mercoledì 27 marzo 2024

Pasqua 2024 - FRANCIGENA DEL SUD, da SANTA MARIA DI LEUCA a LECCE


Quest’anno la Pasqua è… alta o bassa? Non l’ho mai capito… e quindi è la stagione giusta x andare in Puglia a fare un cammino che meditavo da tempo e che non si può assolutamente fare d’estate. Si tratta dell’ultimo pezzo della via Francigena del sud, da Lecce a Santa Maria di Leuca, anche se noi la facciamo al contrario, per questioni logistiche cioè di trasporti che sul tacco d’Italia non sono proprio agevoli.

A questo punto occorre assolutamente fare una parentesi di storia. La cornice è quella delle vie di pellegrinaggio medievali che portavano i credenti nei luoghi sacri della cristianita’: Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. La via Francigena nasce con Sigerico, vescovo di Canterbury, che nel 990 percorre la strada che l’avrebbe portato a Roma e ne scrive un diario, lasciando quindi traccia dell’itinerario. Alcuni pellegrini avevano però anche il desiderio di proseguire verso Gerusalemme; quindi si dirigevano verso la Puglia dove si imbarcavano per la Palestina, generalmente nel porto di Brindisi. Da qui la Francigena del sud, anche se poi è proseguita fino alla Finis Terrae pugliese, cioè Santa Maria di Leuca.

Quest’anno a Pasqua sono quindi tornata ad essere una pellegrina, dopo l’ultimo Santiago di qualche anno fa. In passato avevo fatto dei pezzi della Francigena, in terra Toscana. La ciurma è quella di Pasqua dell’anno scorso, sulla via degli Dei; Damiano non ha voluto/potuto unirsi a noi e quindi siamo io, Carlotta e Federica.

Raggiungere la Puglia è quasi un viaggio della speranza. La prima tappa è il treno notturno che parte da Milano Centrale alle 21.15 e arriverà a Lecce domattina alle 10. Oggi è il 27 marzo e il nostro cammino quindi partirà giovedì 28.

Devo dire però che l’esperienza di dormire in treno mi piace assai. È anche questo un modo abbastanza dolce di arrivare il loco, senza fretta e percorrendo, con ritmi più pacati rispetto all’alta velocità o addirittura al volo, i km che ci separano da casa. E poi mi ricorda il mio viaggio in Transiberiana. Il treno è un mezzo di locomozione che mi si addice quando sono in vacanza. L’esperienza con Trenitalia non è stata male: cuccette nuove, colazione servita in cuccetta, treno puntuale. E poi c’è la figura dell’accudiente, che è la persona che si occupa del viaggiatore. Nella cuccetta del viaggio di andata c’è un ragazzo che scende a Bari, per nulla molesto.

Un’altra mia compagna di viaggio di quest’anno è una borraccia che si chiama Air Up. Tu la riempi d’acqua e aggiungi, attorno al boccaglio, una cosa che si chiama drop che è aromatizzato e che contiene sostanze naturali. Grazie all’olfatto retro nasale si gusta l’acqua del sapore prescelto anche se alla fine bevi solo acqua!


1 giorno - 28 marzo - Gagliano Leuca- Santa Maria di Leuca- Gagliano a Leuca- Tricase, circa 20 km

Giusto perché poco sopra avevo scritto che Trenitalia è puntuale… arriviamo a Lecce con 47 minuti di ritardo. Sempre meglio di un Frecciarossa che ieri sera da Centrale partiva x Torino con 240 minuti di ritardo… anyway, non lo sappiamo ma l’avventura di oggi deve ancora iniziare.

La nostra organizzazione prevedeva un bus in partenza da Lecce che ci avrebbe portate a Santa Maria di Leuca, nostro punto di partenza. Invece scopriamo che quel bus esiste solo d’estate. La prima ipotesi è un taxi, ma dopo la proposta di 100€… anche no. Allora torniamo alla nostra Trenitalia che qui in Puglia ha le vesti di FSE (Ferrrovie Sud Est). L’unica possibilità è un treno che ci porta a Gagliano Leuca in più di due ore. Ferma a tutte le stazioni, non tanto per far salire/scendere i pochi passeggeri ma per aspettare il treno che arriva dall’altra direzione. Insomma, un altro treno della speranza…


Arrivate a Gagliano Leuca, ci aspettano circa 7km di cammino per arrivare al nostro km. zero, da cui poi dovremmo… iniziare il nostro cammino e tornare indietro fino a Tricase! E così facciamo. Seguiamo l’itinerario e incrociamo gli unici camminatori di oggi: un gruppo di svizzeri ticinesi che oggi ha fatto Tricase-Leuca ma poi col bussino (che trasporta anche i loro bagagli) si fanno portare a Gallipoli.

