giovedì 6 aprile 2023

Via degli dei - 6-11 aprile 2023

Bologna-Firenze 136 km, dislivello +4300 circa

Dopo la Pasqua dell’anno scorso è tornata la tradizione di fare un viaggio/cammino (che in passato è stato anche una biciclettata), appunto nel periodo pasquale. Del resto il clima ci dice instancabilmente e indelebilmente che sarà sempre più difficile fare un cammino in estate, a meno di andare in quota. Ecco quindi l’idea di proporre un itinerario per la Pasqua 2023 tra i più gettonati in Italia e tra i miei desiderata da tempo: la via degli dei che collega Bologna a Firenze.

Quest’anno i compagni di viaggi sono Carlotta e Damiano, inaspettatamente diventati appassionati di cammini, e Federica, amica ed ex collega insegnante.

Innanzitutto diciamo che la via degli dei trova le sue origini nell’antica epoca romana, quando i romani nel 187 a.C. Ripresero una via etrusca e la sistemarono chiamandola Flaminia militare, per collegare Arezzo a Roma attraverso gli Appennini.

Riscoperta negli anni ‘80 da escursionisti bolognesi ma - ci dicono i locali - ancora prima da tedeschi che passavano di qui alla scoperta di questi territori.



1 tappa: Bologna- Badolo  25 km, dislivello +800 mt.

La prima tappa parte dal centro di Bologna, subito dopo aver recuperato la credenziale del cammino che testimonierà di averlo fatto tutto, e precisamente da piazza Maggiore davanti alla cattedrale di San Petronio. Dopo esserci allontanati dal centro, usciamo da Bologna e imbocchiamo il porticato di San Luca, lungo circa 4 km e ora riconosciuto Patrimonio dell’Unesco, alla fine del quale si giunge alla chiesa di San Luca, posta su una collina che domina la città. Gli archi del portico sono 666 come il numero del diavolo, dice la guida… qui si teneva un tempo una lunga processione. L’interno della chiesa non è un granché ma la vista dal giardino prospiciente è notevole.



Dopo una breve sosta (in cui dimentico gli occhiali da vista sulla panchina…) ripartiamo in direzione Casalecchio di Reno. Il sentiero scende velocemente e ci porta al Reno che costeggiamo per un po’ di km.

Nel frattempo abbiamo già incrociato molti camminatori (mi viene da chiamarli pellegrini anche se questo non è un cammino religioso), quasi tutti ragazz* in età universitaria. Dopo aver attraversato un’oasi ( in cui io trovo un paio di occhiali da vista, più belli dei miei che mi vanno benissimo per leggere da vicino con le lenti), facciamo una piccola deviazione per vedere il ponte di Vizzano, un ponte molto bello di inizio ‘900, fatto costruire da una maestra che voleva che i suoi alunni andassero a scuola senza impedimenti, come ad esempio le piene del fiume.



Dopo un tratto su asfalto ritorniamo sullo sterrato e la strada inizia a salire in maniera costante. La tappa finisce sulla cima di un colle. Nel frattempo attorno si stendono le colline bolognesi. Ad un certo punto vediamo il cartello Nova arbora, il nome del ns agriturismo, una bella casa immersa in un giardino botanico. Anche gli interni non tradiscono la bellezza esterna e il contesto è decisamente rurale.

Ma la sorpresa di oggi sarà la cena. Abbiamo scelto una Hostaria a circa un km e mezzo da dove dormiamo. Alla modica cifra di 3€ ci facciamo accompagnare e venire a prendere. Antipasti tipici bolognesi (simil gnocco fritto), primi e dolci fatti in casa. Una cena superba, degna di questa tappa che si è allungata più del previsto.

Clima oggi caldo, solo a tratti fresco. Assenza di nuvole.

Qui all’uscita del primo agriturismo.

2 giorno: Badolo- Madonna dei fornelli 28 km. Dislivello +1200

La prima parte di questa tappa ci porta alla famosa Roccaforte del Pliocene, una conformazione di roccia posta in mezzo alla vallata che parte da Sasso Marconi per 15 km. Tra i 2 i 5 milioni di anni fa qui c’era il mare, un clima tropicale e la Pianura Padana era ben lontana dal formarsi. Adesso c’è questa roccia a cui è stato dato il nome di Monte Adone. Si chiama Riserva Naturale Contrafforte Pliocenico. Il monte Adone è alto 655 metri e spazia sulla valle da cui arriva il rumore della autostrada. Questo e altri monti, come il monte Venere, portano il nome di antiche divinità ed è il motivo per cui a questo cammino è stato dato il nome di via degli dei.


