venerdì 24 febbraio 2023

23-26 febbraio 2023 Palermo


È il Weekend di carnevale e solo io ed Emilia ci possiamo permettere il weekend lungo, partendo giovedì sera fino a domenica. A Palermo entrambe ci siamo passate di sfuggita e così decidiamo che è una città a cui vale la pena dedicare qualche giorno. Prima della partenza recuperiamo un po’ di informazioni da amici e colleghi palermitani e così partiamo già con un sacco di indicazioni di cosa vedere e soprattutto di dove mangiare. La prima sera è dedicata solo a raggiungere il b&b con una autista diciamo sprint che ci recupera all’aeroporto. Dormiamo in una zona piuttosto centrale  e a portata di piedi; questo ci permetterà di muoverci solo pedibus calcantibus e del resto avremo modo di scoprire che il centro storico di Palermo non è poi così grande. Tutto ruota attorno alle due solite vie, via Maqueda e via Vittorio Emanuele.

Primo giorno, venerdì. La prima tappa sono i due principali teatri della città, il teatro Politeama, davanti al quale c’è una manifestazione studentesca molto partecipata per la pace. Il teatro Massimo è quello che decidiamo di visitare con una bella visita guidata che ci permette di vedere gli operai mentre smontano il palco del “Don Pasquale” di ieri sera. Il palco è enorme, molto più grande della platea. Ci sono addirittura delle automobili in scena… costruito subito dopo L’Unità d’Italia, presenta infatti gli stemmi sabaudi. In una sala minore non adibita a spettacoli abbiamo modo di provare uno stranissimo effetto acustico grazie al quale le ns voci sembrano essere amplificate a dismisura.

Sulla strada che ci porta alla cattedrale abbiamo modo di attraversare uno dei mercati di Palermo, quello del capo, dove iniziamo a curiosare tra i prodotti tipici e gli odori dello Street food. Ad un certo punto ci imbuchiamo in una chiesetta, Immacolata concezione, che è un piccolo gioiello del barocco.

La seconda tappa di oggi è la Cattedrale. L’interno è decisamente poco affascinante; molto più interessante è il sotterraneo scavato nel tufo dove si trovano svariate tombe di regnanti che si sono susseguiti nel governo di questa città, tutte di diversa foggia, il tesoro legato sempre alla storia dei vari regnanti e la terrazza da cui si osserva Palermo dall’alto. 

Usciti dalla chiesa visitiamo anche il palazzo arcivescovile. Nel girovagare di oggi siamo anche passati dai  famosi quattro canti, un crocchio in cui si incrociano le due vie principali e in cui si passa più volte al giorno. Qui c’è sempre qualcuno che canta e suona. Oggi becchiamo un gruppo che canta i Maneskin e forse ne vorrebbe ricalcare le orme…

Il primo pranzo palermitano è in un locale storico, l’Antica focacceria di San Francesco, perché è davanti ad una bellissima chiesa romanica dedicata al Santo. Il locale e l’arredamento sembrano ancora fermi agli anni del 1800 in cui è stato fondato. Il cibo tipico fuoriesce da due pentoloni che contengono milza e polmoni con cui riempiono dei panini… abbastanza disgustoso. Noi ci limitiamo a due schiacciate.

La pausa post prandiale ci vede impegnate in una passeggiata verso il mare e verso la zona del foro italico. Poi però ritorniamo verso il centro in direzione Piazza Bellini, uno dei fulcri della città. Qui si affacciano tre tra le chiese più famose: la Martorana, la chiesa di San Cataldo e la chiesa e il monastero di Santa Caterina. La prima purtroppo è chiusa, ripasseremo. La seconda è piccola e spoglia ma a mio parere molto pittoresca, anche se è più famosa per le sue tre cupole rosse, arabeggianti.  

