sabato 20 luglio 2019

Perù 2019





Il mio primo approccio al Perù è iniziato molti anni fa, a Padova, durante l'università. Nel tempo libero mi addentravo nella nuova Feltrinelli e vagavo con lo sguardo tra gli scaffali alla ricerca di qualcosa che mi catturasse. Ero già attivista di Amnesty e si era già attivata la mia sensibilità verso gli sconfitti, quelli nel mondo a cui va sempre male, che il loro momento non arriva mai, che trovano sempre sul loro cammino un oppressore. E il mio sguardo si posò su Manuel Scorza, scrittore peruviano che racconta le lotte dei popoli indigeni contro i proprietari terrieri. I suoi libri, divorati in poco tempo, mi hanno accompagnato per molto tempo.
Oggi, recuperato tutto il suo Ciclo andino nello scaffale della mia libreria, sono lì, vicino alle guide del Perù a ricordarmi che quel paese, come tanti nel mondo, rappresenta la lotta di qualcuno per i propri diritti.
E la storia dei diritti umani ci dice che ancora adesso (Scorza scriveva negli anni '70) la storia degli indigeni d'America, soprattutto nel centro-sud, non è cambiata per niente. Combattono ancora per i loro diritti, vengono ancora perseguitati per le loro lotte, muoiono ancora per ciò che dovrebbero avere per natura.
Giusto per capire di cosa sto parlando.
Le popolazioni autoctone nel mondo sono costituite da circa 370 milioni di persone, vale a dire più del 5% della popolazione mondiale e purtroppo sono inserite tra le popolazioni più svantaggiate e povere del mondo.
In America Latina ci sono 42 milioni di indigeni, che rappresentano l’8% della popolazione totale della regione. I paesi come Messico, Brasile, Colombia, Venezuela, Ecuador, Cile e Bolivia hanno già incorporato nei loro parlamenti rappresentanti delle comunità autoctone. In Costa Rica, nonostante siano state fatte diverse proposte di legge in tal senso, le popolazioni native sono sempre di più lasciate sole e senza diritti. 
I difensori dei diritti umani e dei diritti sulle terre sono le persone più colpite.
Tra tutte non si dimentica Berta Isabel Cáceres Flores, una ambientalista e attivista honduregna, leader del popolo indigeno Lenca, co-fondatrice del Consiglio delle organizzazioni popolari ed indigene dell'Honduras (COPINH), insignita di diversi premi, tra cui il Goldman Environmental Prize 2015, per la campagna di salvaguardia ambientale con cui è riuscita a evitare la costruzione di una diga sul Rio Gualcarque, considerato sacro dai Lenca, ad opera di una joint venture  tra la compagnia honduregna DESA e la cinese Sinohydro, il più gran costruttore di dighe al mondo. Dopo anni di minacce, è stata assassinata nella sua casa da intrusi armati nelle prime ore del 2 marzo 2016.

12 luglio
Si parte! Il volo per Atlanta è già in ritardo e rischio di perdere la coincidenza per Lima... Iniziamo bene...
Quest'anno si parte di nuovo per una esperienza di volontariato internazionale con l'organizzazione Yearout di Milano ma questa volta in Sudamerica, in Perù.

13-14 luglio
Alla fine il viaggio è andato come previsto. Ad Atlanta ho preso la coincidenza X un soffio ma sono riusciti a passare il bagaglio sul connecting flight. Miracolo!
Invece a Lima ho dovuto rifare tutto da capo, solo che i peruviani non sono paranoici nei controlli come  i nord americani. Misteri del booking, il mio volo era già pieno e così mi hanno dirottato su un volo dopo un'ora, con un rimborso di circa 15 dollari. Mi sono già resa conto che qui l'inglese non lo parlano molto, neanche le hostess di terra in aeroporto.
Dopo un breve volo di un'ora arrivo a Cusco, aeroporto a 3300 mt.
Cusco dedico la prima domenica libera. È una bellissima città, circondata dalle Ande, antica capitale Inca prima che arrivassero gli spagnoli e distruggessero un popolo che aveva conquistato buona parte di questa regione del Peru. Il centro e cuore della città è Plaza de Armas.
Qualche difficoltà a recuperare un van per arrivarci, van che è partito dopo più di un'ora di attesa. Recuperare una sim card (qui, chip) la domenica è un problema; i negozi del gestore che mi interessano sono chiusi. Anche alcuni musei sono chiusi. Posso solo comprare alpaca o prodotti artigianali, ma se inizio oggi, al secondo giorno, non arrivo a fine viaggio...
Nel pomeriggio vado alla ricerca di un sito archeologico chiamato Saqsaywaman. La guida dice ad un km dal centro, peccato che questo km è in verticale e camminare a questa altitudine è impegnativo, nonostante l'allenamento. Era una fortezza Inca, forse la più imponente dell'impero, servita anche per cercare di combattere i conquistadores, come sempre inutilmente. Il sito è piuttosto grande e vale la pena salire fin quassù. La vista sulla vallata e la città è notevole. Qui l'aria è molto limpida e lo sguardo spazia. 
È drammatico leggere cosa hanno fatto gli spagnoli in questa terra, solo perché le casse dei reali spagnoli erano vuote e necessitavano di oro e ricchezze, basandosi su una presunta superiorità della civiltà europea e sui racconti che arrivavano sul lontano oriente. Spero che il contatto con la scuola peruviana mi faccia capire come studiano la storia da queste parti e da che parte viene raccontata.

Trasporti
Come in tutti paesi del sud del mondo i trasporti sono molteplici e per lo più irregolari. A Cusco infatti prendo un taxi che ovviamente non è regolamentare fino alla stazione del bus, ... Che non è proprio una stazione del bus ma dove si creano dei minivan che vanno verso la valle sacra. Due ore di viaggio a 10 soles è veramente poco. Si aspetta che il van sia pieno e poi si parte.
Così come in Nepal, anche qui la prima domanda del tassista è su mio marito e ovviamente è inconcepibile che io non abbia un marito. Asia come il sud America. Anche a Cusco, secondo tassista, seconda domanda su "mi esposo". 
Per girare invece a Ollantaytambo è comodo una sorta di apecar molto pittoresca. Si chiamano mototaxi e hanno i disegni più svariati. Simpatici!

Clima
Arrivata a Cusco scopro che fa abbastanza freddo e mi dico che forse ho sbagliato abbigliamento o almeno non ho portato cose abbastanza pesanti. In giro per Ollantaytambo mi preoccupo di prendere un maglione in alpaca, qui molto diffusa. Comunque di giorno si può stare in maglietta anche se tira vento. La sera temevo peggio, soprattutto nella camera non riscaldata, e invece la temperatura è accettabile.  Cmq fa un po' strano che a questa altezza non ci sia il riscaldamento...

Altitudine
Oggi a Cusco ho avuto un leggero mal di testa tutto il giorno. Devo capire se è per l'altitudine o perché mangio poco. Stupefacente il fatto che siamo in inverno, sono a più di 2800 s.l.m., sono circondata da montagne che superano sicuramente i tremila e non c'è un filo di neve. Dicono che qui non nevica mai. Ai due lati della vallata si vede un ghiacciaio da una parte e dei picchi innevati dall'altra. Difficile capire la loro altezza ma probabilmente sono i 6000 metri che ci sono da queste parti. E comunque camminare a questa altezza in pieno inverno in maglietta è peculiare. Anche la temperatura dopo il tramonto non è paragonabile ad una nostra invernale.
Ho verificato la cima che vedo in fondo alla mia vallata. Si chiama Veronica ed è un ghiacciaio che si può tranquillamente raggiungere a 5800 mt.

Ollantaytambo 
Essendo punto di partenza per il Macchu Picchu è un posto turistico, solo tiendas che vendono prodotti di artigianato. All'inizio penso che non  sarà facile trovare cibo da cucinare; poi invece scopro che al mercato trovo, diciamo, a sufficienza. Si trova più o meno quello serve; la questione è avere voglia di cucinare.. Il mio compagno  di stanza, Max from USA, che però oggi parte mi aveva infatti consigliato il mercato. Oggi ho il primo approccio al mercato per il pranzo con le a altre colleghe. . Questo mercato nonostante sia piuttosto sgrauso offre ben tre piani. Al primo piano ci sono le classiche bancarelle di frutta, verdura, carne, ecc. Al primo piano è l'angolo desayuno, dove si può fare colazione, prendere degli ottimi succhi a prezzi locali. Al secondo piano ci sono piccoli ristorantini che offrono ottimi piatti abbondanti a pochi soles. A parte noi volontari non ci sono turisti. Ho avuto un dejavu perché mi hanno dato un piatto di riso e lenticchie con sopra un pesce fritto. A parte il pesce mi sembrava di essere tornata a Kathmandu, riso e verdure...



