mercoledì 30 aprile 2025

Trekking sull’Etna - 30 aprile/4 maggio 2025

30 aprile - trasferimento Padania - Sicilia

Ed eccoci di nuovo, con l’arrivo della primavera, al trekking proposto da me e Nadia per la nostra amata sezione di Varese del Cai.

Non è mai ben chiaro come si arrivi alla decisione di proporre una meta. Io e la mia socia Nadia buttiamo lì un po’ di idee e poi, senza grandi conflitti, giungiamo velocemente ad una proposta.

Il 2025 offre dei ponti molto interessanti. Noi abbiamo scelto quello del 1 maggio e siamo riuscite a ritagliarci 5 giorni, anche perché arrivare in Sicilia, anche in aereo, “ruba”, tra andata e ritorno, due giorni.

Questa volta abbiamo deciso di affidarci alle guide dell’Etna, che ovviamente conoscono bene il territorio e ci possono portare in cima al vulcano, se La Madre lo permette. Giusto ieri ha deciso di risvegliarsi un po’ e stamattina abbiamo rischiato che chiudessero lo spazio aereo sopra Catania. Aereo in ritardo ma è atterrato dove sperato.

Atterrati in Sicilia, dopo una arancina gustata in piedi, ma cmq ottima, nella hall dell’aeroporto, un simpatico pulmino ci preleva, si allontana da Catania e poi inizia prima ad andare verso nord e poi a salire sul versante. Ci inoltriamo decisamente in un bosco che diventa sempre più montano che sembra di essere in una foresta alpina, piuttosto che a un passo dal mare siciliano. Alla fine giungiamo allo Chalet Clan dei Ragazzi, un bell’alberghetto con una serie di casette distribuite nel bosco, dietro l’edificio principale.

Visto che abbiamo tempo, facciamo nel pomeriggio una piccola passeggiata e già ci inoltriamo verso quella che viene chiamata colata lavica del 2002. Sulle mappe dell’Etna i territori vengono identificati con le date delle eruzioni.

La cena stasera è buona e abbondante e i gestori sembrano molto cordiali e soprattutto molto giovani e motivati.

1 maggio

Piano Provenzana/Grotta dei Lamponi/ Passo dei dammusi/Chalet clan dei ragazzi 

Dislivello positivo 400 mt. - Circa 16 km.

Alle 8.30 ci raggiunge allo chalet Gio, la nostra guida. Fin da subito appare come una guida molto appassionata, oltre che molto competente. Si presenta dicendo che non è mai uscito dall’Etna, nel senso che non solo non è mai uscito dall’isola e non ha mai preso un volo, ma non hai mai neanche visto il resto della Sicilia! Oltre a fare la guida fa anche il fotografo e nel corso della giornata ci farà vedere delle immagini spettacolari del vulcano e ovviamente delle sue eruzioni.


La giornata di oggi è stata una esperienza eccezionale non solo per l’Etna ma per la sua conduzione della gita.

Innanzitutto oggi ho focalizzato che noi siamo sul versante nord e che fare la gita sul versante sud sarebbe stato completamente diverso. Il sud è il versante molto più turistico e affollato perché c’è il rifugio Sapienza e soprattutto la funivia. Al nord invece non ci sono impianti di risalita. Ci recupera un pullmino che sembra uscito da una caserma militare, non solo per il colore ma x le dimensioni gigantesche. Mi dicono abbia 7000 non so cosa di cilindrata, va dappertutto e viene fatto solo su ordinazione. Il mezzo ci porta fino a Piano Provenzana (1800 mslm) da dove partono le escursioni, la maggior parte di queste sempre col mezzo meccanico. Qui sotto siamo alla partenza con la nostra guida Gio. Tira un vento forte e freddo.