Il sentiero che porta alla cima è piuttosto ripido e quindi abbastanza velocemente si percorrono i 300 mt di dislivello. Dalla vetta si scende di nuovo a valle per raggiungere il paese di Monzuno. Usciti dallo sterrato molti si fermano alla fermata del bus per evitare l’asfalto o perché sono visibilmente provati. Noi invece siamo duri e puri e percorriamo faticosamente gli ultimi 5 km che ci separano dalla nostra pausa pranzo. Arriviamo abbastanza provati ma siamo solo al sedicesimo km. Ci infiliamo nel primo ristorante che troviamo (non che ce ne siano tanti) e sembriamo catapultati negli anni ‘60, forse anche in un libro di Guccini-Macchiavelli. A parte un gruppo di ragazzi americani, gli altri sono tutti anziani del villaggio che usano pranzare all’osteria. Li si sente discutere in dialetto dei più svariati argomenti.

Usciti da Monzano affrontiamo un tratto veramente bello del cammino che ci porta dapprima in una zona di castagni. Qui queste piante sono molto diffuse perché una volta la farina di castagne era un sostituto valido della farina di mais o grano. Il sentiero continua a salire verso un monte con una terribile antennona, poi di nuovo discende alla località Croci, all’altezza di un parco eolico e di nuovo risale verso la ns destinazione che è Madonna dei fornelli. Questo è un paesino che probabilmente è tornato a vivere solo grazie al passaggio della via degli dei che qui ha una sosta molto frequentata.

Dopo vari tentativi di trovare un ristorante tipico siamo obbligati a mangiare nel ristorante del ns albergo, classico albergone anni ‘60. Nel gruppo io sono quella che ha rivalutato questo posto perché ha un sacco di pregi, anche se datato. Oggi con la cucina però non ci abbiamo azzeccato tanto, quindi a cena ci organizziamo per prenotare per i giorni successivi presso alcuni ristoranti interessanti.

Questa mattina abbiamo stabilito che Damiano è il ns maschio alfa perché ci apre le confetture al mattino a colazione. Invece Carlotta è la ns referente portale. Abbiamo una app che ci serve per seguire bene il percorso quando è un po’ incerto, anche se in genere è ben segnalato. Questa app, in alcuni punti significativi del cammino definiti portale, fornisce alcune informazioni storico- culturali su quel luogo. Noi però, quando Carlotta urla “il portale, il portale”, pensiamo sempre che all’improvviso si apra una porta che ci conduce in un’altra dimensione spazio temporale.



3 giorno: Madonna dei fornelli - Passo della Futa 15,5 km - dislivello +660
Iniziamo col dire che il ns maschio alfa questa mattina è diventato maschio omega: gli fa male un mignolino, non ha dormito parte della notte, alterna il raffreddore allergico a quello normale, insomma una chiavica… 
inoltre dobbiamo spiegare perché si chiama Madonna dei fornelli. Sembra che qui in passato ci fossero carbonai che facevano, appunto, il carbone. Ma ora partiamo.
Oggi è giornata scialla dopo la tappa di ieri, quindi colazione e partenza con calma…
Usciti dal paese si inizia a salire ma, come tutto il cammino, sarà un sali-scendi che, dopo poco più di 6 km ci porta ad un cippo che segna il confine tra Emilia e Toscana. 


Qui il paesaggio cambia e, tranne alcuni pezzi con conifere, il resto è tutta una immensa e bellissima faggeta, costellata da chiazze gialle di primule presenti in quantità industriale. 
Subito dopo il confine, in località Capannone, troviamo un signore che vende prodotti di prima necessità per viandanti. Compro una mela. 



In seguito, dopo una ennesima risalita, arriviamo al punto più alto dell’intera via degli dei, in località Banditacce a quota 1204. Qui c’è una campanella che la nostra ‘donna portale’ prontamente suona.


La tappa di oggi incrocia in più punti la via Flaminia Militare (di cui vi ho già parlato). Aggiungo però che è stata scoperta nel 1979 da due archeologi dilettanti. Nella foto qui sotto si intravedono i basolati romani sotto di noi.


Il pezzo toscano della tappa attraversa un territorio per nulla antropizzato e molto lontano da strade e in effetti la differenza rispetto al tratto emiliano si vede. L’unico neo è il passaggio di alcune moto-cross.
Quando ci avviciniamo al Passo della Futa, la nostra meta di oggi, si inizia a sentire un po’ di traffico e un po’ di moto ruggenti.