Tutta questa parte di tragitto attraversa i campi soprattutto di ulivi, alcuni curati molto bene o appena arati, il cui terreno spicca per il colore rosso. Un’altra caratteristica di questi territori sono i muretti a secco che separano i terreni. Con le stesse pietre ci fanno delle costruzioni, che ricordano i nuraghi sardi, probabilmente a mo’ di capanno. Alcuni invece sono stati ristrutturati e integrati in una abitazione moderna.

Oggi tutta la tappa è stata accompagnata da un sole caldo e un venticello piacevole.



Arriviamo quindi a Santa Maria di Leuca, anche se non andiamo al paese ma al faro. Qui si trova anche il km. 0, come quello di Finisterre a Santiago. Sosta breve e dobbiamo già ripartire. Ci aspetta un lungo cammino ed è già pomeriggio inoltrato. Arriviamo all’altezza di Corsano e ci mancano circa 7 km per arrivare a Tricase. Dovendo attraversare solo dei paesi e avvicinandosi la notte, decidiamo di fare l’autostop. Dopo un po’ ci carica una signora carinissima che ci porta davanti al b&b, mentre il sole cala e il tramonto si colora di un rosso e un giallo incredibili.

Tricase è un paesino con un centro storico molto carino e pittoresco. C’è una bella piazza quadrata e su un lato c’è in ristorante dove stasera ho avuto una delle esperienze gastronomicamente più mistiche di sempre. La locanda del levante è un ristorante ricavato da una stalla. Assolutamente da provare.


Secondo giorno - 29 marzo- Tricase- Vignacastrisi- Cocumola, 22 km.

Usciamo da questo simpatico paese e prendiamo un sentiero che ci avvicina alla costa. Per buona parte infatti il sentiero segue il mare, anche se non sempre la vista sul mare è possibile. Ogni tanto si incrociano delle torri saracene, messe a guardia di Otranto - sembra- non tanto dai pericoli della costa ma delle incursioni da terra.


Ad un certo punto però arriviamo sopra un promontorio con una vista che spazia su tutta la costa. A sinistra vediamo l’abitato di Castro. Mentre ci godiamo il paesaggio su una bella panchina messa all’uopo (fortunatamente qui non è ancora arrivata la moda delle big bench perché questo sarebbe il posto ideale…), arriva una scolaresca delle scuole superiori accompagnata da alcuni insegnanti. Che bello vedere dei ragazzi e delle ragazze che scoprono il loro territorio camminando! L’anno prossimo il loro obiettivo è Santiago! Oggi abbiamo incrociato altri due o tre piccoli gruppi di camminatori, ma veramente poche persone.


Quella di oggi è una tappa bellissima. Passiamo da campi di ulivi, alberi di eucalipti, orti perfettamente curati delimitati dai tipici muretti a secco, un sacco di fiori di ogni tipo e colore e profumi…camminiamo per lo più su strada sterrata, non ci sono suoni della civiltà e i sensi sono impegnati solo ad ascoltare la natura.


All’altezza di Marittima facciamo la pausa pranzo. Siamo circa a metà tappa, fa caldo ma c’è un po’ di venticello, fortunatamente. A fine giornata saremo tutte un po’ ustionate e io finalmente inizio la stagione del polpaccio a strisce.