Noi ovviamente, recuperato il casco che ci servirà dopo, proseguiamo a piedi e risaliamo la colata lavica. Questa è la zona della colata lavica del 2002 che ha sommerso un albergo (si vede un tetto che fuoriesce) e kmquadrati di foresta. Nel corso dei secoli l’Etna ha sommerso paesi, città (Catania mai completamente), vigneti, coltivazioni, impianti di risalita. Non ha risparmiato nessuno. Solo una volta, qualche anno fa, sono riusciti a deviare una colata che stava raggiungendo Zafferana Etnea grazie ad una carica esplosiva.

Innanzitutto il territorio dell’Etna sono 12mila km quadrati, ha 4 crateri sommitali e 270 crateri laterali, che si trovano quindi lungo il pendio, deviazioni dal canale principale che è quello che porta il magma ai crateri sommitali. Alcuni risalgono anche a secoli fa e quindi sono ormai riempiti dalla foresta, altri sono più recenti e quindi sono lava solidificata (anche se dire così è ridondante perché il magma è quello ancora sottoterra, quando esce diventa lava e con l’aria diventa solida, appunto). Nel corso della giornata attraversiamo non solo la colata del 2002 ma anche quella del 2023, quella del 1879 e quella del 1600 e qualcosa, che durò 10 anni, la più lunga registrata.


Nel frattempo il cratere che vediamo dalla nostra posizione continua a fumare. Nel cielo non c’è una nuvola. Vediamo senza problemi, anche se non è limpido, la Calabria e alcune delle isole Eolie. Dopo un po’ vediamo lo Stromboli, da vulcano a vulcano. Intanto il nostro percorso prosegue su e giù per le colate laviche, colate che però sono inframezzate dalla vegetazione che, in molti punti, diventa straordinaria: faggete, pinete, ginestre giganti, qualche betulla. Unica accortezza che dobbiamo avere è non calpestare o toccare la processionaria. Purtroppo qui c’è una invasione e, con vena polemica, Gio dice che le guardie forestali (6-7 mila) non bastano per sanare i boschi…


Dopo la pausa pranzo il sentiero ci porta alla grotta dei Lamponi, una grotta di scorrimento lavico, al cui interno sono evidenti i segni sulle pareti lasciati dalla lava che scorreva.


Qui ci serve un caschetto e una guida e noi siamo attrezzati!


Usciti dalla grotta, che presenta anche due buchi sul “soffitto” con apertura verso il cielo azzurrissimo, riprendiamo il sentiero che ci conduce, in un paio d’ore, al nostro rifugio. Nel frattempo il cratere continua a fumare, e verso sera fuma di più…




2 maggio
Altipiano dell’Argimusco - bosco di Malabotta - Gola di Alcantara
Dislivello positivo 250 mt - negativo 700 mt - km. 11
Oggi ci allontaniamo dall’Etna anche se ce l’avremo sempre davanti. La destinazione odierna  è i monti Nebrodi da cui si ha una vista del vulcano e di alcune delle più importanti colate degli ultimi anni. Evidenti sono infatti le strisce nere in mezzo alla vegetazione verde. Una volta raggiunti i Nebrodi col pullmino, la prima meta sono i megaliti dell’Argimusco, delle conformazioni rocciose che hanno una origine antica anche se non ben chiara. Notevole da qui la visuale verso il mare, la costa e le isole Eolie. 


Dopo una esplorazione di questo sito e un incontro con una simpatica capra che continua a seguirci, torniamo al pullmino che ci porta all’ingresso del bosco di Malabotta e in particolare del sentiero dei patriarchi. 


Ci inoltriamo in questo fantastico bosco di querce, alcune di queste sembrano uscite da una fiaba che a volte sembra incantata, a volte mi ricorda la foresta dei suicidi di Dante. Sembra che qui abbiano girato anche qualche scena di Harry Potter. 