La terza è caratterizzata, oltre che da uno stile barocco molto ricco al suo interno, dai suoi tetti che permettono un’altra bella visuale della città e la vista dall’alto della piazza Pretoria dove si trova la sua famosa “fontana della vergogna”, così chiamata per le sue statue parecchio nude. Notevole anche il chiostro dove vivevano le monache e i balconi su cui si affacciavano le loro camere, ognuno con una pavimento di maiolica diversa e una fontanella di stile differente. Claustrofobiche le cellette dove pregavano e si confessavano attraverso una grata o i balconi da cui assistevano alla messa, chiusi come una gabbia.

La degna conclusione di questa prima giornata è l’aperitivo sulla terrazza della Rinascente al tramonto, che ci concede un’ultima vista dall’alto di Palermo e in particolare della chiesa di San Domenico, dove siamo andate a visitare la tomba di Giovanni Falcone, sepolto qui.



Però la vera conclusione di oggi è stata la cena. Riusciamo a trovare un tavolo all’osteria di Nonna Dora, piuttosto famosa, ci risulta, dove non sempre è facile trovare posto. Ci presentiamo all’ora concordata e dopo poco ci sediamo, anche se qui la prenotazione non esiste. Il cibo è ottimo ma le porzioni sono veramente esagerate! Emilia, che è sicuramente famosa per non tirarsi indietro mai col cibo, non riesce a finire la sua porzione di 220 grammi di pasta! La nostra idea è che ci abbiano messo alla prova…



Secondo giorno, sabato. Prima di buttarci nel mondo di Ballaro’ recuperiamo una chiesa che ieri era chiusa, la chiesa della Martorana o di S. Maria dell’Ammiraglio. È un piccolo gioiello che racchiude in sé una parte bizantina, mosaicata in oro, che è una piccola versione di quello che vedremo a Monreale, a cui è stata aggiunta successivamente una parte affrescata barocca. Sono ancora evidenti le parti di muro che prima chiudevano il nucleo originario. Nella cupola il Cristo Pantocratore.





La giornata prosegue con una full immersion nella Palermo dei mercati, quella degli odori, piacevoli o sgradevoli,  delle urla, del pesce sia crudo che fritto, della carne arrostita ma anche esposta cruda, della spremuta fatta al momento e di tutte le altre miriadi di cose che si possono comprare… il tutto all’interno di un potpourri di etnie, dall’araba all’Asiatica del bangla e dell’indiano, all’africana della Nigeria o del Mali.
In fondo anche il resto della nostra giornata rispecchia quello che abbiamo vissuto attraversando Ballaro’. Palermo infatti è stata attraversata nel corso dei secoli da vari popoli, dai greci ai romani, ai cartaginesi, da popolazioni arabe, normanne, bizantine, dagli svevi, agli Angioini, ai Borboni. E quindi la Palermo di oggi in fondo è come quella del passato. Oggi infatti il nostro giro è dedicato alla Palermo arabo-normanna.
Si parte da palazzo dei Normanni che al suo interno contiene la Cappella Palatina. Il livello di precisione e dettagli dei suoi mosaici è incredibile. Generalmente un tassello è 1 cm x 1 cm.



Il suo soffitto, ligneo, non è invece bizantino ma arabo, segno della commistione e convivenza di culture diverse, ugualmente accettate a corte. Ricorda inoltre molti particolari delle residenze arabe in terra spagnola, come l’Alhambra.



Il palazzo reale ci fa conoscere quindi meglio Ruggero II, il primo re normanno di Palermo, che ha contribuito ad arricchire questa città di così tante e incredibili opere d’arte. Non così ad esempio fece il suo successore, Guglielmo I. Adesso qui c’è la sede della Regione Sicilia. Camminando in un corridoio mi cade l’occhio su un quadro di Guttuso, esposto come una qualsiasi crosta… oltre ai mosaici della Cappella, bellissimi, si può vedere la stanza di Ruggero dove forse riposava o forse si sollazzava, e anche la torre Pisana, imponente e maestosa x incutere timore agli ospiti. Prima di lasciare il palazzo reale facciamo un giro nei bellissimi giardini reali dove una musica classica di sottofondo accompagna il mio spritz che a stomaco vuoto fa il suo effetto…
Uscite da palazzo reale, dopo il pranzo, ci dirigiamo verso San Giovanni degli eremiti con interni molto spogli ma un bel chiostro e le caratteristiche cupole rosse arabeggianti.



