giovedì 22 ottobre 2020

2013 - Da Mosca a Pechino in treno, lungo la transiberiana e la transmongolica

7865 km., 2 continenti, 3 nazioni, 6 fusi orari, 20 giorni, due viaggiatrici


Dopo anni finalmente sono riuscita a realizzare un sogno, quello di prendere la famosa Transiberiana.
I preparativi sono proseguiti per mesi, tra trattative per definire l'itinerario e peregrinazioni varie per uffici consolari. Alla fine io e Rosi, la mia compagna di viaggio, abbiamo trovato un compromesso e l'itinerario è stato finalmente definito: da Mosca a Irkutsk, sul lago Bajkal, lungo la Transiberiana e da Irkutsk a Ulaanbataar fino a Pechino lungo la transmongolica, come potete vedere nella mappa qui sotto.

Tappe: Mosca, Irkutsk, isola di Olkhon, Ulaanbaatar, riserva naturale di Gun Galuut, Pechino.



Prima di partire vorrei proporvi un paio di suggestioni. La prima è di Fosco Maraini, grande viaggiatore. Lui la chiamava l'epistemologia del Citluvit. La seconda è invece il testo proposto quest'anno alla maturità. È una riflessione di Claudio Magris sul viaggio. 

L'EPISTEMOLOGIA DEL CITLUVIT

Ultimamente ho letto delle cose su Fosco Maraini, fotografo, etnologo, alpinista, scrittore, orientalista.  Maraini ha elaborato l'epistemologia del Citluvit, il Cittadino della Luna in Visita d'Istruzione sulla Terra, colui che guarda gli eventi del nostro pianeta con passione e divertito interesse, fino a innamorarsi dell'oggetto del suo studio, evitando il rischio del giudizio etnocentrico. Mi è piaciuta un sacco l'idea del Citluvit e in questo viaggio vorrei sentirmi anche io un po' come un cittadino della luna in visita sulla terra e credo che in parte sarà inevitabile sentircisi, visti i luoghi che attraverserò.

Di Maraini riporto anche la frase qui sotto che condivido.

Ci sono due modi di viaggiare. Nel primo si percorrono grandi distanze in poco tempo, ci si muove, ci si sposta, s’imparano a conoscere i lineamenti generali delle montagne, delle valli, gli aspetti più evidenti della gente e del loro carattere. Nell’altro si sosta, si va in profondo, si mettono un poco le radici e si cerca di suggere dalla terra l’invisibile linfa spirituale di cui si nutrono gli abitanti del posto. Ambedue sono modi legittimi, ambedue possono essere fonti di piacere, ambedue possono portare ad utili conoscenze e comparazioni. Fosco Maraini

CLAUDIO MAGRIS, dalla Prefazione di L’infinito viaggiare, Mondadori, Milano 2005.

Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra le persone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi. Oltrepassare frontiere; anche amarle – in quanto definiscono una realtà, un’individualità, le danno forma, salvandola così dall’indistinto – ma senza idolatrarle, senza farne idoli che esigono sacrifici di sangue. Saperle flessibili, provvisorie e periture, come un corpo umano, e perciò degne di essere amate; mortali, nel senso di soggette alla morte, come i viaggiatori, non occasione e causa di morte, come lo sono state e lo sono tante volte. Viaggiare non vuol dire soltanto andare dall’altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere sempre pure dall’altra parte. In Verde acqua Marisa Madieri, ripercorrendo la storia dell’esodo degli italiani da Fiume dopo la Seconda guerra mondiale, nel momento della riscossa slava che li costringe ad andarsene, scopre le origini in parte anche slave della sua famiglia in quel momento vessata dagli slavi in quanto italiana, scopre cioè di appartenere anche a quel mondo da cui si sentiva minacciata, che è, almeno parzialmente, pure il suo.