Raggiungiamo il nostro camping dove ci attende una bellissimo bungalow con una veranda che si affaccia sulla vallata. Non è proprio caldissimo ed è fornito solo di una stufetta microscopica.
Oggi il clima è a tratti assolato e a tratti nuvoloso, ma tendenzialmente freddo. E il freddo sarà il problema di questo soggiorno in bungalow.
Lasciato lo zaino, andiamo a visitare un cimitero tedesco a mezzo km dal campeggio. Questo è il più grande dei tanti cimiteri militari tedeschi costruiti in Italia negli anni ‘60. Questo sito si trova in territorio tedesco e c’è un reparto apposito che si occupa della manutenzione e che proviene ogni volta dalla Germania. È posto in una posizione bellissima davanti alla vallata e si conclude in cima con un monumento fatto a forma di guglia. Sono sepolti 30683 soldati, morti tra il ‘44 e il ‘45 sull’Appennino e recuperati successivamente dalle sepolture provvisorie sparse nella zona. Qui del resto siamo anche nella zona della Linea Gotica, l’ultimo tentativo dell’esercito tedesco di fermare gli alleati che arrivavano da sud, obbligando forzatamente le popolazioni locali a collaborare.
Nei volantini presenti in loco si legge l’intento di questi monumenti di essere un punto di partenza per la riconciliazione e l’amicizia tra popoli un tempo nemici.


Stasera ci aspetta la prima delle cene con cui dobbiamo recuperare la cucina un po’ approssimativa di ieri. Ma siamo in Toscana e quindi il menù cambia.
Per quanto mi riguarda l’esperienza della ristorazione toscana è stata pessima e non mi ha riconciliato per nulla. È quasi tutto esclusivamente carnivoro e la cameriera, invece di propormi qualcosa di alternativo, mi dice in maniera sbrigativa: spaghetti al pomodoro. Come direbbe una mia collega di inglese: bad vibes!

4 tappa: Passo della Futa- San Piero a Sieve km. 25,5 - dislivello +400 -1100 mt
La tappa di oggi si rivela più lunga di quanto ci aspettassimo. La maggior parte dell’itinerario si svolge dentro una faggeta infinita, bella ma dopo un po’ sempre uguale. Il meteo continua ad essere incerto e soprattutto ad essere caratterizzato dal freddo che ci seguirà fino a quando quasi non giungeremo alla meta. Sul sentiero alcune pietre con articoli della ns Costituzione.



Oggi i ragazzi sono tanti sul percorso e crediamo che buona parte giungerà a Firenze già domani.
Ad un certo punto ci fermiamo e ci dedichiamo al ns pranzo di Pasqua, costituito da (nel mio caso) il solito panino con mozzarella e pomodoro, da una piccola colomba e da un coniglietto di cioccolato della Lindt. Riprendiamo a camminare…


Dopo ancora un po’ di bosco finalmente se ne esce e ci si apre davanti un classico paesaggio toscano. Siamo nella zona del Mugello e si sente spesso rumore di motori sullo sfondo. Evitiamo il paese di Sant’Agata e facciamo gli ultimi 4 km su asfalto, attraverso però campi dai colori verdi più disparati e filari di cipressi sparsi qua e là. È un paesaggio veramente bucolico.


A San Piero ci accoglie Cosimo che gestisce il ns b&b. Personaggio interessante oltre che girovago del mondo. Ci racconta che questo è sempre stato il territorio dei Medici e infatti, sulla collina che sovrasta il paese, c’è una loro roccaforte, in restauro.
A cena finalmente ho modo di riconciliarmi con la cucina toscana. Primo, perché le cameriere cono gentili. Secondo, perché posso finalmente mangiare un piatto decente senza carne, in particolare i ravioli mugellesi ripieni di patate, prezzemolo e altro.
Dopo cena, davanti a una bella tisana, programmiamo gli ultimi due giorni, visto che il b&b di domani ci porta necessariamente un poco fuori dal cammino e quindi poi dobbiamo rientrare senza fare km inutili o troppo asfalto.

5 tappa: San Piero a Sieve- Bivigliano (Viliari) km. 21, dislivello +850
Dopo colazione salutiamo Cosimo; nel frattempo abbiamo scoperto che da ragazzo ha fatto l’attore in alcuni film e poi si è dato al teatro.
Uscendo da San Piero, mentre allestiscono un mercato dell’antiquariato e recuperiamo un panino per la pausa pranzo, iniziamo a salire e costeggiamo la fortezza medicea in fase di restauro da tempo. Dopo un’oretta ne raggiungiamo un’altra, meglio conservata, con un bellissimo torrione, il Trebbio.