Il paese successivo è Vignacastrisi, che in teoria sarebbe il fine tappa ma noi abbiamo deciso di proseguire fino a Cocumola per accorciare la tappa di domani. Arriviamo abbastanza provate e quindi concediamo sulla piazza della chiesa un meritato riposo ai nostri piedi. Affrontiamo gli ultimi km che ci separano al nostro albergo a Cocumola. All’arrivo il receptionist non sembra tanto in bolla e chiama subito il boss x capire cosa deve fare con noi…

Per cenare andiamo al paese vicino. Un altro km e mezzo come minimo, giusto x concludere la giornata. Arrivati in paese troviamo la processione. È venerdì santo. Portano una statua (non sappiamo bene se di Gesù o qualcun altro) e c’è anche la banda. I lati della strada sono illuminati con le lanterne. I rituali della semana santa qui sono ancora molto sentiti. 

Terzo giorno- 30 marzo - Cocumola- Otranto, km. 20

All’uscita da Cocumola troviamo uno della Polizia Locale che ci chiede se va tutto bene. Ci vede andare dalla parte opposta… ma noi la facciamo al contrario, quindi tutto a posto. La notte in albergo è stata un po’ movimentata. Verso mezzanotte sentiamo a pianoterra cantare a squarciagola, tipo karaoke. La mattina dopo scopriamo che un gruppo di amici usa trovarsi al ristorante dell’albergo e, per concludere la serata, si diverte appunto con  il Karaoke… 

Tappa a mio parere bellissima. Uscite dal paese ci inoltriamo nella campagna. Il sentiero oggi prevede l’attraversamento di un solo paese, Uggiano La Chiesa, pochi km dopo la partenza. Nella piazza del centro prendiamo un caffè, poi cerchiamo una panetteria dove recuperiamo il pranzo (alla cifra di 3,50€!) La tappa di oggi prevede un lungo avvicinamento al mare, avvicinamento che però attraversa un paesaggio e una natura veramente unici: qualche vigneto, poi i soliti uliveti, costeggia alcune masserie bellissime con campi infiniti. Il verde è di vari colori, a seconda della coltivazione, e spicca sul rosso della terra. Il mare sappiamo che è lì dietro ma non lo vediamo. Ci incrociamo anche con un pallone bianco che scopriamo essere un radar dell’aeronautica militare.


Le uniche persone che troviamo sul sentiero sono raccoglitori di asparagi selvatici. Evidentemente è una tradizione da queste parti. Peraltro crescono solo in mezzo ai rovi ma nessuno ha un guanto di protezione. Inoltre siamo le uniche persone in maglietta, tutti sono vestiti come se fosse ancora inverno. Oggi il sole è veramente caldo, ci salva come sempre il vento.

Ad un certo punto qualche dolore e la stanchezza inizia a farsi sentire, quindi ci fermiamo a lato di una strada sterrata, in un campo dove avevamo appena visto un gregge di pecore. Abbiamo trovato lungo la strada infatti delle aziende agricole che fanno formaggi.

Dopo la pausa pranzo il sentiero taglia la provinciale e scende decisamente; raggiungiamo così una ex cava di bauxite. È fatta da una sorta di calanchi rosso intenso e un laghetto dalle acqua limpide; qui troviamo qualche turista perché sembra essere l’attrazione della zona. 



Proseguiamo sul sentiero anche se ci costringe ad una deviazione su strada per evitare un tratto pericoloso.


Finalmente raggiungiamo il mare, prima all’altezza di Capo d’Otranto, dove c’è il resto di una torre, e poi giù fino alla Marina di Otranto. Anche oggi siamo arrivate.


Ma il premio finale di questa bella tappa è decisamente l’albergo che abbiamo scelto ad Otranto, una dimora storica in centro, un trattamento di cui stasera abbiamo decisamente bisogno.

Anche il dopocena ci riserva delle sorprese, in particolare un posto molto pittoresco dove facciamo l’aperitivo: L’Ortale, ristoro (sa)lentissimo, che si definisce percorso emotivo e sensoriale. Il barista è veramente originale. Fa provare a Carlotta una serie di gin e acque toniche solo x fare un solo gin tonic e a me prepara uno spritz molto particolare. Usciamo entrambe mezze ubriache… andiamo a cena in una trattoria consigliata dal barista e in effetti ci va bene, anche perché è dietro l’angolo. Posto tranquillo e familiare, orecchiette alle cime di rapa superbe.