Volontarie
Oggi finalmente ho conosciuto le altre volontarie che lavorano e abitano con me. Reilly, Ty, Melissa e Adrija, tre dagli Stati Uniti, una dal Canada. In quattro racchiudono 4 etnie diverse e simboleggiano la varietà dei cittadini nordamericani: Reilly è la classica caucasica (bionda, occhi azzurri), Ty è afroamericana, Melissa di origine asiatica (ha gli occhi a mandorla) e Adrija è di origine indiana o pakistana (pelle molto scura). Qui il lavoro è molto più di gruppo e durante la settimana ci si divide i beneficiari, tendenzialmente divisi a coppie. Tutte fanno tutto.

15 luglio
Oggi è lunedì e il mattino è in parte dedicato al Planning settimanale. Poi, mentre le ragazze puliscono la casa (meno male... Temevo di dover vivere un mese in questa igiene... Non che la si possa miracolare...), Mayra mi presenta la associazione, come lavorano, cosa fanno, come è nata, ecc.
Nel pomeriggio andiamo tutte dalla stessa beneficiaria, Nati, perché ultimamente ha cambiato cure e dobbiamo vedere tutte come deve essere assistita. È una donna anziana (credo l'unica anziana, gli altri sono bambini), parla solo quechua (l'antica lingua peruviana che comunque ancora molti parlano), non cammina ma si trascina per terra e vive in una situazione che dire degradata è usare un eufemismo. E non vado oltre perché non mi va di approfondire la descrizione.

16 luglio
Oggi vado con Rylie in una scuola nella vallata, raggiungibile con il collectivos, a fare lezione di inglese. Avere Rylie  come insegnante è l'unica possibilità di studiare inglese. Qui nessun insegnante è in grado di farlo. Dalle 8.30 alle 13.30 stiamo in tre classi, i piccoli, medi e grandi, dai 7/8 anni agli 11/12. Fortunatamente le classi sono piccole perché il villaggio è molto piccolo (8/9 bambini per classe) ma la situazione rispetto alla disciplina è a dir poco drammatica. Sono bambini per niente abituati a stare fermi in classe, a stare zitti, ad ascoltare l'insegnante, a rispettarlo. È tutto molto difficile. Rylie  starà qui fino a dicembre, quindi potrà garantire una certa continuità ma farà una gran fatica... E le insegnanti, se presenti in classe, non collaborano minimamente. 
Nel pomeriggio io e Melissa raggiungiamo a piedi un altro villaggio vicino per aiutare due bambini che presentano una disabilità (non mi è chiaro di che tipo) ma non sono a casa. Purtroppo questo è uno dei problemi: non si ha sempre la garanzia che rispettino gli appuntamenti. Del resto mi chiedo come possano due bambini di 8 e 10 anni che vivono in un villaggio sperduto ricordarsi quando è martedì e che ogni martedì vengono i volontari.


Cibo
Questa volta la parte dedicata al cibo non è prerogativa del cibo locale ma delle mie coinquiline americane. Questa mattina ho assistito inorridita alla preparazione della colazione di Rylie: in una ciotola è riuscita a mettere una specie di cereali, una banana tagliata a fette, su cui ha versato acqua bollente e concluso aggiungendo burro di arachidi...
Stasera hanno deciso di cucinare loro. Mi dicono tacos. Ok, potrebbe promettere bene. Preparano tutta una serie di cose: peperoni e pomodori in padella, fagioli bolliti, riso bollito, salsa guacamole, formaggio grattugiato.  Poi prendono delle piadine, ci infilano dentro tutto e lo passano in padella con olio di semi di girasole. Diciamo che le cose prese singolarmente potrebbero essere mangiabili ma messo tutto assieme...  Mi dicono che è la classica cena americana. Ma anche no...
Oggi ho provato a cercare qualcosa X fare una cena italiana. Ho trovato pasta, salsa di pomodoro e olio extravergine di oliva, tutto fatto in Perù. Ci provo. Per loro è una cena eccezionale, X me mediocre.

17 luglio
La meta mia e di Melissa oggi è il centro Arco Iris di Urubamba, il corrispondente dei nostri centri socio-educativi, quindi specializzati in bambini disabili che normalmente non frequentano la scuola. Prima recuperiamo due bambini lungo la strada, Delia una bambina sorda che abita piuttosto fuori Ollantaytambo e Miguel, con un grave deficit cognitivo, che abita tra Ollantaytambo e Urubamba. Entrambi vivono in una situazione piuttosto degradata dove sia le famiglie che la scuola non sono in grado di gestire la loro disabilità. Fortunatamente almeno due volte a settimana riescono grazie ai volontari a raggiungere questo centro dove passano il tempo con altri bambini e fanno attività educative. Il posto è carino, c'è un bel prato e un po' di casette ognuna con una destinazione diversa; ci sono alcuni insegnanti che cercano di barcamenarsi. Si vede che le risorse sono poche ma si fa quel che si può, come sempre.
Passo  la mattinata qui con Melissa, riportiamo a casa i due bimbi e poi ci concediamo un buon pranzo al mercato alla modicissima cifra di 5 soles. Io prendo un pescado fritto che mi cuoce al momento accompagnato con riso e pomodori. Veramente buono. Dovevo far pace col mio senso del gusto dopo ieri sera!

18 luglio
La mattina è dedicata a Nati. Le cure che richiede sono tante e lunghe e in più oggi decidiamo di lavarle i capelli. Con noi ovviamente continua a parlare in quechua ma ogni tanto secondo me ci infila qualche parola di spagnolo e quindi capiamo qualcosa. L'altro giorno mi ha raccontato la storia della sua vita; ho capito che parlava del padre e della madre.
Passo parte del pomeriggio con Ciara e Miguel Angel, bambino autistico che ho già conosciuto ieri. Il pomeriggio finisce con Lionel, ragazzo sordomuto di circa 14 anni con cui ci alleniamo un po' col linguaggio dei segni e che deve studiare perché lunedi ha un esame.
Domani arriva Angelica, nuova volontaria, messicana. E lunedì un'altra ancora, forse francese.

Suoni
Dalla mia stanza sento tre tipi di suoni.
Il fischio del treno che porta a Macchu Picchu. Questo lo sento spesso perché è imponente e poi mi richiama la mia passione per i treni.
Il secondo suono sono delle esplosioni che ogni tanto sento nella vallata. Questo non ho ancora capito cosa sia. So che il Perù è un paese minerario; se è questo il caso non lo so. Mi informerò.
Il terzo invece è il gracchiare (non so se si chiama gracchiare) di Inti, l'oca del nostro cortile, che ha l'unico passatempo di lordare in giro dove capita. C'è anche il gatto, Luna, che ultimamente ha preso il vizio di entrare nella mia camera. Però almeno non fa suoni. Il suo miagolio è troppo flebile.

19 luglio
Un conto è avere un beneficiario in Ollantaytambo o in Cusco o a Urubamba e un conto è averlo a un'ora e mezza di combi (il collectivos), arrivare e aspettare un'ora e mezza non si sa bene perché e poi avere un bambino e una madre che parlano solo quechua. Poi, finito il "lavoro" con lui, aspettare sotto una pioggia insistente un combi che non arriva mai e recuperare una specie di taxi che ci riporta un po' tanto stipati al paese. Questo può voler dire lavorare con i disabili nei villaggi delle Ande peruviane.
Visitando questo villaggio ho scoperto che lo  stato sta cercando di rimediare al fatto che i peruviani non si possono permettere il calafaccion (riscaldamento) soprattutto nei paesi più sperduti. Costruiscono sul lato della casa esposto al sole una specie di serra con dei bocchettoni collegati all'interno, in modo che di giorno l'aria calda entra nel locale. Di notte i bocchettoni vengono chiusi. Abbastanza geniale e a costo zero per le famiglie.
È arrivata la mia nuova compagna di stanza, si chiama Angelica ed è una insegnante messicana, di Tijuana. Anche lei, a differenza delle altre ragazze, è un po' age'. Durante la notte scopro che russa assai...
In questi giorni dieta forzata (che vuol dire che non mangio) perché ho fatto la cavolata di prendere un dolce in un bar. L'ho pagata. 
Finalmente è arrivato il weekend e con le ragazze domani abbiamo organizzato Pisac, una delle più importanti città Inca.

20 luglio
Oggi destinazione Pisac. Per arrivarci dobbiamo prendere tre combi (cioè collectivos) ma alla fine ci arriviamo. Pisac è famosa sia per la sua fortezza Inca che per il suo mercato. In effetti il mercato è notevole e l'artigianato che offre è molto vario e interessante. Ci dedichiamo allo shopping! Io provo a salire a piedi alla fortezza ma trovo subito il controllo dei biglietti e, considerato che non so se ce la farò ad arrivare, preferisco investire i miei soldi nell'artigianato. Io mi trattengo perché ho ancora tanto tempo. Melissa e Ty partono sabato quindi si sbizzarriscono.
Oggi è la festa della Virgen del Carmen e nei vari villaggi che attraversiamo ci sono svariate feste con abiti locali. Nella chiesa che si affaccia sulla Plaza de la Constitution c'è una cerimonia finita la quale persone con abiti caratteristici fanno una danza trasportando una bara. Ci sarà poi una processione ovviamente con la vergine. 