Oggi siamo a quota più bassa, circa 1200 mt., quindi la vegetazione offre molte più fioriture, un sacco di fiori gialli di vario tipo (ginestra, ranuncolo, margherite), ciclamini, peonie, ecc.
Usciti dal bosco, ci recupera il pullmino che ci porta all’ultima tappa di oggi, le gole dell’Alcantara. Qui scendiamo una scalinata per giungere al fiume Alcantara che ha creato delle gole che purtroppo non si possono risalire; forse in estate, quando la corrente non è forte come oggi. Innanzitutto c’è rischio caduta massi e poi abbiamo giusto il tempo di rinfrescarci i piedi. Dobbiamo correre a Linguaglossa a recuperare gli arancini e le cipolline che abbiamo ordinato per l’aperitivo di stasera.
L’aperitivo voleva anche essere il momento in cui avremmo salutato la nostra guida Gio, ma forse l’abbiamo convinto ad accompagnarci anche domani.
Giornata immersiva nella natura. Gli occhi si cono riempiti di colori e il naso di odori. L’Etna non ci ha mai lasciato. Da lontano continuava col suo fumo a ricordarci che lei (l’Etna è donna, madre, idda) è sempre là…

3 maggio
Creste sommitali (3300 mt), dislivello positivo 500 mt.
Oggi è il grande giorno. Se il vulcano ce lo concederà, saliremo fino in cima.
Ci recupera il solito pullman gigantesco, costruito apposta x poter salire fino a certe quote su strade sterrate impossibili. A Piano Provenzano (quota 1800 mt) espletiamo le faccende burocratiche x salire, compreso recuperare il caschetto. Risaliamo quindi sul mezzo corazzato e raggiungiamo quota 2800. Oggi come guida abbiamo sempre Gio ma siamo aggregati ad un gruppo di tedeschi accompagnati da Biagio, il grande capo della agenzia che ci ha organizzato questi giorni per noi e che porta da sempre (prima di lui il padre) la gente sull’Etna. Sarà sua l’ultima parola rispetto a salire o no.
Biagio ha deciso di fare con noi un giro che non fa mai, cioè fare un percorso con uno sviluppo molto più lungo ma che ci permette di salire sul cratere nord-est e di scendere dall’altra parte, chiudendo un anello molto bello.


Salendo incontriamo moltissima neve, anche se in parte è coperta dalla terra nera. Dopo circa tre ore di salita arriviamo su questo enorme cratere da cui esce molto fumo, che però non ci impedisce di vedere la profondità e la maestosità del cratere nord-est.



Fino al 1911 sull’Etna c’era solo un cratere. Poi sono iniziate delle eruzioni  e nel tempo intercorso tra il 1911 e il 1971 i crateri sono diventati 4. Anche adesso Gio dice che il paesaggio cambia continuamente e così l’altezza del vulcano (a seconda del cratere che in quel momento è più alto perché del materiale eruttivo l’ha alzato) o il cratere che in quel momento diventa la vetta più alta. La guida stessa ogni anno vede e quindi porta gente su un vulcano che ogni volta è diverso. Ora si capisce come mai ad esempio Gio sia così legato a questa montagna e continui a salirci: perché ogni volta è un posto diverso.

Biagio ci concede di stare sul cratere il tempo necessario a fare foto, sentire qualche botto proveniente dal basso, respirare un po’ di zolfo e altri gas (il radon, ecc.) e ridiscendere dall’altro versante, guardando però da lontano (al momento non sono accessibili) gli altri crateri: la voragine, bocca nuova e cratere di sud-est.



Sul versante da cui scendiamo c’è molta neve coperta da polvere nera. Una volta scesi, possiamo mangiare abbastanza tranquillamente, anche se sull’Etna non si può mai stare tranquilli. Troviamo però il tempo di brindare con un fantastico liquore al pistacchio portato dal nostro Gio.


Prima del bus il sole ha un alone che fa uno strano effetto. Provo a fare una foto.