Quarto giorno - 31 marzo-  Otranto- Palmariggi- Martano, km. 12

Prima di lasciare Otranto, facciamo colazione davanti al mare. Oggi è una bella giornata qui al mare, ma poi avanti prevarrà un po’ di foschia e soprattutto vento molto forte.


Il paesaggio oggi è completamente diverso. In un primo tratto scompare la terra rossa ed emerge qua e là roccia calcarea. Appena fuori Otranto sono infatti presenti molti ipogei o grotte che si vedono a occhio nudo dal sentiero. Percorriamo un territorio molto più selvaggio e aspro. Gli unici segni di presenza umana sono alcuni vigneti ma soprattutto uliveti, alcuni di piantumazione molto recente. Moltissima inoltre la varietà di fiori spontanei presenti nei prati.


Arriviamo al primo paese, Giurdignano, dove facciamo la sosta caffè. Lasciata questa ridente località, inizia un percorso che attraversa il Giardino Megalitico d’Italia, caratterizzato dalla presenza di dolmen e menhir, dall’origine non chiara ma sicuramente riutilizzati in epoca medievale per riti cristiani.



Arrivati a Palmariggi Carlotta decide che il dolore alla tibia, che ormai si trascina praticamente dal primo giorno, ha bisogno di essere attenzionato seriamente; sentiti tutti gli specialisti possibili l’unica risposta è il riposo. Quindi chiamiamo il gestore del b&b di stasera e ci facciamo venire a prendere. La tappa di oggi finisce qui. Accompagniamo Carlotta alla stazione di Lecce dove stasera prenderà il treno x Milano  e noi torniamo a Martano, dove avevamo già previsto di dormire. Qui ci aspetta una sorpresa perché il b&b è in realtà una dimora storica bellissima. Gli spazi comuni devono ancora essere sistemati ma potrebbero diventare molto accoglienti. La camera è praticamente un appartamento con i soffitti bassi ad arco. Bellissimo! Mi sembra di capire che quello di adibire delle case antiche in dimore storiche x turisti abbia preso piede qui.

Il gestore, dopo tre anni passati al nord a lavorare in fabbrica, ha deciso di tornare qui e di occuparsi di questo posto. Mi sembra una scelta saggia! Mosso a pietà per il fatto che non abbiamo fatto il pranzo di Pasqua, ci porta gli avanzi della festa dei suoi genitori che ieri hanno fatto 50 anni di matrimonio.

Martano è un paese molto carino, con un bel centro storico. Inizialmente avevamo prenotato la nostra cena di Pasqua in un ristorante che però poi scopriamo essere a un km e mezzo da dove siamo e in periferia. Quindi rinunciamo; dobbiamo riposare per la tappa impegnativa di domani. Dunque optiamo per una osteria a 5 minuti di distanza che ci offre comunque un’ottima cena che sembra uscita dalla cucina della nonna.


Quinto giorno- 1 aprile- Martano- Lecce, 32 km.

Oggi è la giornata più impegnativa di tutte: ci separano 32 km da Lecce, quindi partiamo presto. Approfittiamo della colazione in una pasticceria, offerta dal nostro albergo, e poi ci facciamo consigliare e andiamo in un negozio di alimentari, aperto oggi Pasquetta, gestito da due signori carinissimi che ci preparano con amore e dedizione due fantastici panini. Si parte. I primi 13 km sono tutti senza vedere l’ombra di un paese. Costeggiamo una serie di masserie, alcune che sembrano serbare dei trattamenti very luxury, altre abbandonate. Qui gli ulivi imperversano e ricoprono tutto il territorio. Ogni tanto si incrociano anche degli oleifici. Numerosissimi gli edifici in pietra in mezzo agli uliveti. Ogni tanto troviamo qualche lecceta a farci da ombra ma per tratti brevi; il resto è tutto sotto il sole.



Finalmente arriviamo a Vernole, che ha una piazza con un certo movimento. Facciamo una sosta in un bar dove veniamo intercettate da uno che ha fatto il cammino di Santiago e ci chiede informazioni su cosa stiamo facendo. Ormai abbiamo capito che questo cammino è poco frequentato e anche i pugliesi sono un po’ confusi sul quando farlo: non farlo adesso perché non ci sono servizi ma non farlo d’estate perché fa troppo caldo… mah…alcune persone che incrociamo pensano che noi stiamo facendo il cammino del Salento, che va da Lecce a Santa Maria di Leuca e ha due varianti, del Mare o dei Borghi. Probabilmente alcune parti coincidono.