Non vi ho ancora parlato del cielo stellato che c'è qui la sera. Ovviamente qui nella valle sacra l'inquinamento luminoso è scarsissimo e la sera lo sguardo si apre su una stellata che ha dell'incredibile. Solo in mezzo all'Africa ho visto un cielo così. Angelica ha una applicazione che se la punti al cielo ti dice le costellazioni. Ieri sera cercavo la croce del sud che ovviamente si vede solo nell'emisfero australe ma non l'abbiamo trovata.

Oggi ho parlato via whatsapp con Emilia che ha deciso di fare la mia stessa esperienza dell'anno scorso a Khatmandu. Incredibile come su un bus sgangherato in mezzo alle Ande peruviane io possa parlare con qualcuno che sta in Asia, con una differenza di fuso orario di 10 ore e 45 minuti. In bocca al lupo Emilia!

Oggi ho scoperto che nella piazza principale di Cusco campeggia, accanto a quella del Perù, una grandissima bandiera che noi conosciamo come bandiera della pace o dei diritti LGBT. In effetti non me lo spiegavo. I sette colori dell'arcobaleno sono i colori che simboleggiano Cusco e sono anche legati alle rainbow mountains (le montagne dei sette colori) e credo anche agli svariati minerali e pietre presenti in questo paese.



21 luglio
Devo abbandonare le mie coinquiline americane perché di camminare verso l'alto non se ne parla. L'unica sarebbe Rylie  ma oggi è impegnata. Dopo aver preso informazioni su internet (pochissime a dire la verità) e all'ufficio informazioni (altrettanto poche) riesco comunque a capire dove devo andare per raggiungere l'Inti Punku, la porta del sol, una delle antiche porte di accesso al Machu Picchu. Appena superato il ponte Inca che attraversa l'Urubamba e il ferrocarril che porta al Machu Picchu, il sentiero sale verso destra costeggiando il fiume e tenendo una pendenza abbastanza costante. In alcuni punti la pendenza aumenta decisamente e si allontana sempre più dal fiume e da Ollantaytambo. Lo sviluppo di questo sentiero è veramente lungo e dopo almeno un paio d'ore inizio a vedere in cima alla montagna la puerta del sol. Dopo tre ore e mezza e più di 1100 mt di dislivello arrivo (a circa 3900 mt). Ho fatto tutto il sentiero da sola (ho incrociato solo due turisti con guide e cavalli) ma quando arrivo c'è un gruppo di escursionisti peruviani assieme a due ragazzi spagnoli che organizzano nel we gite. Socializzano subito e mi invitano a condividere con loro la comida. (All'inizio mi avevano snobbato perché pensavano fossi arrivata col cavallo...). Qualche foto e io inizio a scendere. La strada è molto lunga e secondo me il tempo sta cambiando. Infatti faccio in tempo a prendere una birra ad Ollantaytambo e a tornare a casa e inizia una bella pioggia (con un conseguente arcobaleno).
Alla fine il mio telefono dice 23,5 km. Bellissima gita in un bellissimo ambiente a cui non sono per niente abituata (cactus, eucalipti e non so cos'altro). Da lassù non si vede ancora il Machu Picchu, rimane ancora nascosto.
Sulle catene di fronte alla porta del sol c'è neve ma lì siamo tra i 5000 e 6000 metri.


22 luglio
Nuova settimana con due novità.
Innanzitutto abbiamo due volontarie nuove: Angelica, messicana, che vi ho già presentato, e Celine, francese, arrivata ieri sera, anche lei in camera con noi. Oggi hanno iniziato a conoscere un po' di cosa ci occupiamo.
Seconda novità.
Questa settimana collaboriamo con un gruppo di ragazzi nordamericani (14-17 anni) che passano un mese in Perù a fare volontariato, cose tipo pitturare le scuole, costruire muri o fare disegni sulle pareti o sul pavimento. L'obiettivo è anche trasmettere l'idea del riciclo della plastica (anche qui è arrivato il grande "carrozzone mediatico" ambientalista (purtroppo vero) della plastica che invade i mari).  E quindi la plastica verrà usata per fare recinzioni delle aiuole o decorazioni varie. Mi dicono che sono figli di famiglie ricche che li spediscono nel mondo a conoscere altre realtà, senza cellulare, ecc.

23 luglio
Questa collaborazione coi ragazzi nordamericani si sta trasformando in una "sola". Oggi dovevano sistemare l'orto di Nati. Peccato che l'orto di Nati è incolto da chissà quando e quindi abbiamo passato tutta la mattina a renderlo coltivabile X loro, strappare le erbacce, togliere la recinzione e i sassi, spianare il terreno, ecc. Perché loro potessero piantarlo... Questa settimana il lavoro sarà doppio perché, oltre a seguire i beneficiari, dovremo occuparci anche di loro. Una "sola"...


24 luglio
Della serie: qui serve qualsiasi cosa... Oggi, dopo che io e Ty siamo riuscite rocambolescamente ad accompagnare MIguel e Delia alla scuola Arco Iris di Urubamba, la mia giornata è stata impegnata ad abbellire l'edificio con bei disegni, assieme ai famigerati ragazzi americani. Mi sono divertita e adesso la scuola è decisamente più bella, e la collaborazione con loro non è stata così male.
Stasera abbiamo festeggiato e salutato Melissa e Ty che sabato tornano a casa dopo due mesi. Commosse, hanno fatto dei bellissimi discorsi, segno che l'esperienza che hanno fatto le ha veramente segnate.

Regalo della serata: a estrazione io e Adrija abbiamo vinto un volo con la zip line. Dobbiamo solo definire la data!

25 luglio
Oggi ho scoperto un'altra delle realtà peruviane rispetto alla gestione della disabilità: la scuola CEBE San Martin di Cusco. È una scuola che si occupa solo di ragazzi/e con vari tipi di disabilità; per quanto riguarda i nostri beneficiari ci interessa per le classi di sordi che usano il linguaggio dei segni. Abbiamo infatti accompagnato Delia e Lionel. La struttura è notevole e sembrano avere molte risorse. Io e Angelica (insegnante) abbiamo espresso (tra di noi) molte perplessità sugli insegnanti che abbiamo conosciuto oggi, sull'autorevolezza, sul ruolo, sulla disciplina.

Sulla strada verso Cusco vedo delle cose strane su una parete sopra la strada. Parlo col taxista e scopro che è il famoso Sky Lodge, che qui chiamano Hotel capsula. Sono tre capsule sospese nel vuoto dove si dorme, si cena e si fa colazione a 500 dollari una notte. La vista sulla Valle Sagrado vale la pena, non so se vale 500 dollari...
Leggo che ci si può arrivare facendo una ferrata oppure calandosi o qualcosa del genere.


26 luglio
Questo we in Perù è dedicato alla festa dell'indipendenza o festa della patria. Il giorno sarebbe il 28 ma già oggi in piazza qui a Ollanta c'erano le celebrazioni, parate dei bambini vestiti a festa e il palco con il comizio, con annesse bancarelle del cibo che non mancano mai. Transitando dalla piazza l'unica cosa che ho sentito del discorso è stato "la bandiera roja come el sangre versado y blanca come la paz".
Oggi ultimo giorno dedicato ai ragazzi nordamericani. Assieme abbiamo rifatto un murales di un'altra scuola, ridipinto banchi e sedie e abbellito il cortile della scuola. Così mentre i bimbi erano impegnati nelle manifestazioni patriottiche si sono ritrovati la scuola quasi nuova.

Celine, dopo una settimana, ha deciso di abbandonare il programma di volontariato. Aveva già fatto un mese ad Arequipa ma qui non si è trovata. Ha pagato secondo me la disorganizzazione legata a questa settimana caotica per la presenza degli americani che ha scombussolato i ns programmi. Sembra avere trovato un'altra esperienza a Cusco.

27 luglio
Finalmente inizia il we! Non vi  voglio ancora svelare cosa farò domani. Vi dico però che implica il mio trasferimento a Cusco per una notte e che farò l'escursione di domani con Valentina e Antonio, due volontari di Yearout di Milano però qui nella città di Cusco. Intanto oggi mi sono goduta l'antica capitale dell'impero Inca, passeggiando sotto i portici o nelle magnifiche piazze e curiosando tra il bellissimo artigianato che offre questo paese. Io e Celine ci siamo anche sollazzate al museo del caffè, bellissima caffetteria dove ci siamo coccolate un po'.
Anche qui la città è abbellita dalle coccarde con la bandiera peruviana per la festa di domani. Inoltre le televisioni trasmettono i giochi panamericani che quest'anno si tengono a Lima.

Cibo
Mi sto abituando al cibo peruviano che offre giusto due/tre cose per chi non mangia carne. O associo il riso a qualche vegetale (soprattutto lenticchie) oppure ho scoperto l'arroz alla cubana, cioè riso (ovvio) con pomodori, cipolle, a volte patate fritte, l'uovo sopra e il platano (la banana) fatta non so come, forse fritta. Me gusta mucho! La mia cuoca del mercato mi cucina un ottimo arroz y pescado. 





