lunedì 5 agosto 2013

Da Mosca a Pechino in treno: Settima giornata



Si prospetta una giornata molto lunga. Alla quattro e mezza circa di notte Ludmila, la nostra provodnitsa, cioè  la capa della carrozza, ci sveglia perché siamo arrivati a Irkutsk (Km. 5185 ). Sul binario ci aspetta la persona col biglietto Penna che ormai troviamo ad ogni stazione, cioè il nostro autista che ci spiega le modalità di spostamento sull'isola di Olkhon e ci accompagna ad un albergo della città dove abbiamo modo di fare colazione. Da notare che per noi fare colazione non e' minimamente paragonabile all'assalto al buffet messo in atto da una comitiva di cinesi (oddio, Saverio un po' ci si avvicina...). 
Non lo sappiamo ancora ma il viaggio sarà molto lungo e faticoso.  Prima salutiamo Saverio che va a Bolshie Koty e che ci anticiperà di qualche giorno nel nostro stesso itinerario. Ci mancherà la sua presenza rassicurante. Una volta raggiunto il van che ci condurrà sull'isola, dopo aver atteso più di un'ora che il pullman fosse completamente pieno di ospiti paganti, affrontiamo il lungo tragitto verso l'isola principale del lago Bajkal: 260 km., buona parte su sterrato, e dopo avere preso un ferry, altri 40km. ancora su sterrato, buche e polvere compresi,  per un totale di circa 5 ore.
Due notizie sul lago Bajkal.
Contiene più acqua dei Grandi Laghi messi insieme. È il più profondo del mondo (con una media di 1500 metri). È più ampio del Belgio. Ha 25 milioni di anni e offre nutrimento a oltre 3500 specie di piante e animali, 2600 delle quali si trovano solo qui. Una volta la pressione ha mandato in frantumi un batimetro di rame immerso a 40 metri.
Il nostro primo pensiero e' che, per due notti, tutto questo "traffico" sia esagerato, ma abbiamo modo di ricrederci. Venire su quest'isola ne valeva sicuramente la pena. Noi siamo nel villaggio più grande dell'isola, Khuzhir, ospiti di una guesthouse molto carina e accogliente, la Nikita's Homestead, fatta tutta di legno (come del resto tutte le case qui) e ovviamente occupata interamente da turisti, molti anche italiani. Grazie a Nikita questa isola sta vivendo un certo boom turistico.
Rispetto al resto della Russia, questa sembra un'isola felice: parlano inglese e a volte anche due parole di italiano e hanno doccia e bagni, diciamo normali (una ragazza ci racconta che qui i servizi igienici sono ancora molto arretrati e abbiamo modo di verificarlo  durante una sosta, quando ci tocca andare in una toilette stile "millionaire" indiano - chi ha visto il film si ricorda la scena... -  oppure come nei rifugi di montagna ormai molti anni fa, per chi li frequentava...).
Le foto possono solo in parte aiutare a capire come mai questa isola è considerata dai buriati (etnia di origine mongola, buddista) uno dei cinque poli mondiali di energia sciamanica.  



Incontri da segnalare: Nina, ragazza di Irkutsk, avvocato, naturista, animalista, eco-friendly, travelling-addicted, perfetto inglese, molto disponibile a farci da guida e piena di attenzioni nei nostri confronti. Viene a trovare la madre che insegna polacco sull'isola per hobby (durante la guerra furono trasferiti qui molti polacchi). Nina dice che vuole venire a visitare l'Italia solo quando sarà vecchia e avrà sufficiente conoscenza e cultura per capire tutto quello che vedrà nel nostro paese. Saggia!

D come distanza oggi ho aggiunto un altro pezzo al mio concetto di distanza. In tre giorni ho percorso più di cinque volte l'Italia, è come se ormai la distanza tra due punti fosse estremamente relativa. Mi spiego.
Penso a quando facevo il cammino di Santiago e lì la distanza era misurata dalla stanchezza delle tue gambe, dall'ostello che ti accoglieva,  dalle persone salutate al mattino e che magari reincontravi alla sera. E ogni tappa erano i tuoi 20km circa guadagnati e sudati; quella era la tua distanza quotidiana. Adesso la distanza non è comunque quella artificiale del volo aereo, ma è una distanza misurata stazione dopo stazione, guardando la gente entrare e uscire dallo scompartimento così come dalla tua vita, con l'orologio della stazione che rimane ostinatamente sull'orario di Mosca mentre invece il tuo bioritmo va avanti e segue inevitabilmente il fuso orario. E ogni volta noi ci adeguiamo, ci adattiamo; perché è questo che ci ha sempre distinto dalle altre specie. L'ha detto Darwin: sopravvive la specie più predisposta al cambiamento, che sia fare 5000 km. in tre giorni o 20 in uno. Adattamento, questa è la parola magica a cui mi ha condotto questo pensiero sulla distanza. 


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