Lasciamo Vernole e ci dirigiamo verso Acaya, paese molto turistico perché ha uno dei castelli meglio conservati del Salento. In effetti il castello e le sue mura racchiudono una bella piazza. Apprezzabile.


I 10 km che dividono Acaya da Lecce sono una vera sofferenza. Il caldo si sente, nonostante il vento soffi molto forte, e la strada è tutta su asfalto… sobh… peraltro dobbiamo passare da un paese veramente bruttino che è Merine e poi tutta la periferia di Lecce.


Dopo 7 ore e 8 minuti e poco più di 32 km arriviamo in piazza Sant’Oronzo, patrono di Lecce. Il centro di Lecce è ovviamente molto affollato. Ci concediamo una coppa di gelato e poi ci avviciniamo alla stazione, attraversando questo bellissimo centro storico.


Alcune cose che mi sono dimenticata per strada…

Martano, il paese che ci è tanto piaciuto, è il paese dell’aloe, ma la storia è assai curiosa. C’è un imprenditore che ha aperto una azienda x sfruttare l’aloe e che darà lavoro a circa una decina di personee ha deciso che avrebbe finanziato la piantumazione di aloe nelle aiuole del paese. Non solo. Ha fatto di tutto perché l’amministrazione comunale sancisse che Martano sarebbe diventata la città dell’aloe e così è stato. Adesso all’ingresso si trova appunto questa scritta e queste piante sono disseminate ovunque. 

Tra il mercoledì delle ceneri e il mezzogiorno di Pasqua viene esposta nei paesi una strega, che a me bustocca ricorda tanto la giobia, che qui si chiama caremma (o quaremma) e che è la moglie di carnevale. Quando muore il Carnevale, il mercoledì delle ceneri appunto, lei viene esposta e poi deve essere bruciata o ribaltata per terra entro mezzogiorno del giorno di Pasqua. Ne abbiamo incontrate alcune nei paesi dove ancora c’è questa usanza.

Cartello pubblico letto in una piazza in cui si chiede di fare un ospedale del Salento, per evitare quelli che vengono chiamati (dal cartello) i “viaggi del speranza al nord”. In effetti conosco molti i cui parenti del sud sono venuti a farsi curare negli ospedali del nord.

Questa è la fantastica cuccetta di Trenitalia dell’Intercity notturno Lecce Milano.


Conclusioni 

La prima conclusione è che non si può pensare di affrontare questo cammino senza usare la app della via Francigena e controllare ad ogni bivio quale direzione prendere. Se anche l’avessimo percorsa nel senso giusto (da nord a sud) i segni presenti (cartelli o frecce gialle) non sarebbero stati sufficienti a portare a termine il percorso senza perdersi n volte.

La seconda è che viaggiare ecologicamente, quindi cercando di usare il più possibile solo mezzi pubblici, è veramente complicato, soprattutto in regioni come la Puglia. Però il viaggio di notte Milano Lecce è stata una bella scoperta.

Ho scoperto che esistono le Dimore storiche, che mi ricordano i Parador in Spagna che però sono veri hotel come dimensioni e molto eleganti. Ma l’idea mi sembra la stessa, e comunque io le dimore storiche adibite ad alberghi in Italia non ne conoscevo.

Inutile commentare il cibo in Puglia… sopra l’immaginazione in qualsiasi categoria di ristorante ti infili…

Affollamento zero, che può essere un vantaggio o uno svantaggio. Però, in effetti, se lo si percorre da soli, si rischia di camminare in solitudine tutto il giorno.

Stagione scelta perfetta. A volte si rischiava addirittura facesse già troppo caldo… a volte il vento un po’ fastidioso.

Persone incontrate mediamente curiose e interessate, anche se un po’ stranite dallo zaino e dai km…non sono ancora abituati ai pellegrini, ma nel complesso ben disposte. Un po’ difficile invece l’autostop…


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