28 luglio
Eccoci finalmente al grande giorno. Oggi la destinazione è il Cerro Colorado o la montagna dei siete colores o rainbow mountains. Il viaggio è un massacro: ritrovo alle 5.50 a Cusco, più di tre ore di bus inframezzate dalla colazione e si arriva al parcheggio, circa 4700 metri s. l. m. Da qui parte il sentiero di circa un'ora e mezza, all'inizio poco pendente che nell'ultima parte si inerpica verso i 5036 metri della montagna Winikunka. Da qui si ha la vista da una parte su alcuni ghiacciai, dall'altra sulla rainbow mountain. Il cielo azzurro e la mancanza di nuvole esaltano ancora di più i colori di questo fenomeno naturale che, la guida dice, è stato scoperto 4 anni fa a causa del disgelo che ha portato alla luce i colori nascosti. Le guide che ho letto prima di partire, editate anche nel 2019, non ne parlano assolutamente ma ormai qui tutti i tour operator propongono l'escursione. A creare questo incredibile effetto arcobaleno sono i depositi minerali presenti nel terreno, accumulatisi in milioni di anni e modellati da vento e piogge.
Scesi dalla prima vetta si può, con un secondo biglietto, risalire verso una vallata che si chiama Valle Roja (anche lei poco sopra i 5000 metri) che è appunto rossa, intervallata da chiazze verdissime.
Arrivare a piedi a 5000 metri è decisamente faticoso ma questa meraviglia della natura vale tutta la fatica. Anche la fatica di tornare a Cusco, recuperare un po' di cose in albergo, prendere un taxi X raggiungere il terminal del bus e farsi un'altra ora e mezza di bus per tornare a Ollantaytambo, col sottofondo di musica peruviana o di discorsi di qualche politico in occasione della finestra del Perù.
Un viaggio della speranza...

Domani ricomincia la settimana lavorativa, anche se qui è ancora festa del paese e le scuole sono chiuse per due settimane. Per me inizia la terza settimana che sarà ancora diversa dalle due passate, visto che sarà ancora più concentrata nelle visite domiciliari ai nostri beneficiari. Sento già che ho passato il giro di boa della metà e la mia mente sta già correndo a quello che farò dopo, anche se 5 cinque giorni sono già occupati dal trekking e nei restanti 5 vorrei fare miliardi di cose, visto che ho scoperto che qui in Perù ci sono molte più cose accessibili al turista e impensabili in altri paesi. Parlavo giusto oggi con Rylie che mi chiedeva del Nepal dove invece certe altitudini le guardi solo da lontano e non te le puoi permettere se non sei un alpinista di alto livello. Quello che offre questo paese a livello naturalistico è veramente eccezionale e alla portata di tutti.

29 luglio
Oggi un albero di eucalipto è caduto su un filo della corrente elettrica  e per quasi tutta la giornata non c'è stata elettricità in tutto il pueblo.
Come sempre lunedì organizzativo o poco più.

31 luglio
Quando la giornata diventa quasi routinaria ovviamente mi viene meno voglia di scrivere perché non voglio essere noiosa. Le giornate non sono sempre uguali perché succede sempre qualcosa che cambia i piani. In questo momento le volontarie siamo io, Rylie, Adrijia e Angelica. Rylie, che si ferma fino a dicembre, si prende una settimana di pausa perché arrivano fidanzato e papà. Angelica parte sabato. Quindi  settimana prossima saremo a ranghi ridottissimi. Poi rimarranno solo Rylie e Adrijia (io non parto ma smetto il periodo di lavoro) e poi rimarrà solo Rylie...

1 agosto
Stasera si vedono dei fuochi sulla montagna di fronte a noi. Sembra che ci siano degli incendi nella zona. Difficile avere notizie...
Nel frattempo io e Angelica stiamo iniziando a restituire alle responsabili del progetto alcune perplessità rispetto alla gestione dei beneficiari. Diciamo però che Angelica ha decisero di "mollare" il suo periodo una settimana prima e in questi giorni ha un po' l'atteggiamento del "tanto io me ne vado e non prendo nessuna decisione". Devo dire che è un po' irritante, è difficile lavorare con lei; è un po' come portarsi in giro una statua di gesso. Il volontariato è veramente un mondo complicato, ognuno reagisce in maniera diversa, vede e vive le cose in maniera diversa e non sempre i gruppi escono bene come i muri degli Inca che erano perfettamente modellati per potersi incastrare.

2 agosto
Settimana finita, come sempre più faticosamente del previsto. Si annuncia un weekend interessante di cui non vi anticipo niente per non rovinare la sorpresa.
La luna sta di nuovo rinascendo, è solo uno spicchio. Appena arrivata, di sera tornavo a casa senza bisogno della pila.
Ieri qui si celebrava la Pachamama, la madre terra. Si trovano infatti in giro per strada delle specie di coriandoli gialli. Come tutte le culture che mantengono legami con le loro antiche tradizioni si trovano sempre mix di riti religiosi e (diciamo) pagani; convivono sempre senza problemi.

3 agosto
Giornata intensa ancora dedicata alla Valle Sagrado dove c'è ancora tanto da vedere. Di primo mattino mi dirigo verso Cusco. L'obiettivo è il mercato Baratillo dove cerco due cose: dei bastoni X camminare (quelli che ho portato da casa sono già rotti; quando si pensa di risparmiare in internet...) e se trovo un piumino (o una giacca o un sacco a pelo). Il mercato è veramente enorme, offre di tutto, è un po' come una Porta Portese versione cusquena. Mi aspettavo più materiale dedicato al trekking; alla fine trovo solo i bastoni che comunque mi servono. Siccome dovrò ancora passare da Cusco, prendo un bus in direzione Urubamba. La mia destinazione sono le salineras de Maras. È un posto che ha del girone dantesco. Incuneati in una vallata si trovano circa 5mila terrazzamenti da cui ricavano sale da più di 400 anni. Gli Inca stessi li hanno creati e usavano questo posto per il sale; la fatica che si fa è sempre la stessa, nel senso che il lavoro si fa ancora adesso a mano.


La giornata è ancora lunga, il sole ancora alto e quindi decido di dedicarmi all'altro sito che qui si trova a pochi km di distanza, Moray. Qui sono presenti tre serie di terrazzamenti perfettamente circolari che riprendono i concetti che dicevo ieri. Cioè, il cibo per gli Inca era fondamentale (questo potrebbe essere ovvio) ma ad esso univano anche i culti e i rituali. A Moray sembra facessero delle sperimentazioni rispetto ad alcune colture ma questo diventava anche una ragione per rendere questi terrazzamenti un luogo di culto e di celebrazione.
Queste sono zone in cui la gente vive di terra e pastorizia. Sbirciando in una libreria dì Cusco ho scoperto che in Perù, a seguito della presa del potere di una giunta militare nel 1969, è stata fatta una riforma agraria grazie alla quale sono stati aboliti i latifondi e le terre sono state distribuite ai campesinos. È un processo che sembra non ancora concluso ma le famiglie sembrano avere più in mano le proprie risorse. Parlando con il driver di oggi ho la conferma che il Perù è un paese ricchissimo di risorse (minerali ma anche gas e petrolio) ma che come sempre vengono gestite dalle multinazionali straniere. Ci tiene inoltre a sottolineare che non è vero che il peruviano non ha voglia di lavorare (nella stessa libreria avevo trovato un libro sugli stereotipi sui latinoamericani), mentre i venezuelani che in questo momento si riversano in massa in Perù a causa della loro crisi sono sfaticati e vogliono lavori non pesanti. Lo stipendio mensile medio di un peruviano è di 350 dollari.