Davanti abbiamo la bellissima vallata con il nostro sentiero che risalta con la sua striscia ocra.
Poco dopo troviamo una tenerissima bambina con la sua nonnina che con il suo blocchetto chiede ai viandanti da quale paese provengono.
Ecco l’ultima salita del nostro cammino (poi scopriremo che non è affatto così…) che ci porta sul monte Senario dove si trova un bel convento. Qui più o meno tutti facciamo la pausa pranzo e anche qualcuno venuto in auto per la Pasquetta. Non si vede però nessuna griglia nei dintorni.
Dopo aver preso il liquore fatto dai monaci di questo convento, usciamo dal sentiero perché dobbiamo raggiungere Bivigliano nella località di Viliani, dove c’è il nostro b&b di Massimo. È posto in una bella posizione assolata tutto il pomeriggio e noi, essendo arrivati presto, ne approfittiamo per scaldarci un attimo. In questi giorni il vento freddo ci ha sempre inseguito, anche con il sole, e le innumerevoli pause fatte durante il cammino erano per lo più dovute al mettere/togliere indumenti.
Stasera siamo a cena da Massimo e Caterina, la moglie. Abbondante è sicuramente l’aggettivo che più si adatta a questa esperienza e questa coppia sono due ospiti generosi. Del resto gestiscono un bar da 20 anni. Usciamo dalla cena contenti ma abbastanza provati…
Una nota da segnalare è la mission che Damiano si è dato di raccogliere le cartacce che trova sul sentiero. Gli fa ovviamente onore e recupera così la sua posizione di maschio alfa!
Oggi è stata decisamente una bella tappa, piena di Toscana con i suoi verdi, le sue colline, i suoi cipressi, i suoi casali meravigliosi. E ovviamente i suoi viandanti!
Nel frattempo abbiamo risolto la questione itinerario e domani rientreremo nel sentiero senza grandi deviazioni. 



6 tappa: Bivigliano- Fiesole- Firenze (21 km, dislivello +400 mt)
Lasciamo il nostro ospite con due note gravemente negative. Le lenzuola dei letti sono fatti di materiale sintetico… terribile… la colazione è costituita da brioche e succhi di frutta che ci aveva lasciato il giorno prima e che noi, inconsapevolmente, avevamo preso come merenda. Alla sera cerca di rimediare dandoci di nuovo delle briosche, quindi la colazione manca di caffè, te’, ecc. inoltre il bar vicino a casa oggi ha deciso di chiudere. partiamo già male…
Dopo un km e mezzo circa ci ricongiungiamo con la via degli dei. La prima tappa intermedia è la vetta delle croci a 516 mt., che non è una vera e propria vetta. Per arrivare al punto più alto di oggi dobbiamo salire ancora di circa 250 mt. Già da un po’ però il sentiero è uscito da un bellissimo bosco ed è sbucato su una radura e la vista si apre prima su Fiesole e poi su Firenze. Si vede già il cupolone (come lo chiama Damiano) di Brunelleschi. Peccato che la giornata non è limpida come ieri. 



A questo punto il sentiero inizia veramente a scendere e questa volta per sempre. Dopo un po’ arriviamo all’asfalto e ormai è chiaro che stiamo rientrando nella civiltà. 



Ecco Fiesole, bellissima città che sovrasta Firenze con una bella piazzetta dominata da una torre.
È giusto l’ora di pranzo e quindi entriamo in una trattoria molto pittoresca dove finalmente io mi concilio col cibo e faccio un pranzo degno di questo nome dopo una settimana di deprivazioni e noia (leggi: panini solo con mozzarella e pomodoro e piatti di spaghetti e pomodoro).
Ormai da ieri abbiamo deciso che il nostro cammino si conclude a Fiesole (del resto alcuni lo fanno finire proprio qui). Vogliamo risparmiarci i 10 km di asfalto che separano questa città da Firenze, così possiamo goderci un po’ del capoluogo toscano anche se ormai è impraticabile, tanti sono i turisti che la affollano. Vediamo da fuori il Duomo (x entrare c’è una coda pazzesca), passiamo sul ponte vecchio e andiamo a Palazzo Vecchio a fare l’ultimo timbro di cammino concluso e a ritirare il gadget omaggio, una locandina della via degli dei, molto semplice…
Per arrivare all’ora del treno ci imbuchiamo al mercato centrale, vicino alla stazione FS. Ricorda molto quello di Milano. La costruzione del vecchio mercato è stata riutilizzata per mettere bar e ristoranti di vario tipo. Un posto molto vivace.




Arrivati a Bologna e recuperata l’auto, scopro che avevo dimenticato gli occhiali sul sedile, quindi ho guadagnato un paio di occhiali nuovi…
Nel viaggio di ritorno ci divertiamo a votare i nostri ristoranti e bed&breakfast preferiti.
Ma ovviamente il pensiero corre a quello che sarà il nostro prossimo cammino…