Raggiunto il mega-bus torniamo a Piano Provenzana dove salutiamo Gio e Biagio, i nostri eroi del giorno, e riprendiamo il bus per tornare allo Chalet. Il tempo di cambiare le scarpe e un’altra avventura ci aspetta: la degustazione in cantina dei vini dell’Etna.
La cantina si chiama Generazione Alessandro ed è una generazione di viticoltori che proviene dalla zona di Palermo e ha deciso di coltivare le viti anche nella zona dell’Etna dove, grazie al vulcano, il terreno è fertilissimo. Peraltro il disciplinare vieta di innaffiare le piante, come a Pantelleria. Qui il terreno coltivato non è estesissimo e le viti sono piantumate dal 2015, quindi molto recentemente. 
Ci accoglie Alessia, una ragazza padovana che sta studiando per diventare sommelier. Ci spiega il metodo di coltivazione di questo vitigno e poi ci introduce nella casa dove si trovava la vecchia pressa, ancora visibile. Una volta questo era un rudere (si vede nella foto qui sotto), adesso ci sono due bellissime sale dove hanno allestito i tavoli su cui noi assaggiamo i loro vini (un bianco, un rosato e un rosso), accompagnati da una caponata eccezionale e delle bruschette con un semplice ma buonissimo olio. Per quello che ci capisco io, i vini sono ottimi, a me non piace il rosso (de gustibus… ma non vado pazza x i rossi).


Dopo avere ordinato il vino, raggiungiamo l’ultimissima tappa di oggi: la pasticceria Barone di Linguaglossa dove molti comprano una quantità industriale di pasta di mandorle da portare a casa.
Ma il viaggio di ritorno ci riserva una parentesi di antropologia siciliana eccezionale! Il nostro autista è il proprietario della azienda di trasporti che possiede tutti i mezzi che abbiamo usato in questi giorni.
Inizia con il classico discorso che lui è il capo ma chi comanda è la moglie. Il racconto di come hanno dato il nome al secondo figlio è eccezionale: doveva chiamarsi Charlie (il primo si chiama Christian). Poi hanno preso un cane e allora quel nome l’hanno dato al cane. Quindi il nome del figlio l’hanno fatto scegliere al primogenito. Un pezzo da cabaret è poi il racconto di come sono arrivati in casa tutti gli  altri cani!
Tutto questo mentre un tramonto colora il cielo di giallo e chiude questa incredibile giornata. Per quanto fugace, arrivare in cima a questo monte che da sempre regola la vita di tutte le popolazioni che vi abitano attorno è stata una emozione difficile da descrivere, perché è stata unica, proprio in senso letterale. Se ci andrò un’altra volta, sarà diverso perché quel posto probabilmente non esisterà più, non sarà più come l’ho visitato oggi.

4 maggio
Giorno del ritorno. Oggi sembra che tutto il mondo sia a Catania. C’è una gara ciclistica, per cui molte strade sono chiuse, c’è una manifestazione aerea e questo pomeriggio ci saranno le frecce tricolore e anche la Amerigo Vespucci a Catania.
Ma noi stazioniamo in aeroporto in attesa di partire, non sappiamo bene a che ora perché chiudono lo spazio aereo per le frecce…
Aggiornamento. Dalle 17 alle 18 lo spazio aereo è chiuso e quindi l’aereo parte in ritardo. Mentre salgo sull’aereo vedo lo stormo delle frecce che passa sopra l’aeroporto e lontano vedo ancora i colori del tricolore che si stanno dissolvendo. Poi passano di nuovo in formazione e le vedo dal finestrino dell’aereo.
Scusate la retorica ma prima ho letto un articolo sulla manifestazione di oggi scritta su un giornale siciliano che sembrava uscito dall’Istituto Luce del ventennio…”dipingerà nel cielo l’orgoglio nazionale, esempio concreto dell’efficienza e della reattività della Difesa Aerea italiana, legame profondo tra il cielo e la comunità”, un attimino roboante…
Qui sotto il fantastico gruppo di persone che ha dato vita a questi incredibili giorni siciliani!

Bibliografia: “la montagna di fuoco- Etna: la madre” di Leonardo Caffo, ed. Ponte alle grazie







1 commento:

  1. Ti sento entusiasta e ne capisco le ragioni guardando le foto e leggendo le descrizioni. Quanto vorrei esserci!

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