4 agosto
Il weekend prosegue nella valle Sagrado e la meta di oggi è Chinchero, uno dei villaggi principali dell'impero Inca. Siamo a più di 3760 metri di altitudine, situati in una posizione bellissima da cui si gode la vista su tutta la vallata, sulle cime innevate (nevaio Salcantay, Veronica) e sull'altopiano.
Il giorno migliore per venire è la domenica, come oggi, perché nella piazza principale c'è il mercato. Sono tutte donne che vendono prodotti di artesania, soprattutto tessuti. Già dalla strada infatti si vedono molti laboratori dove lavorano i tessuti, che riforniscono la vicina Cusco. Per entrare nella piazza serve il boleto (biglietto) ma ieri avevo scoperto che con lo stesso biglietto di Moray, entro due giorni, posso visitare anche Pisac, Ollantaytambo e appunto Chinchero. La piazza quadrata è molto carina e davanti c'è una chiesa, costruita su un tempio Inca. Improvvisamente sento suonare e arriva una processione di uomini e donne con abiti tradizionali che entrano in chiesa. Gli uomini portano delle specie di bastoni. In chiesa non mi fanno entrare perché c'è la messa.
A fianco si tiene una riunione di soli uomini. Chiedo alla donna che mi vende dei tessuti in alpaca (non posso andare via senza...) e mi spiega che sono gli addetti ai fiori di tutti i santi (14) presenti nella chiesa. Il tempio inca non c'è più ma, a fianco della chiesa, ci sono dei bellissimi terrazzamenti con vista sulla vallata. Non me li aspettavo, rimango basita. Faccio ancora qualche acquisto e torno prima a Urubamba e poi al "mio villaggio ", Ollantaytambo, perché ho deciso di sfruttare fino in fondo il mio biglietto è di visitare la fortezza che tutti vengono a vedere, che è davanti al mio balcone. Fortezza che presenta anche delle parti pre-incaiche.
Il sito archeologico è veramente imponente. Ha una prima serie di terrazzamenti che si inerpicano sulla montagna fino al raggiungere il tempio del sol, rimasto incompiuto a causa dell'arrivo degli spagnoli, dopo il 1530. Poi l'itinerario segue la montagna stando in quota verso altri luoghi (la zona militare, ecc) fino a raggiungere altri terrazzamenti da cui si scende verso l'area sottostante dove si trovano i famosi canali usati dagli inca per distribuire l'acqua, presenti e visibili ancora adesso in Ollanta. Questa fu l'ultima roccaforte che resistette agli spagnoli ma, con l'arrivo dei rinforzi, dovette soccombere. Era una terra particolarmente fertile e strategica per gli Inca ed era la via di accesso dell'impero alla parte amazzonica.
A questo villaggio è legata anche un dramma di un amore contrastato, che divenne anche un'opera letteraria e teatrale scritta nel periodo coloniale.

Con oggi ho concluso il mio tour nella Valle Sagrado, dopo aver visto Cusco, Pisac, Maras, Moray, Urubamba, Chinchero e appunto Ollantaytambo. Manca ovviamente il Macchu Picchu ma lì ci arriverò solo a piedi col trekking. Devo avere ancora pazienza.

6 agosto
La magia di andare nei paesini sperduti qui nella cerchia di Ollantaytambo per lavorare con Lionel e Thiago e ritrovarsi nel mezzo di una festa di paese dedicata alla Virgen de Copacabana. Ovviamente il lavoro coi due fratelli è andato a ramengo però io e Adrijia ci siamo fermate e gustate quasi tutta la festa. Dico quasi tutta perché dopo due ore la processione non era ancora iniziata ma il prete, dopo avere benedetto  urbi et orbi (l'acqua santa era in una latta di pintura) se n'è andato in motoretta. A quel punto è partita la banda e le ragazze e i ragazzi, con abiti tipici coloratissimi, hanno iniziato a danzare. Vedere Lionel, (forse ve ne ho già parlato) 14 anni e sordo, ballare con gli altri è stato bellissimo!
Intuisco che questa settimana, la mia ultima, sarà molto leggera. Le scuole sono ancora chiuse e molti dei bambini che seguiamo hanno altro da fare con la famiglia. Così oggi penso che mi dedicherò a salire su un altro dei resti inca presenti in paese.
Inoltre questa settimana le uniche due volontarie siamo io e Adrija dalla Florida. Devo dire che Adrijia è un po' svampita e ogni tanto perde i pezzi però, quando esce dal suo mondo, è anche simpatica. Oggi ad esempio ci siamo divertite un sacco alla festa!


7 agosto
Parlare del Perù rurale vuol dire parlare della terra, in tutti i sensi: con la terra si fanno le case (qui si chiama adobe), i bambini stanno tutto il tempo sulla terra, mangiano, giocano, vivono sulla terra; le donne lavorano stando per terra, tessono i loro coloratissimi tessuti sedute sulla terra, gli uomini zappano la terra, muovono la terra, la loro giornata lavorativa gira attorno a questo elemento. Quando vai nei villaggi la polvere ti si infila ovunque, nelle orecchie, in bocca, negli occhi, si infila tra i capelli, si attacca a tutti i vestiti che ti sembra che non riuscirai mai a toglierla. Il vento la muove continuamente ed è un elemento imprescindibile del paesaggio rurale. Se qualcuno mi chiederà del Perù rurale non parlerò solo della povertà e delle poche cose di cui vivono qui, anche se acqua e luce sono arrivate, e neppure solo del fatto che non parlano il castigliano ma solo il quechua. Parlerò della terra, di questo elemento pagano a cui loro, cristiani, sono molto attaccati, perché è la loro madre, la loro Pachamama, quello che nel corso dei secoli ha dato loro da vivere e che continuano a venerare.

Quando stai per concludere una esperienza che ti ha messo in contatto con persone che non conoscevi in un posto che non è il tuo usuale di vita, iniziano a nascere pensieri come: questa è l'ultima volta che vengo in questo posto, è l'ultima volta che percorro questa strada, è l'ultima volta che vedo questa persona. E so che con assoluta certezza sarà veramente l'ultima volta in vita mia. E mi chiedo che cosa ho lasciato, che cosa è rimasto del fatto che per un po' sono stata in quel posto, ho interagito con quelle persone. Probabilmente non esiste una risposta, non esiste per me, non esiste per loro. O forse per me esiste anche se non la so ben definire. Forse dare e ricevere è un mistero ed è importante e magico proprio perché è un mistero.

Visto che la mia esperienza di volontariato si sta concludendo volevo precisare una cosa.
È stata ovviamente una mia scelta ma io ho pagato per venire a lavorare qui. E a differenza dell'anno scorso che si svolgeva tutto in Kathmandu nello stesso quartiere e mi veniva dato anche il vitto, qui in Perù ho dovuto pagare, oltre che per dormire nella casa del volontario, ogni singolo pasto che ho fatto, ogni singolo spostamento che ho fatto per ognuno dei beneficiari seguiti dalla associazione (a volte anche X i beneficiari stessi).
Il Perù è questo e questo è il motivo per cui quest'anno ho deciso di fare la raccolta fondi.
Quindi, a quelle aquile che hanno pensato che io volessi farmi pagare le vacanze rispondo che se ne stiano pure nelle loro comode case ed evitino anche di dirmi quanto sono brava a fare queste esperienze. A tutti gli altri che mi hanno voluto aiutare un GRAZIE di cuore.
E se qualcuno si sente offeso perché ho addirittura scomodato Primo Levi ( le loro comode case, nella poesia erano tiepide, per chi non ha capito il riferimento...), dico che, perfettamente consapevole di cosa sia stata la Shoah (sono stata due volte ad Auschwitz e ne parlo ogni anno in ogni mia classe), nel mondo IN QUESTO MOMENTO esistono tanti piccoli e grandi Olocausti, dalle bombe sui civili siriani ai lager libici, dal nostro Mediterraneo a tutte le periferie del mondo.

8 agosto
Ieri e oggi sono stati due giorni dedicati alla prevenzione medica. Abbiamo quindi recuperato i nostri piccoli beneficiari, le cui famiglie non hanno proprio come priorità la salute dei loro figli..., e li abbiamo portati in un centro di salute a fare delle visite di controllo oculistiche, dentali e respiratorie/polmonari. Vi lascio immaginare l'impresa a recuperare tutti e soprattutto a mantenere la ciurma nelle varie sale di attesa. Passare a loro e ai genitori il concetto ad esempio di lavare i denti sarà un'impresa, però tutti sono tornati a casa col loro bello spazzolino abbinato al dentifricio, dono della paziente dentista.


Come conclusione del mio periodo stasera ho fatto con Jessica e Mayra una valutazione reciproca, cioè ho espresso loro alcune perplessità anche se mi rendo conto che molte non sono dovute alla associazione ma al "sistema Perù " e loro mi hanno dato una restituzione superiore alla mia autovalutazione. Ultima cena fuori in compagnia anche di Colin, il fidanzato di Rylie, in visita da Boston.
Domattina ultime due "visite domiciliari" e poi l'ultimo pezzo di questa avventura.
A proposito di terra, l'ultima domanda della valutazione è stata: trova una metafora per descrivere la tua esperienza. Mi è uscita questa: è come la polvere che vola e si muove e devi aspettare che si depositi per vedere bene cosa c'è dietro.


10 agosto
Volontariato finito. Raggiunta Cusco. Questa mattina, ore 5.30, partenza per il Salkantay trail. Per almeno quattro giorni sarò fuori dal mondo, in mezzo alle Ande, e al quinto arriverò a destinazione, dopo circa 65 km.
Ieri sera ho conosciuto il gruppo. Siamo in 13 più la guida.
Scriverò senza raggiungervi.