L’ultima tappa di oggi è appena fuori Palermo, circa 30 minuti di bus cittadino, e ci porta a Monreale. Anche oggi siamo fortunate perché troviamo subito una guida che sta partendo con l’ultimo tour della giornata. L’estensione di questi mosaici è incredibile. Dopo la basilica di Santa Sofia (adesso moschea) a Istanbul, è la seconda chiesa x metri quadrati di mosaici al mondo; poi c’è San Marco a Venezia. 
Molte caratteristiche della chiesa, dall’altezza del trono del re (più alta rispetto al trono del vescovo), alla posizione delle tombe dei re (che da sotto l’altare sono state spostate nella navata laterale, perché il vescovo quando si inginocchiava davanti all’altare non si prostrasse automaticamente anche al re) ci fanno capire la lotta che c’è sempre stata tra potere temporale e potere spirituale, e quindi quale dei due dovesse sottostare all’altro o provenire dall’altro.
Anche qui nella cupola troviamo il Cristo Pantocratore, tipico della tradizione bizantina, di dimensioni notevolmente maggiori ma ancora più preciso nei suoi particolari, tanto che qui nello spazio di un normale tassello (1x1 cm) ce ne stanno 6! Tutti gli  altri mosaici bizantini rappresentano scene del vecchio e del nuovo testamento, ben illustrate dalla nostra guida. Invece i pavimenti e le parti di parete non mosaicate sono state mirabilmente decorate da artisti arabi. Al ritorno verso Palermo becchiamo la gioventù che si muove verso la città x il sabato sera.



Terzo giorno, domenica. Oggi la giornata è dedicata alle ultime cose rimaste del nostro elenco delle cose da fare. Prima cosa, un po’ di shopping, soprattutto di carattere culinario. I mercati sono molto attivi anche la domenica ma solo al mattino e non proprio al mattino presto… dopo ci dirigiamo verso il quartiere dell’olivuzza che x noi è sinonimo di Florio. Entrambe siamo molto legate a questa famiglia per aver seguito le sue vicende attraverso i libri di Stefania Auci. Abbiamo così modo di visitare la villa fatta costruire da Vincenzo Florio a fine ‘900. È uno stupendo esempio di liberty anche se purtroppo subì un gravissimo incendio e quasi tutti gli interni in legno sono stati ricostruiti, anche se molto fedelmente grazie alle foto dell’epoca.



Visto che siamo in zona andiamo a vedere il castello della Zisa, solo dall’esterno, e le catacombe dei frati cappuccini. Questa è una visita decisamente inquietante perché si tratta di centinaia di mummie imbalsamate dai cappuccini che facevano questo “servizio”, tra il 17 e 19 secolo, per le famiglie ricche che volevano evidentemente conservarsi per l’eternità… particolarmente macabri i bambini. Le mummie sono divise tra uomini, donne, vergini, professionisti, preti e bambini.



Abbandoniamo questa zona di Palermo, decisamente poco frequentata dai turisti e un po’ più sporca e trasandata (anche se sa riservare alcune note poetiche…) per tornare verso il centro dove ci aspettano le arancine del famoso Kepalle. L’originalità è data dalla fantasia dei ripieni.
Dopo un ultimo gironzolare con la pioggia che si alterna al sole, prendiamo il pullman che ci porta all’aeroporto dove arriviamo con un fantastico arcobaleno, ultimo saluto di questa bella città attraversata dalla storia antica del Mediterraneo ma che ha segnato tragicamente anche la storia d’Italia. Non si contano le lapidi in giro per la città in memoria di qualche magistrato o poliziotto ucciso dalla mafia, i manifesti dei negozi che si sono opposti al pizzo, il murales sul palazzo di giustizia con gli uomini della legge che hanno donato la vita x la loro lotta, la linea del tempo illustrata all’interno dell’aeroporto che ricorda non sono le stragi ma anche le vittorie dello Stato come la cattura di Buscetta, di Riina o di Provenzano. Manca ovviamente la tappa più recente, quella di Messina Denaro.