troppo scarsa. Ritorniamo in Abruzzo e passiamo da Rosciolo, bel borgo medievale unico sopravvissuto  al disastroso terremoto del 1915. 


Da qui continua una lenta discesa a valle prima a Magliano dove mangiamo e incontriamo di nuovo Filippo che ci accompagna fino a Scurcola. 

L'ultimo pezzo nel bosco fino a Sorbo e infine Le Crete sembra non finire mai... Arrivati al Casale il cammino finisce dopo una tappa lunga e varia.


Settimo giorno

Oggi giornata dedicata al trasferimento da Casale le crete a L'Aquila, con tutti i mezzi pubblici che troviamo a disposizione. Riusciamo ad evitare fino a sette ore di viaggio (!) avendo anche il tempo di visitare Tagliacozzo che è veramente carina e viva, classico borgo sviluppato sul verticale, come spesso accade qui in Abruzzo.
Camminare per L'Aquila è misurarsi con una realtà che noi non riusciamo a capire completamente. Non so com'è vivere in una città colpita dal terremoto. Metà forse dei palazzi di questo magnifico centro storico sono stati ristrutturati molto bene e hanno riacquistato il loro splendore, il resto è ancora puntellato e coi ponteggi e lo splendore si intravede. La sera qualche ristorante e locale consentono un po' di vita notturna ma il giorno in cui L'Aquila risorgerà è ancora lontano...
È stato doveroso per noi venire a L'Aquila, non potevamo venire in Abruzzo e non passare di qui.


Ottavo giorno

Trasferimento da L'Aquila a Santo Stefano di Sessanio nel parco del Gran Sasso



Finire un cammino è sempre un po' un lutto e anche se la vacanza non è finita rimane la nostalgia di una magia che si è rinnovata un'altra volta ma poi si è di nuovo dissolta e tornerà solo con il prossimo zaino e il prossimo cammino. Le nostra scarpe hanno ancora un po' di km da percorrere ma quella sensazione è ormai rimasta alle nostre spalle.
Lasciamo L'Aquila con il fiato e il cuore sospesi. Oggi la nostra meta è raggiungere il Gran Sasso dove ci fermeremo per ben tre giorni nello stupendo borgo di San Stefano di Sessanio da cui si dipanano molti sentieri. Anche qui ci sono i segni del sisma; il più evidente è il crollo della torre medicea che era uno dei simboli del villaggio. Ci si perde nelle viuzze che salgono e scendono. Notiamo che questa è decisamente una meta molto turistica e c'è parecchio movimento.
In questo viaggio abbiamo scoperto che è più facile, coi mezzi pubblici, girare l'Italia da nord a sud che da est a ovest.

Nono giorno

Rocca Calascio, Calascio e ritorno a Santo Stefano, a naso sui 15 km



A pochi km da Santo Stefano ci sono i resti di una bella Rocca le cui origini arrivano all'anno Mille ma in seguito è stata ampliata e rifatta anche a seguito di sismi disastrosi nel '400 e nel '700 dalla famiglia Piccolomini prima e Medici dopo. Ci sono dei volontari che fanno la visita guidata, fanno piccole manutenzioni e vendono prodotti X autofinanziarsi. 


Oggi è ferragosto e tanti hanno scelto di venire qui a fare la gita fuori porta o il picnic invece di passare le ore con le gambe sotto il tavolo.
Questa Rocca è legata a molti film, il più famoso Lady Hawke, che io non ho visto. Questa zona, essendo un altipiano molto brullo, è usata come location per molti film western.
Noi posticipiamo il pranzo di ferragosto alla sera. A pranzo ci siamo concesse un piccolo panino con il formaggio di Americo, un uovo sodo e mezza mela...


Dalla Rocca si vede il Corno Grande, 2mila9cento e qualcosa, la vetta più alta degli Appennini ma vi si accede da Campo imperatore e purtroppo per andarci dovremmo tornare a L'Aquila. Girare l'Abruzzo solo coi mezzi non è agile...



Decimo giorno



Oggi ultimo giorno dedicato al camminare. La meta è un lago ma dopo un bel po' la traccia si perde nel prato e non si capisce più dove andare. Vaghiamo un po' per i monti ma ritroviamo la strada del ritorno. Anche senza meta, abbiamo camminato parecchie ore e alla fine la stanchezza si sente, soprattutto perché X tutto il giorno non troviamo alberghi sotto cui ripararci. A fine giornata siamo mezze ustionate e con dei segni imbarazzanti che domani al mare ci renderanno ridicole...
Concludiamo la nostra sosta a Santo Stefano con una cena nel ristorante del camping, lo stesso di ieri sera. Si rinnova il piacere di cibo tanto buono e dopo un ultimo giro in piazza a nanna. Siamo stanche morte e domani ultimo trasferimento al mare!


Undicesimo giorno

Trasferimento da Santo Stefano di Sessanio a Montesilvano, via L'Aquila

Nella sosta a L'Aquila abbiamo tempo di visitare la Basilica di Collemaggio, bellissima chiesa del '200 voluta da Celestino V, rimasta danneggiata dal sisma  del 2009 e quindi chiusa X restauro. La vista della sola facciata merita comunque la visita.È l'ultimo sprazzo di vero Abruzzo che vediamo prima di catapultarci sulla costa. È vero, siamo ancora in Abruzzo ma il mondo dove siamo ora non c'entra niente con tutto quello che abbiamo lasciato alle spalle, i monti, i borghi, l'ospitalità della gente, la pace e la serenità, il cielo stellato, i silenzi. Qui siamo due marziane e la sensazione di straniamento è totale. Siamo al sesto piano ma si sente la musica che arriva da un bagno sotto e... Vorrei tornare al vero Abruzzo. Che nostalgia!


Dodicesimo e tredicesimo giorno 

Gli ultimi due giorni sono dedicati al riposo totale. Siamo totalmente spiaggiate su due lettini quasi di fronte al mare e i gestori del bagno ci hanno praticamente adottato con la loro cordialità e ospitalità. Come sempre in questi casi l'unica preoccupazione è quando fare il bagno, mettere la crema o andare a mangiare o a dormire. Diciamo che questo riposo ci voleva ma vorremo tanto tornare indietro all'Abruzzo che abbiamo lasciato alle nostre spalle.

In queste vacanze ho scoperto un pezzo d'Italia che non conoscevo  e che adesso ho tanta voglia di conoscere meglio. Ho incontrato bellissime persone, ho visto luoghi inaspettati, borghi di una terra italica ormai dimenticata e abbandonata, che forse non ha ancora trovato il momento giusto per emergere e per investire nel turismo ed è ancora una gemma non tagliata. Il terremoto la rende una terra fragile, che scatena tante paure e forse anche giuste prudenze. Ma abbandonarla e dimenticarsi di lei sarebbe un crimine.