La prima parte è come sempre in bus, circa due ore e mezza per fare colazione. Poi un'altra ora e finalmente si cammina. La meta di oggi è la laguna Humantay, sotto il ghiacciaio omonimo. Si trova a 4200 mt ed è una meta frequentata anche da tour giornalieri. Quando arriviamo infatti il lago è un po' affollato. A seguito di alghe, minerali e batteri ha una colorazione incredibile e il ghiacciaio maestoso è una degna chiusura di questo angolo delle Ande. Scendiamo di un po' a valle per raggiungere il nostro campo base, a quota 4000. In tutto 6 km. È molto carino e le tende sono capanne triangolari dove si dorme in due con una vetrata che dà sulla vallata.
Il gruppo si è diviso in: due ragazze italiane che fanno solo due giorni, un gruppo che fa il trekking di 4 giorni (i baby condor) e quelli che fanno quello da 5 (i baby alpaca). Inoltre c'è un gruppo di francesi. Il mio gruppo - baby alpaca - è composto tra 8 persone, me compresa: Camille, una ragazza francese anche lei viaggiatrice solitaria con cui condivido la stanza, tre ragazzi della repubblica Ceca, un ragazzo e due ragazze olandesi.
Come in Perù tira sempre vento ma a questa quota è un po' più freddo... La notte sarà difficile e domani è il giorno più impegnativo.
Devo dire che nonostante la quota i cuochi riescono a preparare delle cose incredibili e anche decisamente buone. Abbiamo addirittura l'happy hour, con cui senza soluzione di continuità si passa alla cena. Ormai è buio e tutti vogliamo andare in branda.


11 agosto
La sveglia della mattina sono le guide che passano di tenda in tenda alle 4.45 a portarci il tè alla coca. Effettivamente questa notte ha fatto abbastanza freddo. Oggi, oltre alla fatica, c'è il problema quota e purtroppo Camille non sta bene e lei e una delle due olandesi decidono di salire col cavallo. È una delle possibilità che offre il trekking. 
Colazione alle 5.15. Quando ci portano una crepe ripiena di frutta mi commuovo. Alle 6 si parte. Il dislivello è di 600 mt però si arriva al passo del Salkantay che è a 4600 mt. Da lì si ha una vista maestosa del nevaio e oggi la giornata è stupenda, senza nuvole. Solo nel pomeriggio arriva qualche nuvola a coprire le cime più alte. La nostra guida (ma credo anche le altre) riunisce il gruppo e fa una cerimonia per ringraziare le divinità inca ma soprattutto la Pachamama. E per concludere il rituale fa fare a tutti un giro di Anice Inca, che è praticamente la sambuca! Dopo le foto di rito inizia la discesa che sarà molto lunga. Dobbiamo arrivare a 2900 e quindi abbiamo 1700 mt di dislivello da fare tutto in discesa. La cosa incredibile è che a partire da circa i 3500 mt finisce il classico ambiente andino delle alte quote con poca vegetazione alta e quasi solo cespugli e inizia la rain forest e il paesaggio si trasforma in foreste che coprono tutti i pendii, come quasi sempre da queste parti di eucalipti. Dopo 22 km arriviamo al campo base. Inizialmente abbiamo lo stesso tipo di tenda e la temperatura sembra più accettabile, tanto che invece di spendere 10 soles per una doccia calda mi faccio una bella doccia fredda che mi riporta in vita. In seguito però veniamo spostati in tende normali e la temperatura scende; si sente molta più umidità. 
Oggi ci aspetta ancora l'happy hour e a seguire la cena. Il gruppo ormai si è formato e i pasti spesso passano a ridere delle differenze tra noi europei. Oltre che a prendere in giro il gruppo dei francesi che proprio non ci stanno simpatici.
Domani sveglia presto ma la giornata sarà molto più tranquilla dal punto di vista fisico.


12 agosto
Sveglia alle 5.30 con il tè alla coca, colazione alle sei per partire alle 7. In effetti non è stata una giornata così facile... Abbiamo fatto 16 km. in mezzo ad una foresta tropicale incredibile, passando dai 2900 del campo base ai 2000 dove ci hanno recuperato i pullmini. Sviluppo veramente lungo in mezzo ad una vallata rigogliosissima, solcata da un fiume che noi abbiamo costeggiato andando su e giù. La vegetazione passa dal sottobosco tipico delle nostre Alpi (felci, fragoline, ecc) ad una varietà di fiori incredibile, alle piante di cacao e caffè fino a piantagioni di banane e granadilla, che è un frutto tropicale molto buono, mai visto. Il pullman ci permette di  evitare molti km su una strada sterrata e di raggiungere Santa Teresa dove abbiamo il nostro terzo campo base. Qui siamo a circa 1550 mt, la temperatura è decisamente mite e ci siamo lasciati i ghiacciai alle spalle, che non vedremo più.
Abbiamo il pomeriggio libero e non possiamo non approfittare delle hot spring. Qui vicino infatti ci sono delle vasche di acqua non so se termale ma sicuramente calda e il nostro fisico provato dalla discesa di più di 2500 mt fatta in due giorni ne ha bisogno. Domani abbiamo un'altra salita anche se non in alta quota.
Prima della cena abbiamo il solito happy hour ma la cena si trasforma all'improvviso, forse grazie alla presenza di  un gruppo di brasiliani, in una balera  e iniziamo a ballare come dei pazzi, soprattutto musiche sudamericane ma non solo. Il tutto viene agevolato dal fatto che la nostra guida inizia a fare vari giri di Inka tequila e poi Pisco suor, e il primo giro diventa il secondo e il terzo e il...non vi descrivo il contenitore usato per bere la tequila a turno, però posso dire che è una tipica terracotta di una civiltà pre-incaica. Le danze proseguono anche grazie ai nostri deejay cechi ma domattina la sveglia è alle 5. La tappa di domani è impegnativa.

13 agosto
E in effetti la tappa di oggi è stata massacrante. Sarà la stanchezza accumulata in questi giorni ma oggi è stata a mio parere la giornata più faticosa. Sempre con il pullmino ci allontaniamo da Santa Teresa per ritornare nella foresta. Qui ci addentriamo e iniziamo a salire; il dislivello è di 700 mt ma fa caldo. La destinazione è Llactapata, a 2700 mt. Qui ci sono dei resti Inca ma soprattutto c'è la prima vista del Machu Picchu. È molto lontano ed è strano pensare che domani saremo là, così lontano. In effetti la strada è ancora molto lunga. Prima dobbiamo ridiscendere fino a fondo valle dove raggiungiamo hidroelectrica, la stazione finale del treno PeruRail, dove finalmente possiamo mangiare. Siamo tutti piuttosto stanchi ma la nostra meta è Aquas Calientes altrimenti chiamato Machu Picchu pueblo, dove dormiremo, 10 kilometri da percorrere a fianco della ferrovia. Km che sembrano non finire mai ma finalmente arriviamo all'albergo. Abbiamo abbandonato le tende e quindi anche la foresta anche se qui è tutto circondato dalla foresta. Anche Milton, la nostra guida, ci abbandona. Torna a Cusco e a MP avremo un'altra guida. Con il suo inglese maccheronico in fondo Milton ci è piaciuto ed è riuscito a fare gruppo. 
Domani i miei compagni di viaggio hanno l'entrata alle 7, invece io alle 6, quindi mi alzerò prima, tenendo conto che da qui è circa un'ora e mezzo di cammino. Ovviamente si può prendere l'autobus ma dopo tutti i km fatti ci sembra un sacrilegio.

14 agosto
Sveglia alle 4! Il Machu Picchu mi aspetta e c'è una salita da fare di almeno un'ora. Nel buio più completo raggiungo il puente ruinas dove c'è un po' di coda; il ponte apre alle 5 e mancano ancora 10 minuti. La salita è costituita da una scalinata che non si capisce perché un popolo alto mediamente un metro e mezzo abbia fatto con dei gradini altissimi. Avere il biglietto per l'ora dell'apertura dei cancelli cioè alle 6 è stato un vantaggio,  visto che nel giro di poco si riempie soprattutto di quelli che arrivano col pullman, nonostante il numero contingentato. 
Arrivare qui è stato veramente faticoso ma il luogo ripaga di tutto. Intanto essere circondato dalle Ande e di prima mattina essere avvolto nelle nuvole è già un fascino di per se'. Poi è veramente ben conservato e quindi è possibile vedere la struttura originaria della città. Poi c'è il fatto che qui i conquistadores non sono arrivati ma solo una spedizione nel 1910 e quindi è rimasta veramente la città segreta degli Inca per molti anni. Il sistema di controllo è molto severo e rischiano di rovinarmi la giornata  con le loro rigidità ma decido che questa giornata non può essere rovinata da niente. Il Machu Picchu era da sempre uno dei miei sogni.
Per ora mi fermo qui. Ci devo dormire sopra per andare avanti nel mio racconto.