Quando ero un bambino e andavo a passeggiare sul Carso, a Trieste, la frontiera che vedevo, vicinissima, era invalicabile, – almeno sino alla rottura fra Tito e Stalin e alla normalizzazione dei rapporti fra Italia e Jugoslavia – perché era la Cortina di Ferro, che divideva il mondo in due. Dietro quella frontiera c’erano insieme l’ignoto e il noto. L’ignoto, perché là cominciava l’inaccessibile, sconosciuto, minaccioso impero di Stalin, il mondo dell’Est, così spesso ignorato, temuto e disprezzato. Il noto, perché quelle terre, annesse dalla Jugoslavia alla fine della guerra, avevano fatto parte dell’Italia; ci ero stato più volte, erano un elemento della mia esistenza. Una stessa realtà era insieme misteriosa e familiare; quando ci sono tornato per la prima volta, è stato contemporaneamente un viaggio nel noto e nell’ignoto. Ogni viaggio implica, più o meno, una consimile esperienza: qualcuno o qualcosa che sembrava vicino e ben conosciuto si rivela straniero e indecifrabile, oppure un individuo, un paesaggio, una cultura che ritenevamo diversi e alieni si mostrano affini e parenti. Alle genti di una riva quelle della riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizi nei confronti di chi vive sull’altra sponda. Ma se ci si mette a girare su e giù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e andando da una riva all’altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese si sia, si ritrova la benevolenza per se stessi e il piacere del mondo. 

L'ABBECEDARIO DEL VIAGGIO 

(che ovviamente verrà completato nel corso del viaggio)

A come ALFABETI cirillico, mongolo e cinese. Ma avete idea di come sono?! Ho fatto qualche tentativo col russo. Ho recuperato un libro "il russo per immagini". Lasciamo perdere... Allora sono passata a "Il russo - corso elementare". Non so...

C come CIBO italiano che possa essere messo nello zaino e possa servire come mezzo di comunicazione con gli indigeni sul treno. Io ho pensato a grana padano e nutella. Altre idee?

F come FILM da vedere prima di partire. 

Di russi me ne sono venuti in mente tre: Dottor Zivago ( di un po' di anni fa...), Anna Karenina (l'ultima versione del 2012), Educazione siberiana. La corazzata Potemkin? Ma anche no... 

Di cinesi molti di più: Addio mia concubina, Lanterne rosse, La foresta dei pugnali volanti, Non uno di meno, La tigre e il dragone, Sorgo rosso.

Di mongolo conosco solo Il matrimonio di Tuya. Su consiglio di un amico ho visto Mongol, sulla vita di Gengis Khan. Sia per i paesaggi che per la storia, vale la pena vederlo.

L come LIBRI da leggere prima di partire (o durante il viaggio). Anche qui distinguiamo. 

Prima la letteratura russa: Anna Karenina di Lev Tolstoj, Il parco di Puskin e La valigia di Sergej Dovlatov. Ma anche Guerra e pace, Delitto e castigo, ma come si fa a elencare la letteratura russa?!

Libri che parlano della Russia, o meglio del vecchio impero sovietico: Imperium di Ryszard Kapuscinski, Buonanotte, signor Lenin di Tiziano Terzani, L'ultima favola russa di Francis Spufford. 

Libri che parlano della transiberiana: Siberiana di Luciana Castellina e la guida LonelyPlanet della Transiberiana, naturalmente.

Libri che parlano della Cina di oggi ma anche della Cina di ieri: tutti i i libri di Qiu Xialong: La misteriosa morte della compagna Guan, Visto per Shangai, Quando il rosso e' nero, Ratti rossi, Di seta e di sangue, La ragazza che danzava per Mao. L'ispettore capo Chen Cao è un'ottima guida della Cina presente e passata. 

Libri mongoli: non pervenuti.

Questo post è stato aggiunto nel 2019, dopo aver scoperto un anno e mezzo fa uno scrittore mongolo, Ian Manook, che vive a Parigi ma ambienta i suoi libri in Mongolia. Sono dei gialli molto avvincenti il cui protagonista è il commissario Yeruldegger. La trilogia è costituita da: "morte nella steppa", "tempi selvaggi" e "la morte nomade", Fazi editore. Molto consigliati.

R come REGISTRARSI  sul sito del Ministero degli Esteri "dove siamo nel mondo". Meglio lasciare traccia in Italia del nostro percorso, non si sa mai, la Siberia e' grande, la Mongolia e la Cina pure...

V come VISTI russo, mongolo e cinese, ognuno con le proprie caratteristiche e le proprie follie burocratiche... Il russo è decisamente il più ostico e il più fiscale.  Il cinese il più veloce ma vogliono anche sapere chi ti paga il viaggio. Il mongolo il più lento,  ci impiegano due settimane a dartelo perché l'estate è alta stagione e sembra che tutto il mondo vada in Mongolia (in Consolato ero da sola...).  

Z come ZAINO, cioè quella casa ambulante dove deve starci tutto l'occorrente per ogni temperatura ed escursione termica.