15 agosto 
L'impatto della gente è in effetti un po' disturbante, quindi visito la parte più alta e poi mi allontano dalla zona dei gruppi organizzati per andare verso il tempio del sol e la zona non ancora raggiunta dai gruppi. Poi però scopro che è un circuito e che non si può tornare indietro. Supplico un guardiano  di farmi almeno risalire un scalinata che mi permette di salire su una balconata. Qui ritrovo i miei compagni di trekking e la loro guida. Il cielo si apre e arriva anche il sole. 
La capacità degli inca di modellare il granito a loro piacimento era incredibile. Le pietre dei muri sono incastrate come un puzzle; addirittura ad alcune pietre è stata data la forma delle montagne che circondano la città. Era una città sacra ma i suoi terrazzamenti rifornivano di cibo la capitale dell'impero, Cusco. Forse l'ultimo rifugio delle vergini. A questa civiltà mancava la scrittura (nel senso di un alfabeto) ma a livello astronomico, ingegneristico, matematico, ecc. è paragonabile ad altre grandi civiltà presenti sul pianeta in quel periodo, i Ming in Cina, l'impero ottomano in Asia minore, il regno Vijayanagar in India, mentre in Europa inventavano la stampa e scoprivano le nuove rotte marittime che l'avrebbero distrutta.
Esco dal sito archeologico, decido di non pagare l'astronomico biglietto X scendere in autobus e scendo a piedi per la strada di salita, nonostante i miei piedi vorrebbero altro.
A fondo valle trovo un museo sulla scoperta del MP e i reperti ritrovati e ovviamente lo visito. 
Recupero i bagagli in hotel, un giro per Aquas Calientes o Machu Picchu pueblo e vado alla stazione dove mi aspetta il treno per Ollantaytambo. Ritrovo una coppia di toscani conosciuta stamattina e socializzo con una famiglia olandese. Tutti cerchiamo di capire bene le ferrovie peruviane, qui divise in Inca Rail e Peru Rail. Il nostro treno è in ritardo ma non abbiamo fretta; abbiamo tempo X condividere il nostro viaggio. Il vagone ha le finestre anche sul tetto e così ci godiamo dal basso la foresta tropicale mentre il cielo si è rannuvolato. Sono solo 43 km ma percorsi in un'ora e mezza. Non abbiamo fretta di lasciare MP e nemmeno il treno.
Arrivata a Ollanta prendo il solito collectivo che mi porta a Cusco e finalmente giungo in albergo. In serata cerco una lavanderia e qualcosa da mangiare, sento in piazza i primi festeggiamenti per la festa di domani (Virgen dell'assuncion), scopro che i miei compagni di stanza sono due ragazzi svizzeri e dormo il meritato riposo del pellegrino. 

Oggi è ferragosto e riposo a Cusco. In piazza arrivano un po' di bande davanti alla cattedrale, durante la colazione c'era stato un principio di fuochi d'artificio. Più tardi trovo la processione della Virgen con bande e balli al seguito.
È una giornata calda oggi a Cusco e io me la godo e intanto organizzo la partenza di stasera. Sì, perché stasera si riparte!
Ma nel frattempo visito ancora parti di questa stupenda città, in particolare il convento di Santo Domingo, costruito sopra delle rovine inca ancora visibili, e il quartiere di San Blas, dove si trova il mio ostello, caratterizzato da bellissimi alberghetti, ostelli, ristorantini, negozietti che circondano la bella piazza tranquilla. Un gioiellino in questo spettacolo di città.
Oggi pranzo con Celine che ora fa volontariato qui a Cusco. Più giro Cusco e più scopro localini, ristoranti, caffetterie veramente molto originali, spesso che vendono prodotti organici. Devo dire che la cultura ecologica è presente; si vedono spessissimo manifesti contro l'uso della plastica, a favore del riciclo, così come la vendita di prodotti sostenibili.
Stasera alle 8 pullman notturno. Viaggio con la compagnia la Cruz del sur. Quando salgo rimango basita: le poltrone sono come quelle di prima classe dell'aereo, si possono distendere le gambe, c'è il televisore, davanti ad ogni sedile, il cuscino e la coperta, il bagno e ci viene dato qualcosa da mangiare (un panino con formaggio e un dolce). C'è il controllo dei bagagli a mano e la guardia passa con la telecamera a registrare il viso di tutti. Sarà un viaggio di 10 ore e quindi ogni comodità è ben accetta. 

Cibo
È da un po' che non vi parlo di cibo.
Oggi ad esempio ho provato il ceviche, è il sushi peruviano, accompagnato da tanta cipolla. Lo danno come antipasto. Buono, mi è piaciuto.
Come primo piatto danno sempre una zuppa e spesso qualcosa di caldo è gradito. In genere solo di verdure, alla carne sono dedicati i secondi.
Come secondi ci possono essere dei piatti che noi consideriamo dei primi, come gli spaghetti al pesto (anche se non ha lo stesso sapore, è fatto con altro) oppure spaghetti accompagnati da carne (quindi è un primo e un secondo messi assieme) oppure carne fatta in modo diversi ma sempre accompagnata da riso. Per noi vegetariani ci sono verdure accompagnate da riso oppure panino ripieno di verdure, accompagnato da patas fritas. In entrambi i casi con le verdure ci sono sempre mango, papaya o platano (banana) fritto.
Rispetto alle bevande troviamo la birra cusquena (buona) oppure i superalcolici, cioè delle specie di grappe, come l'inka Pisco (alcol puro), un liquore che sa di anice (ve ne ho già parlato, come la ns sambuca), infine il liquore nazionale, il Pisco Sour (buono!). 
Ma sapete qual è la cosa che più mi manca? L'happy hour con cioccolata e popcorn che ci davano al Salkantay trail...

16 agosto
Devo dire che il viaggio è stato abbastanza faticoso, soprattutto per il freddo. L'aria condizionata era a palla e ho dormito pochissimo. È stato strano viaggiare con quel bus: si era nel buio più completo, non c'erano più le hostess che si vedono all'inizio e se scendevi al piano di sotto non si vedeva il pilota. Sembrava di essere su una navicella spaziale.
La destinazione è Arequipa, la seconda città del Perù dopo Lima. Oltre al fatto che è molto grande e che c'è un traffico pazzesco, qui è molto più presente l'aspetto coloniale che quello Inca. Anche a Cusco ci sono molte chiese ma qui si sente molto di più l'impronta cattolica e infatti non ci sono resti Inca, musei inca, ecc. Come sempre c'è la Plaza de Armas che qui è molto grande. L'architettura ha usato molto il sillar, una pietra vulcanica bianca e infatti il bianco è il colore predominante di questa città, o almeno della sua parte storica. Viene chiamata la ciudad blanca. La città è circondata da vulcani, tra i 5000 e i 6000 metri, alcuni attivi, alcuni no, e infatti si vedono delle cime innevate (poco) intorno.
A prova del fatto che questa città è molto più cattolica (quindi spagnola) che pre-conquistadores l'edificio più importante da visitare è il monastero di Santa Catalina, cioè Santa Caterina da Siena. Qui già a partire dalla seconda metà del 1500 le figlie delle famiglie nobili (non tutte ovviamente e non solo nobili) si rinchiudevano in convento e facevano le monache di clausura, spesso attorniate da serve e cameriere. Il monastero viene considerato una città nella città perché è circondato da mura e al suo interno ci si perde nelle viuzze e nelle casette dove si trovano le celle delle monache, arrivate ad essere anche duecento (con trecento persone di servizio). Ora sono rimaste in poche, rinchiuse in una parte non aperta al pubblico. Il bello del monastero sono i colori in cui è suddiviso; si passa dal rosso mattone, al blu al bianco del sillar. Sembra un po' d'essere in Andalusia.
Per il resto Arequipa è una bella città ma un po' dispersiva; l'unico punto centrale è la Plaza de Armas. La sera mi perdo in una parte non turistica piena di negozi di ogni tipo, molto vivace. Ma stasera a letto prestissimo perché domani si parte alle 3...

17 agosto
Eccomi qui sul pullman che mi conduce (purtroppo) con un tour organizzato al canyon del Colca. 
Oggi abbandoniamo la storia e cioè inca, conquistadores et similia e facciamo un vero tuffo nella natura più vera. Purtroppo per farlo in giornata non ho avuto altra scelta e in più potrò evitare di tornare ad Arequipa e potrò andare subito alla prossima destinazione. Le soste sono in alcuni paesi veramente poco significativi e l'unica cosa X cui vale la pena questo tour è il mirador de la Cruz del Condor. È una bella terrazza che si affaccia su questo canyon dove volteggiano numerosi condor ed è possibile fotografarli da vicino. Questo canyon è uno dei più profondi della terra assieme al Gran Canyon in Arizona e ad un altro canyon qui in Perù ma molto più difficile da raggiungere.
Qui il paesaggio è molto diverso, è molto più brullo e c'è meno vegetazione, forse anche per la presenza di questi vulcani che caratterizzano la zona di Arequipa. Da uno di questi, ancora attivo, si alza una bella  fumarola. È anche una zona altamente sismica e in alcuni punti si osservano spaccature nel terreno di alcuni metri dovute a eventi sismici imponenti (l'ultimo nel 2001).





Fortunatamente a metà giornata arrivo a Chivay dove si conclude il mio tour perché devo prendere il bus per Puno. Quello che credevo fosse un semplice bus è invece anche un viaggio con soste organizzate che si rivela molto interessante. Si addentra infatti in una riserva naturale nazionale e il viaggio prevede una sosta al mirador de los volcanos dove si osservano i vulcani della zona di Arequipa, tra cui svetta il Misti (da cui sembra nasca il Rio delle Amazzoni) e dove diventa evidente il paesaggio quasi lunare e così diverso dalla zona cusquena. Tutta la strada da Colca a Puno è sopra i 4000 metri e arriviamo anche ad un mirador a quota 4910 mt. Per km attraversiamo una vegetazione brulla e per niente abitata ma solo caratterizzata dalla presenza di greggi di lama e alpaca. Incrociamo anche un lago pieno di flamingo (fenicotteri). Quando arriviamo a Puno ormai è buio, quindi la vista del lago Titicaca deve aspettare. Siamo a 3812 mt.


18 agosto
Oggi è praticamente l'ultimo giorno in Perù e proseguo l'onda naturalistica di questi ultimi giorni dedicandomi ovviamente al lago Titicaca, il lago navigabile più alto al mondo e anche uno dei più grandi. Devo dire che il Bajkal mi aveva fatto più impressione perché là non vedevo dall'altra parte, invece qui si vede l'altra sponda che poi è la Bolivia. Puno ha avuto il suo sviluppo grazie al fatto che era sulla strada verso una grossa miniera di argento, a Potosi in Bolivia. Adesso non ha più questa funzione ma è semplicemente il punto di partenza per la visita ad alcune isole del lago o il punto di passaggio verso la Bolivia. 
Parentesi sulla miniera di Potosi, aperta nel 1550 circa dagli spagnoli. Gli indio venivano strappati dalle campagne per lavorarvi come schiavi; si è calcolato che su 10 persone, 7 non siano tornate. Già allora veniva considerata una "bocca dell'inferno".
Direi che è una città bruttina, non ha niente da vedere, la piazza principale è in restauro così come molte strade sono piene di macerie che sembra appena uscita da una guerra.
Mi informo all'ufficio del turismo e prendo il traghetto per l'isola di Uros, un insieme di circa cento isole fluttuanti, la cosa sicuramente più originale di questo specchio d'acqua. Da alcuni secoli una popolazione costruisce dei veri e propri isolotti galleggianti, fatti solo di terra e soprattutto di canne che qui crescono in abbondanza (il tutto prende il nome di totora). Canne con cui vengono fatte anche le barche caratteristiche con cui gli uomini pescano. Sia le barche che gli isolotti hanno bisogno di continua manutenzione, altrimenti affonderebbero. Devono anche essere ancorati altrimenti si sposterebbero  e a volte si spostano lo stesso e sforano in Bolivia. Se una famiglia non va d'accordo con qualcuno il pezzo di isolotto con la sua casa può essere tagliato con una sega; oppure le case, essendo galleggianti, possono anche essere spostate. Mentre la signora spiega ne passa una proprio davanti a noi. Per ogni isolotto ci sono circa 10/12 persone. C'è anche una capitale dove ci rechiamo come seconda fermata  e dove mangiamo una classica trota del lago. Oggi mi fa compagnia una famiglia italo-peruviana. La madre ha sposato in seconde nozze un italiano; ha alcuni figli col primo, alcuni col secondo marito. È stata 23 anni a Bologna, è tornata in Perù X cercare di fare fortuna con una attività ma è andata male e pensa di tornare indietro. Alcuni figli sono in Perù, altri in Italia. 
Gli abitanti parlano un po' quechua, un po' aymara, un po' castigliano. Sono un po' cattolici e un po' avventisti, così come gli abitanti di Puno.
Nel pomeriggio cerco  di fare un giro per la città in attesa del pullman della sera che mi riporterà a Cusco ma è veramente desolante e quindi torno sulla costa, almeno ho come vista il lago.





A proposito di cultura ecologica peruviana di cui ho già parlato, a Puno è vietata la vendita di cannucce. (Anche qui ho trovato al mercato chi fa i succhi con tutto quello che vuoi - frutta e verdura - ma niente cannucce). 

Sono al terminal del pullman per Cusco. Manca qualche ora ma fuori ormai è buio e freddo e quindi preferisco stare qui. Il contratto internet è scaduto dopo un mese e quindi non posso neanche comunicare con il mondo... Ma poi scopro che posso comprare il Wi-Fi per 20 minuti per solo un sol e quindi ne approfitto.

19 agosto
Per andare in aeroporto trovo un giovane tassista che si porta dietro un quadernino dove annota espressioni in inglese che gli possono essere utili. Mi chiede di scrivergliene alcune. So funny!
Commento con lui il fatto che a Cusco ci sono molte donne poliziotto, ma veramente tante e molte motocicliste. La sua risposta è che la lotta contro la discriminazione funziona e ormai c'è uguaglianza nella società peruviana tra uomini e donne. Probabilmente in città è così, nel Perù rurale credo molto meno.
Non posso andare in giro per Cusco con uno zaino e una valigia pesante e quindi devo aspettare un po' il mio volo in aeroporto dove mi dedico ad una delle mie attività preferite: "human whatching".

Nel frattempo posso iniziare a buttare giù qualche pensiero rispetto a questo viaggio.

- il Perù ha delle meraviglie naturali che non mi aspettavo e che sono di livello eccezionale. E io ne ho visitato solo una parte. Il Perù viene normalmente suddiviso in "costa, sierra y selva". Io ho visto prevalentemente la sierra. Non mi è chiaro se la costa presenti spiagge particolari o città da visitare (le linee di Nazca sono vicine alla costa). Sicuramente la parte amazzonica è interessante ma bisogna spostarsi tutto a nord, verso il Brasile.

- la mia esperienza di volontariato, cioè il motivo per cui sono venuta qui. Sicuramente quella più vicina a me per formazione e mia predisposizione è quella più educativa, quindi nelle scuole, come l'anno scorso in Nepal. Quest'anno è stata più socio-assistenziale. Mi ha messo in contatto con una realtà che ovviamente esiste anche in Italia (la disabilità) ma che qui ha molte meno risorse da parte del cosiddetto welfare e soprattutto non c'è nella famiglia la cultura dell'integrazione cioè che il figlio disabile possa andare a scuola come gli altri, avere gli stessi diritti degli altri, invece di rimanere segregato nel pueblo senza andare a scuola, dove si parla solo quechua  e dove il tempo passa solo nella polvere del proprio cortile. Anche quest'anno il messaggio che mi porto a casa è la frase scritta sul muro del centro dove ho disegnato un murales a forma di polipo "education para todos".

- tornando al Perù turistico, ribadisco un concetto già detto: le attrazioni turistiche di questo paese sono molto più accessibili che in altri paesi. Penso a chi non ha la possibilità o la voglia di farsi lunghe scarpinate o di andare ad alta quota. I servizi turistici sono ben organizzati e ti permettono di fare tutto o quasi tutto, senza essere trekker allenati o alpinisti.

Ormai sto quasi atterrando di nuovo in Europa. Il Perù sembra già così lontano anche se penso di essermi portata a casa tante immagini, sensazioni, emozioni  e soprattutto incontri. In parte l'avete letto qui, in parte lo vedrete nelle foto quando manderò il link e in parte resterà dentro di me perché non riesco ad esprimerlo.
Con il Perù si sono realizzati i due grandi sogni di viaggio della mia vita: la transiberiana fatta con Rosi sei anni fa e il Machu Picchu. Ora bisogna solo trovare il prossimo...

Questo è il link dove vedere le foto:

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BIBLIOGRAFIA (anche libri che ho letto mentre ero qui)
- "Perù, dal deserto costiero alle Ande", Bocale, Borghetti, ed. polaris, 2018
- "Perù", Roughguide, ed. Feltrinelli 
- Eduardo Galeano, "le vene aperte dell'America Latina", Sperling&Kupfer, 1971
- Massimo Carlotto, "le irregolari. Buenos Aires horror tour", ed. E/O, 2012
- pentalogia di Manuel Scorza, "la ballata": Rulli di tamburo per Rancas (Redobles por Rancas, 1970), Storia di Garabombo, l'invisibile (Historia de Garabombo, el Invisible, 1972), Il cavaliere insonne (El Jinete Insomne, 1976), Cantare di Agapito Robles (Cantar de Agapito Robles, 1976) e La Vampata (La Tumba del Relámpago, 1978).
- Manuel Scorza, "la danza immobile", ed. Feltrinelli 
Scorza scrive una pentalogiaconosciuta come "La Ballata" (la Balada), o anche "Guerra silenziosa", con la quale, combinando sapientemente poesia, racconti popolari e storia, racconta la lotta senza tempo dei contadini per recuperare le proprie terre, sottratte dalle multinazionali minerarie e dai fazenderos latifondisti. In questo scenario prendono corpo le epiche lotte contro il recinto, che giorno dopo giorno e avanzando con la sua barriera di acciaio e filo spinato, sottrae campi agli indios contadini e le rivolte di questi ultimi, represse con il sangue.
- "i leoni di Sicilia - la saga dei Florio", Stefania Auci, ed. Nord, 2019 (fortemente consigliato)
- "i delitti della settimana santa", Santiago Roncagliolo, 2006
- "resto qui", Marco Balzano, Einaudi, 2018
- "sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell'umanità ", Yuval Noah Harari, Bompiani, 2015